Il primo impatto della terza squadra di Milano con la Lega Pro: l’intervista a Capitano e Mister dell’Alcione
Abbiamo intervistato il capitano Mario Piccinocchi e il mister Giovanni Cusatis per farci entrare nel mondo arancione
Ci hanno raccontato il primo impatto della "terza squadra di Milano" con la Lega Pro: ecco l’intervista al Capitano e al Mister dell’Alcione. (credit ph. pagina Facebook Alcione Calcio e photoagency.al)
Il primo impatto dell'Alcione con la Lega Pro: l'intervista
MILANO - La terza squadra di Milano, l’Alcione, ha iniziato in salita il suo percorso tra i professionisti. Esattamente come potevamo immaginarci. La Lega Pro è una categoria difficile, arcigna, con squadre dai nomi altisonanti e dalle storie leggendarie. Nel girone A, quello in cui gli Orange cercano di farsi largo, ci sono società che hanno lottato per anni in Serie A: Padova, Vicenza, Albinoleffe, Pro Vercelli e Novara per citarne alcune. L’obiettivo però è alla portata: la salvezza. Mantenere la categoria sarebbe leggendario ancor di più che essersela guadagnata. Abbiamo intervistato il capitano Mario Piccinocchi e il mister Giovanni Cusatis per farci entrare nel mondo arancione.
Alcione tra i professionisti. Se ci rifletti un attimo cosa ti viene in mente?
Piccinocchi: Sono orgoglioso e sento un senso di gratitudine. Siamo stati bravi a centrare l’obiettivo della società, giocando come volevamo. Mi sento fortunato, siamo capitati nel posto giusto e nel momento giusto perché abbiamo trovato una società che avesse questo tipo di ambizione. Ovviamente noi giocatori ci abbiamo creduto e in questi tre anni di lavoro abbiamo reso concreto questo obiettivo. È incredibile pensare che l’Alcione sia tra i professionisti, ma vogliamo continuare a scrivere la storia. Abbiamo un libro bianco da riempire con nuovi risultati e nuovi traguardi.
L’inizio di stagione come è andato?
Piccinocchi: Devo dire in linea con le aspettative. Sapevamo di trovare squadre con un maggior impatto fisico, con qualità nei singoli maggiore rispetto ai dilettanti. Penso che ci siamo comportati nel migliore dei modi, ma ci manca ancora tanto per raccogliere punti con più frequenza e costanza.
La società vuole portare l’arancione più in alto possibile. Secondo te qual è la parola chiave per riuscirci?
Piccinocchi: Penso che la parola chiave sia il senso di appartenenza e l’identità. Avere dei giocatori che si riconoscono in un’idea, in uno stemma, in una società è molto importante. È forse un modo retrò, romantico di vedere il calcio, ma da capitano vorrei che tutto questo continuasse e si tramandasse nel tempo.
Obiettivo nel breve termine?
Piccinocchi: Direi che da qui alla decima giornata è quello di raccogliere più punti rispetto a quanto fatto finora. Così anche da conquistare più rispetto anche dagli occhi degli avversari.
Fatti una promessa. A giugno vedremo se l’avrai rispettata.
Piccinocchi: Io prometto che continueremo a scrivere la storia di questa società. E ovviamente passa anche dall’obiettivo stagionale che è quello di mantenere la categoria. Per quel che mi riguarda, io uscirò dal campo sempre a testa alta e darò tutto quello che ho per questi colori.
Se si ferma un attimo a pensare che il suo Alcione è tra i professionisti…
Cusatis: Se mi fermo mi viene in mente tutto il percorso. Io sono qui da quattro anni ed è migliorato tutto: crescita della società, crescita delle strutture, la determinazione, la voglia dei due presidenti che ci permettono di lavorare al meglio. Arrivare tra i professionisti era un grande obiettivo.
Quali sono le difficoltà maggiori nel cambio di categoria?
Cusatis: La qualità dei giocatori che si incontrano e l'organizzazione delle squadre. Gli interpreti fanno la differenza, cambia davvero tanto dalla Serie D ai professionisti. È una situazione nuova e dobbiamo essere bravi a riconoscere i momenti e sapere quando soffrire, quando stringere i denti, quando battagliare, ma sono convinto che con equilibrio alla lunga potremo raggiungere il nostro obiettivo che è quello di mantenere la categoria.
Quali sono i suoi punti di riferimento come allenatori di livello nazionale e internazionale e cosa le piace di loro?
Cusatis: L’importante è far rendere al massimo le proprie risorse. Il sistema di gioco determina ma deve essere funzionale ai giocatori per poterne esaltare le qualità di ognuno. Da ogni allenatore si può prendere spunto, ognuno ha una peculiarità.
Domanda più ironica, ma dovesse scegliere. Preferirebbe vincere 1-0 su autogol o pareggiare 4-4 dopo un match straordinario?
Cusatis: Preferisco vincere. Il risultato è importante e poi a me non piace prendere tanti gol. Però, sono convinto che i risultati arrivino con le prestazioni, ma quando si riesce a vincere giocando male o giocando sporco in questa categoria fa comodo, ma alla lunga bisogna avere un’identità precisa e non ti può sempre girare bene. Bisogna essere cinici, è vero, basta un episodio per cambiare l’inerzia della partita, però noi vogliamo avere uno stile e un’identità.
Fabio Fagnani