la storia

Un anno fa il Covid arrivava nel sud Milano, il nostro racconto

Dopo il paziente 1 a Codogno, due giorni dopo si segnalava un caso legato a Cesano Boscone. Nulla sarebbe stato come prima.

Un anno fa il Covid arrivava nel sud Milano, il nostro racconto
Pubblicato:
Aggiornato:

Un anno fa il Covid arrivava nel sud Milano, il nostro racconto.

Un anno fa il Covid arrivava nel sud Milano, il nostro racconto

Era esattamente un anno fa. Il tempo sembra volato in questi ultimi dodici mesi e, al tempo stesso, pare di essere in questa situazione da una vita. Un anno sospeso, un anno di dolore. Un anno di paura e di speranze, di fatica e di voglia di ripartire. Non è facile essere lucidi nel racconto di questi ultimi 365 giorni (o 366, era bisestile il 2020), sarà anche perchè "ci siamo ancora pienamente dentro". Ma è necessario ricordare e mai dimenticare quello che è accaduto.

Un passo indietro...

Era febbraio, si cominciava a sentir parlare di coronavirus, ma nessuno di noi vedeva questo come una minaccia: era lontana, in Cina, dove già negli anni precedenti si erano sviluppate epidemie, ma ci avevano "toccato" solo marginalmente. Ma siamo nel 2020, la gente si sposta e con essa anche i loro "ospiti indesiderati" come i virus o batteri. La Cina, già. Ricordo benissimo quel poco di preoccupazione (minima) per i due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani. "Vabbè, avevano girato con la mascherina", si diceva, non sarà un problema "nostro".

E poi ricordo, in un periodo storico di "sovranismi", "nazionalismi" (ma soprattutto di difficoltà per molti italiani, in cui una becera politica ha spinto troppo facilmente a dover puntare il dito contro qualcuno o qualcosa, trovando terreno fertile), le prime manifestazioni di odio nei confronti dei cinesi che, non a caso, chiudevano anticipatamente le loro attività in Italia ben prima di tutti noi. Un po' per stanchezza nei confronti di questo ambiente di odio creatosi intorno a loro, ma soprattutto perchè dalla loro patria arrivavano notizie ben precise: chiudere, tutto. Subito.

Fortunatamente non si facevano attendere anche manifestazione di solidarietà, per arginare l'ondata di odio e razzismo nei confronti della popolazione cinese residente in Italia. Numerosi gesti che poi sarebbero stati strumentalizzati da altri, ma questa è un'altra storia... Del resto, da subito si è sentito parlare di "infodemia", e non è che in realtà la situazione sia migliorata molto oggi.

Attenzione, in questo racconto non siamo ancora arrivati al fatidico 21 febbraio! Tutti i link proposti nelle righe precedenti (evidenziati in arancione e consultabili cliccandoci sopra) sono legati agli ultimi giorni di gennaio e i primissimi di febbraio. Gli spunti per notizie erano molti, ma pochi di noi avevano realmente paura che questo virus invadesse le nostre case.

Il giorno 1: il paziente 1 a Codogno

Me lo ricordo benissimo. Quella sera era un giovedì, giocava la mia amata Olimpia in Eurolega e io ero ad assistere alla partita al Forum di Assago (10mila persone in un palazzetto, l'ultimo mio "evento di massa"). A cavallo tra il primo e secondo tempo si illumina la chat di lavoro, quella che squilla di sera solo quando c'è qualcosa di grosso. La conferma del primo caso. Ci siamo. Chiedo di pubblicare perchè io ero chiaramente impossibilitato. Torno a casa e provo a capirci qualcosa di più. Ma poco si sa, e una domanda su tutte risuona nella mia mente: "Dove diavolo è Codogno?". Nei giorni a venire si segue la vicenda, l'aumento dei contagi in Lombardia e Veneto. Aggiornavamo lo stesso articolo ai tempi. Non sapevamo ancora che uno tsunami si stava abbattendo su tutti noi.

Ai tempi era "Notizia" anche la seconda vittima italiana di coronavirus (non lo si chiamava ancora Covid). Farebbe sorridere, se non si parlasse di povere vite spezzate, come ora accettiamo quasi placidamente 300-400 vittime al giorno. Iniziano subito le conferenze stampa, le dirette via social e lo streaming per le comunicazioni da parte degli Enti. Un rituale che abbiamo poi vissuto per mesi: la diretta di Regione Lombardia, quasi sempre con l'allora assessore Gallera, e il Bollettino della Protezione Civile da Roma con Borrelli. Due volti che hanno fatto parte della nostra quotidianità per diverso tempo.

Le informazioni di allora, un anno fa. Ovviamente ora sappiamo che la mascherina va indossata sempre.

Cominciano ad arrivare indicazioni su come proteggersi dal contagio. Siamo al 22 febbraio quando ne parliamo la prima volta sul giornale. Impressiona, rileggendo quelle parole, quanto a distanza di pochi giorni verrà detto tutto e poi il contrario di tutto.

Il giorno 1 per il sud Milano: un caso a Cesano Boscone

Non ha tardato ad allargarsi il contagio. Siamo a sabato 22 febbraio, neanche 48 ore da quando è stato scoperto il primo caso a Codogno (che nel frattempo avevamo capito dove si collocava geograficamente). "Da Codogno - la battuta circolava in quei giorni - pare essere passato il mondo". E' così per il primo caso della nostra zona, ben presto accompagnato da due casi a Milano. La zona rossa, barriera "viruale" di protezione e di contenimento del virus (ma di fatto l'unica vera zona rossa a cui abbiamo assistito nel nostro Paese), aveva ceduto ancor prima di entrare in azione. Ricordo la sensazione di timore generale con cui ero andato a prendere alcune pizze da asporto quel sabato sera. Stavano leggendo il nostro articolo in pizzeria, si parlava solo di quello. L'aria, chiaramente solo in apparenza, sembrava pestilenziale e carica di virus.

Subito vengono chiuse le scuole in tutta la Lombardia e, ahinoi, ancora ad un anno di distanza si fatica a tenerle aperte. Con esse vengono chiusi o ridotti gli orari di diverse attività commerciali. E' il week end che ricorderemo sempre per gli scaffali vuoti nei supermercati, l'amuchina venduta a peso d'oro e per... le penne lisce che nessuno comprava (permettete un briciolo di ironia in un anno troppo caratterizzato dal dolore).

Siamo arrivati solo a domenica 23 febbraio 2020, e già abbiamo riempito tante pagine di questa storia, solo le prime purtroppo. Questa è la prima puntata del nostro racconto di un anno di pandemia, visto dagli occhi del nostro sud Milano. A presto.

Andrea Demarchi

Ps. Davvero incredibile rileggere alcuni articoli di 12 mesi fa. Provateci, sembrano vecchi di 12 anni...

Seguici sui nostri canali