Al Liceo Severi un nuovo presidio collettivo degli studenti davanti all'istituto: "Le scuole non sono caserme"
La protesta è stata indetta in contemporanea con il Consiglio d'Istituto straordinario che valuterà le sanzioni disciplinari per gli studenti occupanti
Nuova protesta al liceo Severi di Milano dopo l'occupazione di fine gennaio che ha lasciato dietro di sè danni e un'infinità di polemiche: mentre all'interno del liceo si svolgeva il Consiglio d'Istituto straordinario per valutare le sanzioni disciplinari per gli studenti occupanti che rischiano persino la bocciatura, davanti all'istituto si è tenuto un presidio dove i ragazzi hanno spiegato le loro ragioni dell'occupazione.
Liceo Severi, presidio collettivo degli studenti: "Le scuole non sono caserme"
MILANO - Un presidio per "rompere la bufera mediatica e difendere le pratiche di autogestione", organizzato dal collettivo del liceo Severi-Correnti, si è tenuto ieri pomeriggio, mercoledì 14 febbraio, davanti, alla sede dell'istituto, in via Alberti, che ha riportato danni per circa 70mila euro a seguito alla tre giorni di occupazione a fine gennaio.
All'interno si svolgeva contemporaneamente il Consiglio straordinario
Come riporta Prima Milano, la manifestazione è stata indetta in contemporanea con il Consiglio d'Istituto straordinario che valuterà le sanzioni disciplinari per gli studenti occupanti, che potrebbero arrivare sino alla bocciatura come richiesto dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara.
Alla protesta di oggi hanno partecipato circa una trentina tra studenti, ex studenti e membri di collettivi (tra cui alcuni rappresentanti del collettivo Lunga Marcia, del Centro Occupato Autogestito T28 e del collettivo Piovra ), che hanno esposto due striscioni, uno riportante la scritta "difendiamo le nostre lotte, diffondiamo le nostre pratiche, riprendiamoci i nostri spazi. Occupiamo tutto" e l'altro in sostegno del popolo palestinese "contro ogni guerra e colonialismo, sabotiamo l'invio di armi, organizziamoci. Blocchiamo tutto".
Gli organizzatori del presidio difendono la loro occupazione
"Durante i giorni di occupazione una gran parte degli studenti ha vissuto a pieno la scuola, accettando il nuovo ruolo conferito a questo luogo: quello di spazio di libertà", hanno spiegato gli studenti organizzatori del presidio aggiungendo poi che l'occupazione ha anche avuto l'obiettivo di sostenere il popolo palestinese, perchè "nel nostro istituto nessun dipendente scolastico ha espresso in alcun modo solidarietà o sostegno a questa causa e anzi la preside ha ammonito gli studenti che il 10 ottobre avevano deciso di scioperare le lezioni sfilando in corteo per i corridoi della scuola per esprimere vicinanza alla resistenza palestinese".
Gli studenti hanno poi ricordato "il presidio lanciato negli scorsi giorni dalla preside ai cancelli della scuola per 'manifestare' contro la mancanza del diritto all'istruzione durante le giornate di occupazione" che "ci ha fatto riflettere sulla cecità dell'apparato scolastico italiano che al posto di riflettere sulle istanze portate avanti dagli occupanti ha preferito mettersi in mostra davanti ai giornali".
Gasparri chiede un'interrogazione parlamentare e il ministro vuole bocciare gli occupanti
Gli studenti hanno poi ricordato la richiesta da parte di Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia in Senato di un'interrogazione parlamentare "per la presunta 'devastazione' della nostra scuola da parte degli occupanti" e hanno poi commentato la visita di lunedì scorso all'istituto da parte del ministro Valditara che "si è presentato nel nostro istituto e ha detto che a scuola c'è stata una guerriglia. Il tutto concludendo con la brillante proposta pedagogica di bocciare tutti gli occupanti".
"E' chiaro come la classe dominante sia terrorizzata dalla ribellione giovanile che è la chiara risposta di chi come noi cresce in un mondo che non ha un futuro", ha spiegato un rappresentante del collettivo Lunga Marcia aggiungendo che "sarebbe da chiedersi come mai le occupazioni siano spesso accompagnate da atti vandalici. Le scuole stanno tornando ad essere caserme, abituando i ragazzi alla repressione".