Vittoria di Davide Bais sul Gran Sasso dopo 215 chilometri di fuga
Il belga Andreas Leknessund conserva la maglia rosa
Tappa forse troppo temuta quella odierna da Capua al Gran Sasso d’Italia (Campo Imperatore) con l’arrivo posto dopo la lunga salita di 24 chilometri, che forse ha posto le premesse affinché scattasse subito un gruppetto con l’idea di tentare l’impresa.
La corsa
Tappa buzzatiana fra scenari che ricordano il personaggio di Drogo del Deserto dei Tartari, un’attesa infinita per un evento che mai accadrà. Paesaggi mozzafiato, i corridori che si infilano fra muraglie di neve, ma fra i big c’è poca storia dal punto di vista strettamente agonistico. Onore la merito invece ai coraggiosi che sono andati in fuga fin dai primi chilometri. Solo dopo 7 chilometri dal via, infatti, si forma una compagnia di temerari: Simone Petilli (Intermarché Circus Wanty), Davide Bais (Eolo Kometa), Henok Mulubrha (Green Project Bardiani Csf Faizanè) e Karel Vacek (Corratec). La fuga ha successo e riesce ad accumulare sino a una decina di minuti. Il gruppo lascia fare. Dei quattro cede Mulubrhan.
Per i big la frazione si trasforma in una lunga tappa di trasferimento a velocità controllata, mentre le schermaglie avvengono solo davanti fra i tre fuggitivi. A meno 7 chilometri dal traguardo Petrilli forza un po’ il ritmo mentre dietro i big continuano a non darsi fastidiò.
Il dispetto di Evenepoel
Dal gruppo solo un timido scatto di Thomas Champions (Cofidis) ai 4 chilometri dal traguardo, ma è ripreso dopo qualche centinaio di metri. Nei metri finali emerge la maggiore freschezza di Davide Bais, corridore avvezzo a tentare di infilarsi nella fughe da lontano. Oggi ha osato, ci ha creduto ed è stato bravo, anzi bravissimo. Poteva essere l’occasione anche per Petrilli, ma al termine della corsa ha ammesso di aver sprecato qualche energia di troppo. Quasi cinque minuti più tardi c’è la volata del gruppo a ritmo controllato con Remco Evenepoel, che batte Primoz Roglic, giusto per fargli un dispetto.
Il norvegese Andreas Leknessund conserva la maglia rosa.
Angelo De Lorenzi