Luca Vergallito e il successo al Tour Down Under
Durante il Tour Down Under ha conquistato al diciassettesimo posto, primo fra gli italiani
Ha 25 anni ed è milanese. Nel ciclismo lo chiamano "Il Bandito". E' Luca Vergallito, un talento promettente, ma che ancora non tutti hanno avuto il piacere di scoprire.
Luca Vergallito
Durante il Tour Down Under, una breve corsa a tappe di inizio stagione che si è svolta in Australia, Vergallito ha concluso al diciassettesimo posto, primo fra gli italiani. Si è dimostrato particolarmente competitivo in salita, come dimostra il suo distacco di soli 1'02" dal vincitore. Secondo lui, se non avesse avuto uno scivolone in una delle tappe a causa del caldo improvviso, avrebbe potuto posizionarsi tra i primi dieci della classifica generale. Tuttavia, anche in caso di vittoria, avrebbe comunque dovuto affrontare alcune critiche.
Perché? Deve scrollarsi di dosso una sorta di peccato originale, lui che arriva da una carriera atipica. Ha gareggiato nelle categorie juniores ed under 23, ha abbandonato l’attività agonistica, proseguendo con il ciclismo amatoriale. Nel frattempo si è laureato in scienze motorie, è preparatore di altri corridori, cura i contenuti di un podcast che si chiama Ciclismo Kompetente, assieme all’amico Mattia Gaffuri, dove racconta il ciclismo professionistico in modo professionale, ma anche con toni scanzonati e qualche risata, perché, in fondo, andare in bici deve rimanere un divertimento.
Vergallito corridore divisivo, ma con tanti amici
Vergallito non è ancora considerato, da alcuni, un corridore a tutti gli effetti perché non ha compiuto interamente la trafila e le vittorie conseguite fino ad oggi sono considerate di serie B. È sbocciato tardi ed è stato reclutato al professionismo, assoldato da una squadra World Tour, la Alpecin – Deceuninck di Mathieu Van der Poel, grazie alla vittoria ottenuta nel concorso sui rulli organizzato dalla Zwift Academy.
Una selezione dura, impietosa, che ha coinvolto la bellezza di 160.000 ciclisti e decretato la vittoria di un solo concorrente. Nella schiera dei suoi supporters annovera invece centinaia di appassionati che si stanno innamorando a questa sorta di nouvelle vague dell’arte pedalatoria, dove contano i dati, le pedalate virtuali e quelle vere, estro e applicazione, scienza e fede. Magari non diventerà il nuovo Pantani e nemmeno sarà il novello Nibali, ma concedetegli almeno il diritto di proseguire nella sua onesta carriera, perché no? Magari con qualche vittoria.
Angelo De Lorenzi