la protesta si allarga

Ristoratori e baristi aperti: in 20 aderiscono all'iniziativa Ioapro1501 a Trezzano

Nessuno scontro, nessuna manifestazione violenta: tutto si svolgerà solo per lanciare un messaggio forte.

Ristoratori e baristi aperti: in 20 aderiscono all'iniziativa Ioapro1501 a Trezzano
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Ristoratori e baristi aperti: in 20 aderiscono all'iniziativa Ioapro1501 a Trezzano.

Ristoratori e baristi aperti: in 20 aderiscono all'iniziativa Ioapro1501 a Trezzano

TREZZANO SUL NAVIGLIO – Saranno almeno venti i baristi e ristoratori che aderiranno, domani, all’iniziativa “Ioapro1501”, “uniti per una protesta pacifica”, scrivono sul volantino.

Solo per lanciare un messaggio

Nessuno scontro, nessuna manifestazione violenta: tutto si svolgerà solo per lanciare un messaggio forte. E se ci sarà la multa, “la prenderemo. Non contesteremo il lavoro delle forze dell’ordine, se ci saranno sanzioni le prenderemo senza protestare. Perché il significato di questo evento è forte, importante”. Parla uno dei ristoratori di Trezzano, organizzatore della manifestazione che insieme ad altri colleghi domani rimarrà aperto con il servizio interno al locale, contrariamente a quanto disposto dal dpcm.

Le parole di un ristoratore trezzanese

Una disobbedienza “pacifica – ribadisce –, abbiamo bisogno di far vedere alle persone che i ristoranti e i bar, se organizzati e rispettosi delle norme di distanziamento e protezione, sono luoghi sicuri. Viene rabbia a vedere tanta gente sui mezzi, fuori dai negozi e dentro, per i saldi magari, mentre nei ristoranti, con capienza ridotta e uso delle protezioni, non si può entrare. Un’ingiustizia che stiamo pagando tutti, dagli imprenditori ai lavoratori, fino agli impiegati nella filiera alimentare. Perché chiudere un locale non significa solo mettere in ginocchio chi lo possiede, camerieri, baristi e chef, ma anche il produttore degli alimenti, delle bevande, del vino. Tutta la filiera è compromessa”.

"Nuove regole per la ristorazione"

Vogliono lanciare un messaggio importante rimanendo aperti e costruire, insieme, “una sorta di nuovo dpcm ancora più stringente, fatto da chi vive questo mestiere, da chi capisce le esigenze, anche dei clienti – prosegue il ristoratore di Trezzano –. Vogliamo sottoscrivere una specie di documento con un severo e rigoroso regolamento: pranzo e cena a turni, con meno tempo di permanenza nel locale, tampone all’ingresso, capienza massima al 50%, uso della mascherina fino al tavolo, igiene garantita, tavoli distanziati e protetti. Con queste accortezze, che molti di noi hanno già avviato, anche con importante dispendio economico, non si può dire che i ristoranti e i bar siano pericolosi”.

“Qui non sarà ad oltranza l'apertura"

Il ristoratore di Trezzano si è confrontato anche con colleghi di altre zone d’Italia, condividendo lo spirito dell’iniziativa, anche se “qui non sarà a oltranza: vogliamo solo lanciare un messaggio, far capire soprattutto alle persone che i locali sono posti sicuri. Bisogna consentirci di ripartire, lentamente, con cautela, ma bisogna farlo. Io ho attinto a prestiti e risorse mie pur di dare qualcosa ai miei lavoratori. Quando arriva uno dei ragazzi a dirmi come faccio a pagare affitto e rate della macchina, cosa posso dirgli? Abbiamo messo sul piatto ogni risorsa possibile, ma continuare così è impossibile”.

Non siamo negazionisti

I ristoratori non sono negazionisti, anzi: “Capiamo benissimo l’emergenza e se ci fossero condizioni gravi come quelle registrate nella prima ondata saremmo i primi a chiudere – racconta il ristoratore con decenni di esperienza –. Ma aprire solo a certe categorie fa male e penalizza troppi lavoratori. Aprire in sicurezza si può”.

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