Coronavirus, cresce l'allarme: negozi svuotati e ressa per le scorte

Mentre la fobia da quarantena dilaga, arrivano i primi aggiornamenti sul caso di Cesano Boscone.

Coronavirus, cresce l'allarme: negozi svuotati e ressa per le scorte
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Coronavirus, cresce l'allarme: negozi svuotati e ressa per le scorte.

Coronavirus, cresce l'allarme: negozi svuotati e ressa per le scorte

MILANO – I sindaci del Sud Milano hanno deciso di uniformarsi subito alle disposizioni regionali per il contenimento del contagio da coronavirus.

La vicenda del "Caso di Cesano"

Da una parte, si aspettano gli esiti dei test effettuati sui colleghi di lavoro del 40enne trovato positivo ieri sera a Torino. L’uomo lavora in un’azienda che produce nastri trasportatori a Cesano. Ma dal Comune sono arrivate le rassicurazioni: tutti i dipendenti della ditta e i contatti sono sotto osservazione continua. Niente panico, quindi.

Supermercati presi d'assalto

Ma l’allarme dilaga, anche in modo immotivato. Da ieri sera i supermercati della zona sono presi letteralmente d’assalto dai clienti che vogliono fare scorte per eventuali (ma assolutamente non programmate) quarantene, come sta avvenendo nella zona rossa del lodigiano. Scaffali svuotati di pasta, barattoli, alimenti a lunga conservazione, farina e sale.

Casalpusterlengo, zona Rossa, unico supermercato aperto

"Una situazione surreale"

Una situazione surreale per le commesse, come hanno raccontato, che non hanno mai vissuto prima d’ora. Esauriti, in tutte le scorte, anche i detergenti per le mani a base di alcol. I clienti, in coda al supermercato e con i carrelli pieni, hanno svuotato i dispenser ormai da ieri mattina. La fobia di rimanere chiusi in casa colpisce in modo trasversale: giovani, anziani, persone di ogni età che si sono precipitati al supermercato per riempire carrelli e dispense.

Gli specialisti rassicurano

Gli specialisti richiamano alla prudenza: “Si tratta di una situazione seria ma non c’è bisogno di creare o andare in panico. Negli ultimi giorni ci sono stati decine di decessi per influenza normale, rispetto alle tre per coronavirus, tutte in persone con situazioni già precarie”. “Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale – ha commentato Maria Rita Gismondo, direttore responsabile di Microbiologia cliniga, Virologia e Diagnostica Bioemergene dell’Ospedale Sacco di Milano –. Non è così, basta guardare i numeri. Questa follia farà molto male, soprattutto dal punto di vista economico. Non è una pandemia”.

FG




 

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