Medicinali contraffatti, il Blitz dei Nas e tutti dettagli VIDEO
Due i filoni dell’operazione dei Nas di Milano che ha portato a cinque custodie cautelari in carcere e sei arresti domiciliari.
Medicinali contraffatti, il Blitz dei Nas e tutti dettagli.
Medicinali contraffatti, il Blitz dei Nas e tutti dettagli
Gli inquirenti hanno parlato di un “quadro inquietante, di assoluta gravità”, non solo per il danno patrimoniale alle aziende coinvolte in modo inconsapevole, ma soprattutto al Sistema Sanitario Nazionale a cui mancavano importanti farmaci destinati agli ospedali. Le medicine, infatti, venivano intercettate all’interno della filiera di approvigionamento dei nosocomi, modificati, alterando le fustelle (le etichette di riconoscimento) e rivendendoli al privato, quindi con un guadagno importante.
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I due filoni dell'operazione
Due i filoni dell’operazione dei Nas di Milano che ha portato a cinque custodie cautelari in carcere e sei arresti domiciliari. Due bande che si sono rese responsabili, a vario titolo, di furto, falsificazione e ricettazione di farmaci. Andiamo con ordine.
Gli accusati
Nella rete dei Nas ci sono finiti Simona Rebuffoni, 45 anni, di Milano, dipendente della Federfarmaco Distribuzione e Servizi in Farmacia; Giancarlo Pintossi, di Polaveno, Brescia, 61 anni; Alessandro Romizi, di San Giuliano Milanese, dipendente della Xpo Supply Chain Pharma Italy, 52 anni; Matteo Scricciolo, milanese, 48 anni, responsabile acquisti della Unico La Farmacia dei Farmacisti con sede a Lainate; R. L., di Roma, responsabile acquisti e marketing della Cofarmit Farmacisti; Raffaele Rastelli di Piacenza e residente a Lugagnano Val d’Arda; Sigismondo Mancuso, di Catanzaro, addetto alle vendite della Farmalvarion; Gianluca Benati, di Reggio Emilia, dipendente della Unico, e Ciro e Mario Cozzolino, padre e figlio della Farmacia Cozzolino di Ercolano (Napoli).
I furti di farmaci
Si diceva di due filoni di indagini. Il primo riguarda gli imputati Pintossi, Rebuffoni, Rastelli, Romizi e L. Rebuffoni, con la complicità del magazziniere Romizi, organizzava furti di farmaci all’interno della sede di Carpiano della Federfarmaco, producendo falsa documentazione contabile al fine di far uscire i farmaci dai magazzini senza dare nell’occhio. Pintossi riceveva poi le partite di farmaci e li registrava con fatture false alla farmacia di Lugagnano Val D’Arda di Rastelli, facendole però figurare con una falsa cessione alla Cooperativa di Brescia dove L. lavorava. Un meccanismo che, di fatto, sottraeva farmaci ai magazzini per poi rivenderli con falsi documenti.
Gli intrecci
Il nome di Piantossi viene fuori dalle carte delle indagini su Giampaolo Giammassimo della Farmacia Caiazzo di Milano: telefonate e incontri che coinvolgevano anche Giuseppe Strangio, ex direttore delle Poste di Siderno e accusato di riciclaggio di denaro delle cosche della ‘ndrangheta (Strangio era anche socio del gruppo Caiazzo). I tre, Strangio, Pintossi e Giammassimo, si incontravano di frequente proprio alla farmacia Caiazzo o all’aeroporto di Linate. Pintossi, che aveva debiti con Strangio, aveva chiesto a Giammassimo una partita di prodotti per la medicina estetica (come acido ialuronico) di cui il responsabile della Caiazzo aveva grande disponibilità.
All’interno del disegno criminale ognuno aveva ritagliato un ruolo specifico
I medicinali uscivano dalla Federfarmaco accompagnati da documenti fasulli, in direzione Kaliskin, l’azienda di Roncadelle (Brescia) di Pintossi che, in più, non era neanche autorizzata al commercio all’ingrosso dei farmaci. Una nuova fattura falsa destinava poi i farmaci alla Farmacia Sozzi di Lugagnano Val D’Arda, a Piacenza, la cui attività all’ingrosso era gestita da Rastelli. Poi, L. si occupava di distribuire i medicinali alle farmacie del territorio. “Poi ci mettiamo a posto, ti porto le cartoline”, parlavano in codice i ladri, dove per cartoline intendevano i soldi. In pratica, Pintossi riceveva le medicine e li fatturava con documenti falsi, ma era lui stesso a consegnarli (a bordo della sua Jaguar) per destinarli, dopo vari passaggi e fatture fasulle, ad altre farmacie.
Medicinali contraffatti: il secondo filone
Il secondo filone dell’indagine si basa sulla sinergia criminale che ruota intorno a tre aziende: la Farmalvarion bolognese (con magazzino a Gorgonzola), la Farmacia Cozzolino di Ercolano e Unico La Farmacia dei Farmacisti con sede a Lainate. Le indagini partono nel 2017 e un anno dopo un’azienda di Milano sospetta una contraffazione che porta all’intervento dei Nas di Milano con il sequestro di oltre 3mila confezioni di farmaci: avevano il bollino, la fustella identificativa, di uno strano colore. È il primo campanello d’allarme che fa scattare controlli mirati. Seguono altri sequestri e il gruppo inizia a insospettirsi ma continua con il progetto criminale che consisteva nel truffare aziende farmaceutiche e il SSN.
Come funzionava?
Semplice: padre e figlio Cozzolino, titolari di importanti farmacie anche a Firenze, insieme a Mancuso e Benassi (l’attività si divideva tra Gorgonzola ed Ercolano) intervettavano i farmaci che dovevano andare a rifornire gli ospedali, cambiavano le fustelle (togliendo, in pratica, il bollino con l’H che identificava la destinazione ospedaliera e mettendo quella per la vendita pubblica) e li trasformavano per rivenderli, a prezzi maggiorati rispetto all’acquisto, alla società Unico di Lainate che poi li rivendeva alle farmacie.
Carcere e arresti domiciliari
Scricciolo e Benati, responsabili acquisti della Unico, compravano dai Cozzolino farmaci e dispositivi medici. Un giro che riguardava centinaia di migliaia di confezioni con profitti stimati per milioni di euro. “Un sistema criminale pericoloso – sottolineano gli inquirenti – in grado di produrre un malfunzionamento del Servizio Sanitario Nazionale, con farmaci che servono per la cura dei cittadini sottratti alla loro destinazione”. I Nas sono riusciti a beccarli e il giudice delle indagini preliminari Manuela Cannavale ha predisposto per Pintossi, Mancuso, Benassi e padre e figlio Cozzolino la custodia cautelare in carcere, mentre per gli altri gli arresti domiciliari.
Francesca Grillo
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