Come mai andare dallo psicologo è ancora un tabù?
Negli ultimi anni è cresciuto in modo importante il numero di persone che hanno manifestato un qualche tipo di malessere psicologico: la condizione ha interessato in misura maggiore gli adolescenti, ma non solo. Non c'è nulla di cui stupirsi: con la pandemia, i lockdown e le conseguenti restrizioni a livello sociale prima, ed il conflitto tra Russa ed Ucraina poi, le preoccupazioni per il futuro, l'ansia, la paura e l'incertezza si sono fatte inevitabilmente sentire. Quando ci si trova a gestire situazioni nuove e destabilizzanti può capitare di sentirsi a disagio, ed ognuno elabora tali esperienze con le risorse che ha a disposizione. Il vero problema è che sono ancora diversi gli italiani che sono restii nel rivolgersi ad un professionista, perché andare dallo psicologo è ancora considerato, da molte persone nel nostro Paese, un tabù.
Perché andare dallo psicologo è un tabù?
Negli ultimi anni sono state moltissime le persone che hanno cercato su Google “psicologo Milano”: un numero davvero elevato di ricerche, che però non corrisponde necessariamente all'effettivo volume, seppur importante, di pazienti registrato dai vari professionisti nel capoluogo lombardo. Questo significa che in molti sono consapevoli di aver bisogno di un consulto psicologico, ma hanno difficoltà ad ammetterlo e spesso provano vergogna o imbarazzo nel comunicare agli altri le proprie intenzioni. Perché accade tutto questo? Perché andare dallo psicologo è ancora un tabù? Forse perché spesso si pensa di riuscire a superare il proprio disagio in autonomia, parlandone con un amico oppure con un parente, oppure perché il primo passo per chiedere aiuto è sempre il più difficile. Inoltre, si è ancora portati a pensare, sbagliando, che lo psicologo sia un professionista utile solo per coloro che hanno problemi mentali più gravi, confondendo tale figura professionale con quella dello psichiatra.
Eppure, ammettere di aver bisogno di un supporto psicologico è segno di grande consapevolezza e maturità e nessuno dovrebbe vergognarsene, o emettere giudizi su chi ne beneficia.
Quando e perché lo psicologo si rivela utile
È vero: in alcuni casi possiamo superare i momenti di disagio interiore in autonomia, elaborando le nostre emozioni e superando i momenti difficili che capitano a tutti. Ci possono essere tuttavia problematiche che necessitano della consulenza del supporto da parte di un esperto ed è importante ricordare che lo psicologo non è solo un confidente, ma un professionista che ha portato a termine una lunga carriera formativa, e che si basa su precise teorie scientifiche per effettuare la propria valutazione. Quando il disagio si protrae per troppo tempo, andando magari ad influenzare la qualità della propria vita, allora è arrivato il momento di rivolgersi ad uno psicologo.
Se non si è in grado di elaborare efficacemente il proprio malessere interiore, si rischia di prolungare inutilmente la propria sofferenza, e magari con il passare del tempo esso diventerà sempre più difficile da gestire.
I contesti in cui può rivelarsi fondamentale la figura dello psicologo sono parecchi, ma tra i più comuni troviamo i seguenti:
- Importanti cambiamenti nella propria vita (pensiamo ad esempio a quanto accaduto durante la pandemia, ma anche ad un lutto, ad un trasferimento, ad una separazione ecc.);
- Problematiche di autostima, che portano a non sentirsi mai adeguati;
- Problemi di ansia o di depressione, che spesso vengono somatizzati e dunque si presentano anche con disturbi fisici;
- Problemi in ambito relazionale / sociale;
- Conflitti irrisolti che tendono a ripresentarsi periodicamente proprio perché non sono mai stati affrontati.
Questi possono essere tutti degli ottimi motivi per rivolgersi ad uno psicologo, il cui compito è proprio quello di, attraverso un ascolto accogliente, fornire al paziente i giusti strumenti per ritrovare il proprio benessere.