Editoriale | Natale con i tuoi, Pasqua pensa agli affari tuoi
Sinceramente… Da comuni cittadini, vi sentite in zona rossa?
Editoriale | Natale con i tuoi, Pasqua pensa agli affari tuoi.
Editoriale | Natale con i tuoi, Pasqua pensa agli affari tuoi
Era quasi un anno fa esatto. Vi scrivevo il mio editoriale pasquale, che di pasquale, in realtà, aveva ben poco. Avevo usato allora la metafora delle montagne russe, a quell’istante esatto in cui il vagone che ci ha portato in cima pare fermarsi, pronto alla discesa ma, per pochi istanti, quasi immobile, almeno in apparenza. Spiace dirlo, ma siamo all’ennesimo “punto fermo” di una giostra che ha francamente stancato e sfinito tutti. Odio autocitarmi, ma riporto solo un breve passaggio (clicca qui sei vuoi leggerlo integralmente):
“Il futuro" dopo la pandemia
"Cosa ci aspetta? Avrò ancora un lavoro? Avrò da mangiare? Davvero gli aiuti promessi arriveranno? Come sarà la ripartenza? Quando sarà la ripartenza? Andremo al mare? Ma riuscirò a sposarmi? Quando rivedrò i miei cari potrò abbracciarli? Ma sto virus muore col caldo? Ritornerà in autunno? Avremo il vaccino? Quanti morti dovremo piangere? Come porterò a casa il pane quotidiano? Che futuro per i miei figli? Mille e più pensieri in qualche frazione di secondo. Poi c’è solo la “discesa”, oggi più che mai oscura.”
Domande ancora senza risposta
In teoria, dopo un anno e più di pandemia, molte domande avrebbero dovuto trovare risposta. Ne conto forse un paio, tra quelle sopra citate, a cui ora forse non serve neanche più pensare. Tutto il resto è ancora lì, immobile, come tutti noi su quella carrozza delle montagne russe. Anzi, pare anche sia andata via la corrente, e quindi come si fermerà la giostra?
Siamo da quasi un mese in zona rossa.
Davvero? Avete questa sensazione? Se siete dei poveri negozianti (solo di piccoli negozi), ristoratori, teatranti, studenti, insegnanti, cantanti, attori, parrucchieri, estetisti, operatori del turismo e della cultura (mi perdonino le categorie dimenticate) forse ve ne siete accorti. Ma, sinceramente… Da comuni cittadini, vi sentite in zona rossa?
Hanno pitturato l’Italia, rendendola a tinte sempre più scure. E non sto dicendo che non andasse fatto, sia chiaro. Potremmo, per l’ennesima volta, parlare di come sia stato fatto e con quale tempestività, ma non voglio discutere di questo oggi. Mi sto invece chiedendo perché dichiarare solennemente le “zone rosse” quando, per scelta, l’impressione è che sia stato deciso di non farle rispettare (qui un esempio, su molti, recente). Nella sostanza, avrebbero potuto dire: “Fate quel che vi pare. Restano chiuse scuole, bar, ristoranti, musei, etc. Per il resto assembratevi come meglio credete”. Il tutto mentre in questi giorni viviamo il paradosso in cui molti connazionali sono in partenza o già partiti per le vacanze all’estero. Ma qui in Italia alcuni non potranno neanche recarsi nella loro (seconda) casa.
Mi sento preso in giro, questa volta ancor più delle altre volte.
Guardo semplicemente attorno a me. La classica frase che rimbomba da più parti è la seguente: “Ma si, tanto non ci sono i controlli”. Bene, quindi la gente non resta nel proprio Comune (e sappiamo benissimo che non sono le Forze dell’Ordine che han deciso di non controllare, a loro va solo il nostro ringraziamento. Sono talmente tante le deroghe che è anche difficile poter controllare in maniera adeguata). Alcuni aprono la porta sul retro e mandano avanti clandestinamente la propria attività. Altri scambiano la passeggiata per un bivaccare dieci ore al giorno insieme ad altri bivaccatori, magari appiccicati con le mascherine al mento, come da copione. Qualche sindaco, poveraccio, ci prova anche, ma molti sono chiusi in un religioso silenzio (quale religione sia mi è ignoto).
“Ma chi me lo fa fare?”
Ci sono poi quelli che rispettano le regole, e assistono, tra lo scoraggiato e l’iracondo, a questo triste spettacolo. E una vocina nella loro mente si fa sempre più insistente: “Ma chi me lo fa fare?”
“Andrà tutto bene… Ce la faremo”, tante belle parole di cui abbiamo abusato lo scorso anno. Ora l’imperativo è “mi faccio gli affari miei”, nell’egoismo più assoluto. Quale augurio vi posso fare per questa Pasqua? Lasciamo stare la rinascita ad una nuova vita, migliore. Mi accontenterò di vedere abbandonare l’Io per guardare al bene ti tutti Noi.
Ah, e comunque... Buona Pasqua
Andrea Demarchi