Studente picchiato ad Assago: la replica dalla scuola con i "Bulli di sapone"

I giornali sparano a zero sulla scuola di Assago. E sui social scatta la gogna mediatica.

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ASSAGO - (Riceviamo e pubblichiamo) Sbatti il mostro in prima pagina e venderai un sacco di copie, sembra suggerire l’operato dell’autrice dell’articolo Botte a scuola, pubblicato di recente nella cronaca locale (di un quotidiano nazionale, ndr): si prende spunto da una lite tra due ragazzi della scuola media di Assago per ingigantire l’episodio, etichettando gli studenti come bulli e vandali.

Già, esibisci il mostro senza pietà. Poco importa se non hai una chiara visione dell’accaduto, se il pezzo è farcito di errori grossolani (dalla citazione di un fantomatico Consiglio di Circolo, organo non presente alle medie, a qualche imbarazzante refuso, passando per delle menzogne belle e buone); non importa se il mostro che stai crocefiggendo con tanto accanimento è un ragazzo di undici anni con il suo carico di fragilità e domande, un ragazzo di cui non sai nulla e che hai consegnato al massacro mediatico, giusto perché la comunità ha bisogno di capri espiatori.

E la scuola, si sa, è il capro espiatorio per eccellenza in una società dove gli adulti preferiscono nascondere la propria inadeguatezza dietro una tastiera, invece che affrontarla di petto. La giornalista ha scritto che nessun alunno è intervenuto per difendere il ragazzino picchiato dal compagno, mentre si è verificato l’esatto contrario: gli studenti hanno tempestivamente avvisato l’insegnante presente nel corridoio, che ha diviso i contendenti.

L’articolo, quindi, strizza l’occhiolino al lettore facendo intendere che la pena per il “picchiatore” sia stata poco incisiva e che nella scuola di Assago non siano mai state messe in atto iniziative di sensibilizzazione sul tema del bullismo: peccato che l’autrice del pezzo si sia poco informata o abbia omesso parecchie cose!

Forse perché non fa notizia sapere che nell’Istituto Comprensivo Margherita Hack ci sia una docente referente del bullismo; così come non è sensazionale parlare di ragazzi disabili e stranieri integrati dai loro coetanei, o di progetti sulla legalità; inoltre non acchiappa molti “like” scrivere di ragazzi che realizzano compiti autentici dal titolo “bulli di sapone”: infatti viene insegnato loro che la prepotenza può essere dissolta, anzi scoppiata, grazie alla gentilezza e all’esercizio dell’empatia.

È molto più redditizio, per un giornale locale, usare impropriamente l’etichetta “bullo”, senza neanche conoscere l’etimologia del termine to bully, che allude a prepotenze perpetrate nel tempo: nulla a che vedere con un litigio occasionale e improvviso. Violento e ingiustificabile, senza dubbio, ma slegato dall’idea di persecuzione vessatoria.

Si potrebbe obiettare: se qualcuno ha voglia di sputare fango su una scuola che funziona bene, pazienza. Ma il fango è negli occhi di chi guarda, di chi legge, di chi clicca “like” e commenta a sproposito, in preda alla demagogica vigliaccheria del “è mio diritto dire tutto quel penso”. Senza pensare a ciò che si dice, tuttavia.

Perché sono stati più di centinaia i commenti postati nel gruppo Facebook “Sei di Assago se” che inneggiavano a punizioni esemplari, screditando la scuola, ma soprattutto lo studente che ha aggredito il compagno. Forse qualcuno ignora che quando si dipinge un undicenne in una certa maniera, poi va a finire che lui diventa veramente così.

Ma non è questo il caso del ragazzo e della scuola media di Assago: l’auspicio è che, attraverso il supporto della famiglia e degli insegnanti, possa imparare che c’è sempre una possibilità di riscatto, anche a partire dai propri errori. In barba ai tuttologi del web bravissimi nella pars destruens, in barba ai giornalisti con poche idee... e confuse, che vorrebbero fare luce su ciò che non va, ma riescono solo a far risplendere le tenebre.

La Dirigente Scolastica e i docenti dell’Istituto Comprensivo di Assago
Il Consiglio di Istituto e il Comitato Genitori

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