L'Alcione Milano a un passo, o poco più, dalla salvezza: l’intervista al Mister Giovanni Cusatis
Il punto dell'allenatore al primo anno in Serie C di una squadra che si sta ritagliando un ruolo da protagonista, sorprendendo avversari e addetti ai lavori

L’Alcione Milano sta vivendo un’annata storica: al primo anno in Serie C, la squadra si sta ritagliando un ruolo da protagonista, sorprendendo avversari e addetti ai lavori.
Gli orange milanesi a un passo, o poco più, dalla salvezza
MILANO - A guidarla in questa impresa c’è Giovanni Cusatis, allenatore 58enne con idee chiare e un approccio pragmatico al calcio. Lo abbiamo intervistato per fare il punto della situazione, esplorando il percorso della squadra, le difficoltà e le ambizioni future.
Mister, partiamo dall’ultima partita. Un pareggio che vi lascia un po’ di rammarico?
"Sì, sicuramente un po’ di rammarico c’è perché avremmo potuto chiuderla prima con il gol del 2-0, ma fa parte del gioco. Dobbiamo essere consapevoli del nostro percorso e sapere che raccogliamo meno di quanto costruiamo, ma alla fine tutto si equilibra. Manca poco alla salvezza matematica e poi potremo guardare oltre. L'importante è non perdere la concentrazione e continuare a lavorare con la stessa intensità e dedizione".
Se pensiamo che l’Alcione è una neopromossa, il vostro campionato è straordinario. Vi aspettavate di essere a questo livello?
"Se guardiamo la storia del club, cinque anni fa eravamo in Eccellenza. Abbiamo costruito un percorso solido, grazie anche alla società che ha investito nelle strutture e ci ha permesso di lavorare bene. Se consideriamo l’intero 2024, tra Serie D e Serie C, abbiamo totalizzato 74 punti. Essere stabilmente in zona playoff è un risultato incredibile. Ora che gli avversari ci conoscono, ci affrontano con più attenzione, ma rimaniamo concentrati sul nostro obiettivo primario: la salvezza. Essere una neopromossa in un campionato così competitivo non è semplice, ma la nostra mentalità e la preparazione stanno facendo la differenza".
Dopo tre partite senza vittorie, come si gestisce lo spogliatoio?
"Noi lavoriamo su tre principi fondamentali: entusiasmo, equilibrio e perseveranza. L’entusiasmo è essenziale perché molti dei miei giocatori non avevano mai giocato in Serie C. L’equilibrio ci permette di analizzare vittorie e sconfitte con lucidità. La perseveranza fa sì che ogni giorno ci alleniamo al massimo senza mai rilassarci, indipendentemente dalla posizione in classifica. Lo spogliatoio è molto unito, il gruppo è solido e questo aiuta nei momenti difficili. La cosa importante è non farsi condizionare troppo dai risultati, ma piuttosto capire cosa ha funzionato e cosa può essere migliorato".
Ora vi aspettano partite contro squadre di bassa classifica, partite difficili mentalmente. Come si preparano?
"Il girone di ritorno è sempre più complicato di quello d’andata. Tutte le squadre devono fare punti e si rinforzano. Basta guardare il percorso di squadre come la Virtus Verona o l’Arzignano, che sembravano spacciate e ora stanno risalendo. Anche noi dobbiamo affrontare ogni partita con la massima attenzione, perché in questa categoria non ci sono risultati scontati. È proprio contro le squadre che lottano per la salvezza che si vedono le partite più difficili: loro giocano con il coltello tra i denti e spesso il loro bisogno di punti le porta ad avere una grinta e una determinazione incredibili".
Cosa ne pensa dell’introduzione delle squadre Under 23 nel campionato?
"È un’idea interessante, ma va bilanciata. Non possiamo riempire la Serie C di Under 23 perché si rischierebbe di penalizzare le società tradizionali. Tuttavia, per le grandi squadre è un’opportunità per far crescere i giovani in un contesto competitivo. Guardiamo l’Atalanta, che ha una squadra fortissima, ma anche Juventus e Milan stanno facendo fatica. Questo dimostra quanto sia difficile il campionato. La Serie C è un ambiente molto formativo, e per un giovane è un passaggio fondamentale prima di arrivare in categorie superiori. L’importante è trovare il giusto equilibrio tra lo sviluppo dei giovani e il rispetto per le squadre che costruiscono la loro rosa con anni di lavoro".
L’Alcione è tra le migliori difese del girone, ma segna poco rispetto alla classifica. Strategia o necessità?
"Non è una questione di strategia. Noi giochiamo un calcio aggressivo e palleggiamo molto. Certo, lavoriamo per essere equilibrati, ma non ci focalizziamo solo sulla fase difensiva. Diciamo che per quello che creiamo, facciamo pochi gol. Tuttavia, l’organizzazione è fondamentale in questa categoria per mantenere stabilità. A volte capita di trovarsi davanti squadre che si chiudono molto bene e rendono difficile trovare varchi. Stiamo lavorando anche su questo aspetto, cercando di essere più cinici sotto porta".
Conta di più l’organizzazione o il talento dei singoli?
"Entrambe le cose. Servono giocatori funzionali alle idee dell’allenatore. Il talento può fare la differenza in certe situazioni, ma va inserito in un contesto organizzato. L’aspetto emotivo è altrettanto importante: se un giocatore arriva all’allenamento distratto da problemi personali, preferisco che si sistemi prima di scendere in campo. La testa conta tanto quanto i piedi. Se riesci a far sentire un giocatore nel contesto giusto, può rendere al massimo".
L’orgoglio più grande e il rammarico di questa stagione?
"L’orgoglio è il percorso che stiamo facendo con la società e il modo in cui rappresentiamo i nostri presidenti. Il rammarico è non riuscire a migliorare tutti i giocatori come vorrei. Il mio obiettivo è sempre la crescita, perché migliorare i singoli significa migliorare il gruppo e quindi la squadra. È un lavoro continuo, una sfida che accettiamo ogni giorno. Alcuni giocatori stanno crescendo tanto e questo è un segnale positivo".
L’Alcione continua la sua avventura in Serie C con ambizioni e concretezza. Sotto la guida di Cusatis, la squadra sta dimostrando che il progetto è solido e destinato a durare. Il primo passo, la salvezza, è vicino: il resto sarà tutto guadagnato. L'entusiasmo, come la soddisfazione, è straordinario.
Fabio Fagnani