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Il futuro di San Siro è nelle mani dei club: nessuna proposta alternativa a quelle di Milan e Inter

Chiusa la gara pubblica senza alternative: avanti con il nuovo stadio da 71.500 posti, mentre cresce l’opposizione alla demolizione del Meazza

Il futuro di San Siro è nelle mani dei club: nessuna proposta alternativa a quelle di Milan e Inter
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Il destino dello stadio Meazza si avvia verso una svolta decisiva. Con la chiusura ufficiale del bando pubblico indetto dal Comune di Milano per raccogliere proposte sul futuro dell’area di San Siro, è emerso che nessun soggetto terzo si è fatto avanti con un progetto alternativo a quello già presentato da Milan e Inter. La scadenza, fissata per la mezzanotte di mercoledì 30 aprile, è così passata senza sorprese.

Il futuro di San Siro è nelle mani dei club

MILANO - L’amministrazione comunale potrà avviare una trattativa diretta con le due società calcistiche, che l’11 marzo hanno consegnato un articolato piano di riqualificazione. Il documento, noto come DocFap (Documento di fattibilità delle alternative progettuali), prevede la costruzione di un nuovo stadio da 71.500 posti nella medesima area e, successivamente, la demolizione quasi totale dell’attuale impianto, con l’obiettivo di rifunzionalizzare ciò che resterà del Meazza.

Tutti contro la demolizione

Un progetto di questa portata, tuttavia, non ha mancato di sollevare critiche e resistenze. Il fronte del "no" alla demolizione si è allargato nel tempo, coinvolgendo non solo urbanisti e cittadini, ma anche figure di rilievo internazionale. Tra queste, il regista britannico Ken Loach, che ha preso posizione in difesa dello storico stadio. In una lettera inviata alla ricercatrice Lucia Tozzi, Loach ha espresso quanto sia sconvolgente e inaccettabile che un monumento del calcio rispettato dai tifosi di tutto il mondo, venga abbattuto.

Cosa succede adesso

Intanto, l’iter istituzionale prosegue. La mancanza di proposte concorrenti ha spianato la strada alla prosecuzione dei lavori della Conferenza dei Servizi e del gruppo tecnico del Comune, incaricati di valutare il progetto secondo i criteri previsti dalla normativa nazionale sugli stadi. In caso di esito positivo, si passerà alla fase negoziale tra Palazzo Marino e i due club, per definire i dettagli contrattuali dell’operazione.

Il vincolo architettonico

Un elemento chiave è la proprietà dell’area: l’Agenzia delle Entrate ne ha stimato il valore in 197 milioni di euro. Il Comune punta a completare la cessione entro la fine di luglio. Dietro questa scadenza si nasconde una questione cruciale: se lo stadio resterà pubblico anche dopo l’estate, la Sovrintendenza potrebbe imporre un vincolo architettonico sul secondo anello del Meazza, realizzato nel 1955 e oggi vicino ai 70 anni. Un vincolo che renderebbe molto più complessa la sua demolizione.

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