Sant'Ambrogio "Il valore non si compra con l'oro". Ecco chi era il patrono di Milano

Un vescovo in controtendenza rispetto agli uomini di chiesa di un tempo.

Sant'Ambrogio "Il valore non si compra con l'oro". Ecco chi era il patrono di Milano
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Sant'Ambrogio "Il valore non si compra con l'oro". Ecco chi era il patrono di Milano.

Sant'Ambrogio "Il valore non si compra con l'oro". Ecco chi era il patrono di Milano

MILANO – Il 7 dicembre del 374 Ambrogio fu eletto vescovo di Milano. Nato a Treviri, in Germania, figlio di ricca famiglia (gli Aurelii), prima di diventare vescovo meneghino, Ambrogio fu avvocato e governatore della Liguria e dell’Emilia. Il temperamento buono e generoso di Ambrogio convinsero i cittadini a sceglierlo come vescovo successore di Aussenzio. La fama di Ambrogio, infatti, era quella di un funzionario abile a risolvere i conflitti pacificamente, anche quelli più critici tra ariani e cattolici.

La leggenda narra

Secondo la leggenda, alla morte del’ex vescovo Aussenzio di Milano, la città precipitò in uno stato di conflitto (proprio per la lotta tra ariani e cattolici) e fu Ambrogio a risolvere la questione. Un bambino, in chiesa, urlò: “Ambrogio vescovo” e la folla si convinse che era la voce di Dio che suggeriva la nomina. Ma Ambrogio, con grande umiltà, non se la sentiva di prendere in mano la responsabilità della guida di un’intera città. Il popolo tuttavia aveva già deciso e per convincere Ambrogio si rivolse all’imperatore Flavio Valentiniano che persuase il vescovo ad accettare l’incarico. Un’incertezza e poca convinzione nel ricoprire l’importante ruolo che lasciarono presto il posto a dedizione e determinazione.

Un vescovo caritatevole

Ambrogio passò alla storia come vescovo caritatevole, non esitò a vendere ori e preziosi e spendere il ricavato per aiutare i più deboli, in controtendenza rispetto agli uomini di chiesa di un tempo. “Il valore non si compra con l’oro”, diceva. Il neo vescovo è stato così rivoluzionario per la chiesa cattolica da inserirlo tra i quattro massimi dottori della Chiesa d’Occidente (con San Girolamo, Sant’Agostino e San Gregorio I). Poco dopo l’elezione, Ambrogio decise di costruire la celebre basilica, in stile romanico lombardo, che custodisce all’interno opere di valore inestimabile.

La Basilica di Sant’Ambrogio merita una visita.

Non solo perché è il simbolo vero di Milano, ancora più del Duomo (almeno per i credenti), ma anche per il significato importante che porta con sé. Un tempo chiamata Basilica Martyrum perché all’interno custodiva i corpi dei santi martiri Gervasio e Protasio, oggi accoglie i resti di Ambrogio e di San Dionigi. Ad anticipare la facciata a capanna, c’è un grande porticato, austero, un po’ come la chiesa, ma molto caratteristico. Preziosissimo il ciborio, cioè un baldacchino ornato con stucchi di epoca bizantina, sostenuto da quattro colonne in stile romano. All’interno, c’è un vero gioiello: l’altare d’oro, un capolavoro dell’arte carolingia. Se vi trovate all’interno della basilica, alzate gli occhi su una colonna della navata centrale: troverete un serpente di bronzo che, secondo la leggenda, sarebbe quello forgiato da Mosè nel deserto come simbolo per difendere il suo popolo dai morsi mortali del rettile.

Il serpente guaritore

Nel corso dei secoli è cresciuta la convinzione che il serpente di metallo fosse un amuleto contro la sventura. I milanesi ammalati di patologie intestinali si recavano sotto la colonna per chiedere la miracolosa guarigione da parte del serpente. Per i credenti, il serpente prenderà vita il giorno del giudizio universale. Un’altra curiosità sulla chiesa: all’esterno c’è un’altra colonna, detta del diavolo, caratterizzata da due fori che sarebbero i buchi delle corna del demonio. Dopo una lotta con Ambrogio, per fuggire, il diavolo andò a infilzare le corna proprio nella colonna. Secondo la leggenda, i due buchi odorano ancora di zolfo e avvicinando l’orecchio si possono sentire i rumori degli inferi…

FG

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