nuova grana

San Siro, scatta l’obbligo di bonifica ambientale: il Comune lo comunica l’ultimo giorno utile. E ora pesa sulla questione dei costi

Al momento l’onere di questo intervento dovrebbe ricadere sul proprietario dell’area ovvero il Comune di Milano

San Siro, scatta l’obbligo di bonifica ambientale: il Comune lo comunica l’ultimo giorno utile. E ora pesa sulla questione dei costi
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Nuova grana per la vicenda stadio arrivata solo l'ultimo giorno di apertura del bando comunale: parte dell’area dello stadio di San Siro va bonificata dalla presenza di idrocarburi e metalli pesanti.

San Siro, scatta l’obbligo di bonifica ambientale

MILANO - Una parte dell’area su cui sorge lo stadio di San Siro necessita di una bonifica ambientale a causa della presenza di idrocarburi e metalli pesanti. Al momento, l’onere di questo intervento dovrebbe ricadere sul Comune di Milano, proprietario dell’area.

L’avviso del Comune arrivato l’ultimo giorno del bando

La comunicazione ufficiale è arrivata il 30 aprile, data che coincide con l’ultimo giorno dell’“Avviso pubblico per la raccolta di manifestazioni di interesse” relativo alla riqualificazione dell’area. Lo riporta il Corriere della Sera che evidenzia come in quella giornata Palazzo Marino abbia notificato alla Città Metropolitana l’obbligo, previsto dall’articolo 242 del decreto legislativo 152/2006, di avvio della procedura di bonifica, a fronte dell’individuazione di contaminazioni storiche che potrebbero ancora aggravarsi.

Si tratta, in sostanza, dell’avvio formale dell’iter in seguito alla scoperta di alterazioni nelle matrici ambientali.

Secondo il Comune è solo una coincidenza

Interpellato sulla tempistica, il Comune definisce l’invio della comunicazione «una coincidenza». Secondo quanto trapela, la segnalazione potrebbe essere stata attivata da carotaggi effettuati dai club, con l’autorizzazione dello stesso Comune.

Il fatto rilevante è che fino a quella data l’eventuale necessità di bonifica non era stata menzionata né nell’Avviso agli operatori interessati a presentare offerte alternative a quella già avanzata da Inter e Milan l’11 marzo, né era stata comunicata all’Agenzia delle Entrate, incaricata della valutazione sul prezzo di vendita dell’area, stimato in 72 milioni di euro. Un prezzo contestato da ambientalisti e comitati cittadini, contrari alla demolizione dello stadio Meazza.

La questione non è solo ambientale ma economica

La legge stabilisce che il costo della bonifica spetta a chi ha causato l’inquinamento, se identificabile, oppure al proprietario dell’area. In assenza di un accordo con i club, il rischio è che i costi – che possono variare sensibilmente – restino interamente a carico del Comune. E proprio l’entità del costo della bonifica, e chi sarà chiamato a sostenerla, è destinata a diventare un elemento cruciale per valutare la congruità del prezzo di vendita dell’area.

Il sindaco non era preoccupato per la bonifica

Finora, sul tema bonifiche Palazzo Marino ha detto poco, almeno ufficialmente. Il sindaco Beppe Sala aveva escluso che il Comune si accollasse i costi di demolizione dello stadio nel caso di vendita alle squadre, ma sulla bonifica si era espresso con maggiore cautela:

«Sulle bonifiche — aveva detto Sala — non sappiamo come sia la situazione, si vede e poi si può trattare. Ci auguriamo che non siano molto significative, perché non è un’area che ha avuto una storia industriale, quindi non sono molto preoccupato».

Un auspicio, quello del sindaco, che ora dovrà confrontarsi con le verifiche ambientali in corso e con la definizione di un piano economico sostenibile per tutte le parti in gioco.

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