I narcos del Tessera: ecco come agiva la banda dei fratelli Ciannella

Intimidazioni e pattugliamenti, poi la paura con i primi arresti: "Se mi succede qualcosa - dice Ciannella alla moglie - porta avanti la famiglia".

I narcos del Tessera: ecco come agiva la banda dei fratelli Ciannella
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I narcos del Tessera: ecco come agiva la banda dei fratelli Ciannella.

I narcos del Tessera: ecco come agiva la banda dei fratelli Ciannella

CESANO BOSCONE – “Per 1.400 euro al mese, io stacco la spina la prossima volta, basta. Mi ha tirato due pugni forti”, dice (intercettato) Angelo Bux alla compagna. “Quello – aggiunge – è un delinquente”. “Perché, tu cosa sei?” risponde la fidanzata prima di chiedergli di passare da casa sua per lasciarle “un regalino”, cioè un pallina di cocaina. Quella che Bux, 38 anni, idraulico dipendente della Metropolitana Milanese, trasportava, stoccava nel suo box in via Vespucci al civico 23 e nel suo appartamento di via Gramsci. Bux si sfoga con la compagna ripercorrendo un episodio successo poco prima, quando Stefano Ciannella non riesce a rintracciarlo, va a casa sua perché Bux non gli risponde al telefono e inizia a colpire la porta per svegliarlo. Appena l’idraulico gira la chiave, Ciannella fa irruzione in casa. “Ti dovrei tirare due coltellate, non sai con chi cazzo hai a che fare, due coltellate ti dovrei tirare”, ricorda Bux. “Non gli ho aperto – ammette –, mi ha fatto paura”.

Gli arrestati

La paura che doveva regnare in quartiere, al Tessera, il quadrilatero dei palazzoni popolari dove i fratelli Ciannella erano i padroni dello spaccio, capaci di muovere anche 7 chili di cocaina al mese. Tutti in arresto: Daniele Ciannella, 43 anni nato a Milano, il fratello Stefano Ciannella, 38 anni anche lui di Milano, Angelo Bux, 38 anni di San Severo, Carmine Urciuoli, 54 anni, nato a Milano, impiegato Atm, Mario Sanfilippo, 49 anni nato ad Abbiategrasso ma residente a Trezzano sul Naviglio, Giuseppe Prudente, 62 anni nato a Cerignola, Saverio Sergi, 59 anni, di Platì e Massimiliano Azzali, 52 anni di Milano. I fratelli Ciannella, Bux e Urciuoli sono finiti in carcere. Sanfilippo e Prudente agli arresti domiciliari, considerando, per gli inquirenti, la loro “posizione intermedia nella catena di distribuzione della droga”. Sergi e Azzali hanno l’obbligo di dimora e di firma: è stata accertata la connessione al gruppo ma non è stato possibile determinare la qualità e la quantità della droga acquistata.

Intercettazioni, pedinamenti in un territorio difficile

L’operazione, condotta dagli agenti della Sezione Antidroga della Squadra Mobile di Milano, coordinata dal capo della Dda Alessandra Dolci e dal pm Silvia Bonardi, è iniziata con l’arresto di un piccolo spacciatore a Milano: durante la perquisizione a casa del pusher, hanno trovato un foglietto, un pizzino, con il nome di Daniele Ciannella e il suo indirizzo. Un’indagine intensa, fatta di intercettazioni, pedinamenti, in un territorio chiuso come il Tessera, perché costantemente presidiato dalle macchine dei fratelli Ciannella che durante il giorno giravano nel quartiere per controllare la presenza delle forze dell’ordine o bloccare sul nascere ogni tentativo esterno di inserirsi nella piazza di spaccio. “Ma mio cugino, l’hai più visto?”, chiede un amico dei fratelli. “Sparito. So che ha sbagliato a parlare, ad alzare la cresta”, gli rispondono, commentando il tentativo dell’uomo di mettersi in proprio nello spaccio.

I ruoli della banda

La piazza era loro e solo loro e il traffico organizzato con ruoli specifici: la droga veniva stoccata da Urciuoli e Bux che aveva anche la funzione di fattorino e tutto fare, oltre a confezionare le dosi. Daniele era promotore e direttore dell’organizzazione, affidava i compiti ai singoli, decideva le strategie, pianificava le operazioni. Reperiva inoltre lo stupefacente e manteneva i contratti con fornitori e clienti. Stefano, fratello più piccolo, è lo stretto collaboratore, vicino a Daniele ma un passo indietro. Pattugliava il quartiere, recuperava i crediti e dava direttive a Bux per le consegne.

Il curriculum criminale

Nomi per lo più già conosciuti, già nelle carte delle indagini. Daniele è stato coinvolto in un’indagine della Squadra Mobile nel 2015 che ha ricostruito un’associazione italo albanese dedita al traffico di droga dal quartiere Comasina al Tessera. La sua carriera criminale inizia nel 1996 per furto. È finito in carcere nel 2004, poi nel 2012 e nel 2017, sempre per droga. Stefano inizia con reati minori, oltraggio a pubblico ufficiale. Nel 2016 viene arrestato con 600 grammi di cocaina, un chilo di marijuana e armi. Fino a poco tempo fa erano proprietari di un bar a Cesano, formalmente intestato alla madre. Erano loro, i due fratelli, al vertice dell’associazione a delinquere finalizzata alla gestione della piazza di spaccio del Tessera, reato che ora viene loro contestato.

Frasi in codice e nickname

L’organizzazione era attenta a ogni dettaglio. Conversazioni brevi, con frasi criptiche o in codice (“ha portato i documenti”, per dire che il cliente aveva consegnato i soldi), squilli per dire a Bux che serviva qualcosa, frasi in dialetto calabrese, app con cui scambiarsi messaggi che poi venivano subito cancellati, nickname: Lupo, Ciccio Pasticcio, Abate, Benito, Piontek, Pitbull, Funcia. Tutto rodato, messo a punto con un sistema calibrato, attento alle variazioni, in allerta sugli imprevisti.

I luoghi degli affari

Precisi anche i luoghi degli stoccaggi della roba e i luoghi di scambi. Per gli inquirenti, tre erano i bar dove organizzavano gli appuntamenti. Il Cafè de Marie per “incontri di alto rango, ritiro dei soldi, appuntamenti con trafficanti di altre città. Il bar Malibù per incontri tra il gruppo e il Piccolo Lord a Corsico – quello che era il locale di Commisso, ndr – per trattative ordinarie e incontri con piccoli criminali”.

Gli errori

Ma anche nelle organizzazioni più attente capita di trascurare i dettagli. E così, quando Bux non trova il suo telefono, si fa uno squillo con quello di servizio delle MM, consentendo agli inquirenti di associare il numero. L’idraulico parla spesso al telefono con la compagna. Troppo. Tanto che quando esasperato dalle richieste della fidanzata di procurarle l’ennesima dose di cocaina, le risponde che non può, perché la merce è ancora da “spacchettare”, appena arrivata e la deve consegnare. E poi ci sono le dichiarazioni dei redditi: Stefano dichiara 4mila euro l’anno ma è proprietario di un furgone Ducato e un’Audi A3 che intesta al suocero ma che usa lui. L’appartamento in via Ippocastani a Milano viene trasferito in fretta e furia alla compagna, accollandosi il mutuo, ma anche i suoi redditi sono troppo bassi per renderlo credibile. Anche Sanfilippo dichiara poche migliaia di euro, ma risulta proprietario di una casa e tre veicoli. Sperequazioni che hanno acceso un faro sulla reale situazione patrimoniale della banda.

I primi arresti fanno paura

La caduta del gruppo inizia il 3 luglio del 2019, quando Bux viene arrestato con 900 grammi di cocaina, 36 di hashish e uno di marijuana, mentre Urciuoli viene fermato con 4,5 grammi di cocaina, pistola e munizioni. Da quel momento è la paura a prendere il sopravvento sui fratelli. Daniele chiama la moglie, le fa le raccomandazioni: “Se mi dovesse succedere qualcosa, devi andare avanti a lavorare, porta avanti la famiglia”. I fratelli iniziano a recuperare i crediti pendenti, fanno cassa, i tempi si prospettano bui, ma offrono l’assistenza legale agli arrestati, anche perché temono collaborazioni. “Ci dobbiamo salvaguardare – dice Daniele al fratello – con l’associazione ci mettono in carcere, torniamo in galera, quattro ore al mese con la famiglia, due telefonate, ti ricordi, eh”. E alla fine, quando iniziano a sentire il fiato sul collo della polizia, cominciano ad avere paura. Ma cercano di sdrammatizzare, scherzano. “Ci vediamo domani – si salutano i fratelli –, se non ci vediamo in Questura”. Ed è una battuta che sa di presagio.

Francesca Grillo

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