SPECIALE SANREMO

Il Sanremo della Fra

Maneskin al primo posto spodestando il neo melodico Sanremo.

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“Zitti e buoni” Vince l’irriverenza

Il Festival

I tempi sono cambiati e ciò che era prima non è più ora. E per quanto questa frase possa sembrare banale non lo è. In queste cinque serate sono state tante le cose che ci sono più o meno piaciute e tante quelle piaciute meno. Ma anche qui non possiamo dimenticare che esiste un gusto personale fatto dei nostri background e della nostra essenza. Quindi fin qui il “mi piace più quella, meno questa...” tutto normale. Ma quando si premia al Festival di Sanremo, per tradizione, è come sancire il polso del momento. È come una fotografia del paese.. “sorridete flash..”. È come dire noi siamo questi.

I Maneskin

A rappresentare l’Italia all’Eurovision ci va chi vince Sanremo (L'Eurovision Song Contest è un festival musicale internazionale nato nel 1956 a Lugano). Italia, Europa.. e subito non posso non pensare al ruolo dell’Italia nell’Europa anche se stiamo parlando di Sanremo. Non mi dilungo sulla disamina di una Nazione grande che in Europa non ha ancora tirato fuori le unghie per farsi rispettare come dovrebbe. E allora i Maneskin all’Eurocontest assomigliano di più alla gente (noi) che va in Europa e dice ciò che pensa. Beh la canzone dei Maneskin è abbastanza forte ed è il manifesto di chi vuole andare avanti facendo tesoro della propria unicità. Senza mai badare a chi parla (senza sapere cosa dice). Se fossimo capaci di metterlo in pratica non sarebbe male!

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Il verdetto

La vittoria dei Maneskin non è solo la vittoria a Sanremo. È la vittoria dei giovani che più di tutti stanno subendo questo momento storico. Privati di tutto ciò che noi adulti abbiamo vissuto spensierati alla loro età. Una vita messa in pausa. E se hai 43 anni puoi anche sopportare (a fatica) due anni di pausa ma a 18/20/23 vuoi vivere e ogni momento a quell’età può essere un momento perso, un’esperienza non fatta.   Alla ribellione, alla trasgressione, all’irriverenza di quegli anni va questa vittoria perché sia un manifesto scolpito nei cuori e nelle memorie di chi questo tempo lo vive a fatica. Di chi questo tempo non può vivere.

Gli operatori dello spettacolo

Non posso,  per coerenza con la mia coscienza, fare un pezzo su Sanremo e non pensare alla gente in fila alla mensa pubblica di Milano. Non posso non pensare alla gente che non ha più lavoro e non sa come sfamare i propri figli. Sanremo è Sanremo ma forse quest’anno ne avremmo potuto fare a meno. Perché l’indotto di cinque giorni non risolve la situazione degli operatori dello spettacolo. E non di tutti. Qui i miei tanti amici musicisti, cantanti, autori e produttori si divideranno, lo so. E forse non saranno d’accordo con me. Ma è un rischio che corro sapendo quanto questa sofferenza è dilatata su più livelli.. non è solo la musica, non è solo il teatro, non sono solo i giovani, non è solo la scuola, non è solo la pandemia.. è molto di più. Per una volta vorrei trovarmi davanti ad una Italia piena di sovversivi, attenzione sovversivo come qualcuno che mira al rovesciamento dell’ordine costituito. Perché quest’ordine a me non appartiene. Non è quello che ci sta facendo progredire. Questo è l’ordine di chi ha venduto la nostra unicità al miglior offerente, dimenticando che la nostra penisola è una delle perle più preziose di questo mondo.

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Il nostro bel paese

“L'Italia, Paese europeo con una lunga costa sul Mediterraneo, ha lasciato un'impronta profonda sulla cultura e sulla cucina occidentali. La capitale, Roma, ospita il Vaticano, capolavori dell'arte e resti dell'antichità. Tra le altre città spiccano Firenze, con capolavori del Rinascimento quali il David di Michelangelo e la Cupola del Brunelleschi, Venezia, la città dei canali, e Milano, la capitale italiana della moda”. Dopo cinque anni di fatiche, di brani, di nottate a scrivere hanno vinto i Maneskin, hanno vinto i ragazzi. Ha vinto il cuore incazzato e la voglia di riprendersi tutto. Tutto ciò che è nostro. Andate a dirglielo in Europa che noi siamo l’Italia.

Francesca Dell’Osa

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