Finisce in carcere il piromane della chiesa

Il giovane, accusato anche del reato di maltrattamenti in famiglia, è finito in carcere a Pavia, in attesa della decisione del giudice di assegnarlo a una comunità.

Finisce in carcere il piromane della chiesa
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Finisce in carcere il piromane della chiesa.

Finisce in carcere il piromane della chiesa

ROZZANO – Si trova in carcere a Pavia il 20enne di Motta Visconti responsabile di aver appiccato fuoco nella chiesa di Sant’Ambrogio.

Aveva colpito due volte a Rozzano e una volta in una chiesa di Milano

Era successo più volte: la prima a giugno, quando il giovane aveva acceso un rogo sull’altare del luogo sacro, rubando poi le offerte. A inizio settembre, un altro tentativo: il ragazzo era entrato in chiesa, ha svuotato una fialetta di alcol vicino all’altare e ha acceso un fiammifero. Per fortuna, nessuno si era fatto male, ma parte del prezioso patrimonio artistico della chiesa era andato perduto, incluse due tavole in legno intarsiato del Settecento. Ci aveva provato anche a Milano, anche lì appiccando fuoco all’altare.

Le minacce al parroco che lo costringono a chiudere la chiesa

Poi, un paio di settimane fa, era tornato a Sant’Ambrogio per minacciare don Roberto Soffientini e promettere di “far diventare Sant’Ambrogio come Notre Dame”, aveva detto. Il sacerdote era stato costretto a chiudere la chiesa, per paura e per proteggere i fedeli, ormai terrorizzati dal piromane.

Le polemiche

Ne era nata una polemica, in quanto “i carabinieri, sempre attenti e sensibili, intervengono sempre e lo bloccano prima che possa fare del male a se stesso, agli altri e alla chiesa – ricordava il prete –, ma poi il pm ha sempre deciso solo per una denuncia a piede libero”. Troppo poco per i fedeli e per il parroco che chiedevano un provvedimento più restrittivo.

Ora è finito in carcere a Pavia

È arrivato ora: il giovane, accusato anche del reato di maltrattamenti in famiglia, è finito in carcere a Pavia, in attesa della decisione del giudice di assegnarlo a una comunità. “Il carcere non è la struttura adatta per accogliere e curare questo ragazzo – commenta don Roberto–. Ci vuole un luogo adatto ai suoi problemi – conclamati, mentali e di droga, ndr –: va aiutato. Esprimo massima vicinanza ai genitori che stanno passando sicuramente un momento terribile e andrò presto a trovarlo”. Intanto, la chiesa ha riaperto le porte.

FG

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