operazione del NIL Milano 

Caporalato nell'azienda cinese che lavora per la Armani Operations: 13 denunciati

Emesse multe per oltre 80mila euro e sanzioni amministrative da 65mila euro

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Il Nucleo Ispettorato del Lavoro dei carabinieri ha controllato le modalità di produzione, confezionamento e commercializzazione dei capi di alta moda in quattro opifici cinesi: tutti sono risultati irregolari ed è stato riscontrato che si lavorava in condizione di totale sfruttamento.

Caporalato nell'azienda cinese che lavora per la Armani Operations: 13 denunciati

MILANO - I carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Milano hanno dato esecuzione a un decreto di amministrazione giudiziaria emesso dal Tribunale di Milano – Sez. Misure  di Prevenzione a carico di una azienda operante nel settore dell’alta moda, la Giorgio Armani Operations, ritenuta incapace di prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo nell’ambito del ciclo produttivo.

Il video dell'ispezione del NIL di Milano

 

Secondo le accuse, non avrebbe messo in atto misure idonee alla verifica delle reali condizioni lavorative e delle capacità tecniche delle aziende appaltatrici, tanto da agevolare (colposamente) il caporalato. La casa di moda ha affidato, attraverso una società creata ad hoc per la progettazione, produzione e industrializzazione delle collezioni di moda e accessori, mediante un contratto di fornitura, l’intera produzione di parte della collezione di borse e accessori 2024 a società terze, con completa esternalizzazione dei processi produttivi.

La massimizzazione dei profitti negli opifici cinesi

L’azienda fornitrice dispone solo nominalmente di adeguata capacità produttiva e può competere sul mercato solo esternalizzando a sua volta le commesse ad opifici cinesi, i quali riescono ad abbattere i costi ricorrendo all’impiego di manodopera irregolare e clandestina, in condizioni di sfruttamento. Questo sistema consente di realizzare una massimizzazione dei profitti inducendo l’opificio cinese, che produce effettivamente i manufatti, ad abbattere i costi da lavoro (contributivi, assicurativi e imposte dirette) facendo ricorso a manovalanza in nero e clandestina, non osservando le norme relative alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro e non rispettando i contratti collettivi nazionali del lavoro di settore riguardo retribuzioni della manodopera, orari di lavoro, pause e ferie.

Gli accertamenti sul posto del Nucleo Ispettorato del Lavoro

Nel caso di specie, il NIL di Milano a partire da dicembre 2023, ha effettuato accertamenti sulle modalità di produzione, confezionamento e commercializzazione dei capi di alta moda procedendo al controllo dei soggetti affidatari delle forniture e dei sub affidatari non autorizzati, costituiti esclusivamente da opifici gestiti da cittadini cinesi nella provincia di Milano e Bergamo.

29 lavoratori: 12 occupati in nero e 9 clandestini

Sono stati controllati quattro opifici tutti risultati irregolari, nei quali sono stati identificati 29 lavoratori di cui 12 occupati in nero e anche 9 clandestini. Negli stabilimenti di produzione effettiva e non autorizzata è stato riscontrato che la lavorazione avveniva in condizione di sfruttamento (pagamento sotto soglia, orario di lavoro non conforme, ambienti di lavoro insalubri), in presenza di gravi violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro (omessa sorveglianza sanitaria, omessa formazione e informazione), ospitando inoltre la manodopera in dormitori realizzati abusivamente e in condizioni igienico sanitarie precarie.

13 denunciati per caporalato

Sono stati denunciati per caporalato quattro titolari di aziende di origine cinese e nove persone non in regola con la permanenza e il soggiorno sul territorio nazionale.

Infine sono state comminate ammende pari a oltre 80mila euro e sanzioni amministrative da 65mila euro. Per quattro aziende è stata disposta la sospensione dell’attività per gravi violazioni in materia di sicurezza e per utilizzo di lavoro nero.

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