Ancora proteste al Falcone-Righi, gli studenti rinunciano alle lezioni in classe

Gli studenti: “Non ci sentiamo tranquilli ad andare a scuola, soprattutto in queste condizioni".

Ancora proteste al Falcone-Righi, gli studenti rinunciano alle lezioni in classe
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Ancora proteste al Falcone-Righi, gli studenti rinunciano alle lezioni in classe.

Ancora proteste al Falcone-Righi, gli studenti rinunciano alle lezioni in classe

CORSICO – Ricominciano le proteste al Falcone-Righi, l’istituto eccellente che si è reso protagonista, dieci giorni fa, di manifestazioni con picchetti davanti ai cancelli da parte degli studenti.

La frustrazione degli studenti

“Regole troppo rigide, non possiamo portare nulla in classe, neanche l’acqua o la merenda. Dobbiamo prendere appunti su un foglio in acetato, fare foto e studiare a casa sulle immagini scattate con il telefono”, lamentavano i ragazzi. Ma la frustrazione era scattata soprattutto per i ritardi nella consegna dei pc, che hanno penalizzato in particolare le classi degli indirizzi informatici, e la connessione ai tablet, i dispositivi con cui gli studenti dovrebbero fare lezione in classe.

La dirigente: "Sento il peso della responsabilità"

Se la dirigente Maria Vittoria Amantea era stata disponibile a consentire l’uso di un quaderno e abbandonare l’idea del foglio in acetato, per le altre disposizioni si è detta inflessibile. “Sento il peso della responsabilità per la salute di studenti, personale e famiglie – aveva spiegato la preside –. Noi dirigenti siamo soli, non è facile e non mi diverte essere così rigorosa. Ma è un atteggiamento necessario: la priorità è la salute di tutti”.

Niente tablet. La protesta degli studenti

Durante l’ultimo incontro tra alcuni genitori, studenti e dirigente, i ragazzi avevano scucito una sorta di accordo: o arrivano i pc e si attivano i tablet, “o ricominciamo a scioperare”. Detto fatto: dei dispositivi non c’è ancora traccia, raccontano gli studenti che sono tornati, oggi, a protestare. Questa volta non lo hanno fatto davanti ai cancelli, ma non presentandosi a scuola per le lezioni in presenza, optando quindi per la didattica a distanza, anche nei giorni in cui è prevista la lezione in classe. “Non ci sentiamo tranquilli ad andare a scuola, soprattutto in queste condizioni. I contagi aumentano – dicono i ragazzi –, nonostante le regole rigidissime. Tanto vale, allora, rimodulare le direttive e consentirci un diritto allo studio degno di questo nome”.

Ma la preside parla di una situazione sotto controllo

I casi, su 2mila persone sono meno dello 0,7% e “continueremo a lavorare secondo il nostro orario normale, anche dopo il dpcm del 18 ottobre – specifica –. A breve uscirà una circolare a firma congiunta delle due dirigenze dell’Omnicomprensivo”.

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