Contro le mafie

Si è concluso a Lacchiarella “1, 10, 100 Agende Rosse… quale democrazia?”

Monica Forte: "Munirsi di organismi di controllo può far la differenza tra un territorio lasciato senza controllo e un comune schierato contro le mafie.”

Si è concluso a Lacchiarella “1, 10, 100 Agende Rosse… quale democrazia?”
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L'iniziativa “1, 10, 100 Agende Rosse… quale democrazia?” compie 6 anni quest'anno ed è stato organizzato dal comune di Lacchiarella insieme all'associazione Agende Rosse Milano.

Conclusa nel comune di Lacchiarella  il mese dedicato alla legalità

LACCHIARELLA - Conclusa la sesta edizione di “1, 10, 100 Agende Rosse… quale democrazia?”: un mese dedicato alla legalità, con eventi informativi e culturali voluti e organizzati dal Comune di Lacchiarella in collaborazione con l’associazione Agende Rosse Milano e il gruppo Peppino Impastato e Adriana Castelli. Ultimo appuntamento della rassegna: “Milano di fronte alla ‘ndrangheta”. Ad aprire e chiudere la conferenza è stata la sindaca padrona di casa, Antonella Viola, dal palazzo Rocca Viscontea di Lacchiarella.

Una tavola rotonda con amministratori locali e personalità dell’antimafia regionale, i quali si sono alternati in una serie di interventi tesi a rappresentare le problematiche del territorio e le possibili azioni di controllo e contrasto alle associazioni mafiose.

Le parole di Monica Forte

La discussione è stata chiusa dall’intervento della presidente della commissione Antimafia di Regione Lombardia, Monica Forte. La presidente ha portato al tavolo tre situazioni rappresentative di sottovalutazione e non conoscenza del fenomeno, specialmente nei piccoli comuni, spesso sprovvisti di organi di controllo come le commissioni Antimafia.

Forte: “Il primo caso è quello del bidello di Vermezzo con Zelo, arrestato perché si è scoperto avesse contribuito alla latitanza del padre, Giuseppe Pelle, esponente di spicco della ‘ndrangheta. Il secondo accade a Zibido San Giacomo; dove una cava su cui è stato autorizzato un ampliamento è stata successivamente posta sotto sequestro per mafia e nessuno ha provveduto a segnalarlo. Il terzo riguarda un altro comune del milanese, dove il fratello di un uomo condannato in via definitiva per mafia è stato nominato assessore con deleghe importanti. Cosa hanno in comune questi tre esempi? Riguardano tre piccole realtà della nostra regione con bassa densità di popolazione e ampia estensione territoriale difficile anche da controllare per le forze di polizia locale.

Il cambiamento delle mafie negli ultimi anni

Questa è la rappresentazione concreta di come le mafie stiano, sempre di più, spostando la loro presenza e la loro influenza nei piccoli comuni. I motivi sono diversi ma quelli principali sono la scarsa formazione ed i pochi strumenti delle istituzioni locali. In questi ambiti è facile per i mafiosi allungare i propri tentacoli tra le fila della società civile e mischiarsi nel tessuto cittadino.

Questo consente loro di avere conoscenze ed influenze in un determinato territorio. Il compito dei cittadini e soprattutto di chi svolge una funzione pubblica è quello di prevenire tutto questo, tenere alta la soglia dell’attenzione ed essere sempre pronti a fare quel passo in più per vederci chiaro in una vicenda. Non ci si deve trincerare dietro gli organi giudiziari, perché, per natura, arrivano dopo che il reato è stato commesso. Bisogna monitorare e agire in via preventiva per evitare situazioni che possano degenerare.

La mafia è un movimento di conquista e le istituzioni, soprattutto locali, devono avere sempre l’interesse e il supporto, in termini di strumenti e formazione, per vigilare. Creare una rete con le Forze dell’Ordine e munirsi di organismi di controllo come, ad esempio, una commissione Antimafia o similari, può far la differenza tra un territorio lasciato senza controllo e quindi sempre più a rischio e un comune schierato senza se e senza ma contro le mafie.”.

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