NIGIOTTI e GUALAZZI si svelano nei nuovi album: il primo totalmente a nudo, il secondo volando per lidi inaspettati

Due novità discografiche che lasciano il segno

NIGIOTTI e GUALAZZI si svelano nei nuovi album: il primo totalmente a nudo, il secondo volando per lidi inaspettati
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NIGIOTTI e GUALAZZI si svelano nei nuovi album: il primo totalmente a nudo, il secondo volando per lidi inaspettati

NIGIOTTI e GUALAZZI si svelano nei nuovi album: il primo totalmente a nudo, il secondo volando per lidi inaspettati

Il 14 febbraio esce NIGIO, il nuovo disco di Enrico Nigiotti  e sette giorni prima Ho un piano di Raphael Gualazzi.

Il loro Sanremo

Entrambi sono a Sanremo e ho deciso di accomunarli in questo articolo perché sono artisti puri, lontani dai meccanismi del capriccio da star. La musica è il loro rifugio e la frequentano sempre e comunque. Nigiotti con chitarra, perseveranza e spirito livornese contamina il pop con zampate d’autore. Gualazzi suona in giro per il mondo, soprattutto in abiti jazz, ma non disdegna altri ambiti e lo dimostra nel nuovo disco, eterogeneo e divertito a partire da Carioca, la canzone che porta qui al Festival.

Nigo

Nigio è sicuramente un buon disco, onesto e diretto già a partire dal titolo, il soprannome dell’artista. E’ un album molto focalizzato su di sé ma che parte con una Pasolini, ispirata ad un’intervista allo scrittore, che mette il dito in una piaga della società di ora e di allora: infelice, superficiale, incapace di fermarsi a pensare. Le canzoni autobiografiche come Corso Garibaldi, una delle mie preferite al primo ascolto, raccontano invece la realtà con un occhio profondo, una Milano che offre mille possibilità e Un provinciale abituato a dire sempre quello che pensa senza filtri e senza timore. Ogni riferimento a persone o cose non sembra affatto casuale. Si parla d’amore: quello in cui c’è la necessità di proteggere e proteggersi come nella sanremese Baciami adesso e quello che ti divora e distrugge in un finale teatrale L’ora dei tramonti: canzone atipica recitata sul finale da Giorgio Panariello. Un prosa che descrive questo amore sofferente come un “cane che viene dall’inferno”. Un disco per bene.

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Ho un piano

Raphael Gualazzi sceglie un titolo perfetto: Ho un piano, che racchiude possesso e futuro. Quello che imprime alle sue canzoni, inaspettate, pindariche, eterogenee a partire da Carioca, un esplosivo connubio tra atmosfere urban e cubane, che suonerà all’Ariston. Padrone del ritmo, visionario in testi ironici e introspettivi, Raphael incrocia le sue idee con quelle di apprezzatissimi produttori come Stabber, i Mamakass, Dade, Federico Secondomè, Fausto Cogliati e al talentuoso arrangiatore Stefano Nanni. Undici brani dalle sfumature infinite, eclettiche. Tracce di ciò che già conosciamo e viaggi nuovi, inaspettati. Una colonna sonora variegata ed intrigante con testi cinici e intimi, dove si ironizza sul culto dell’immagine (Nah Nah)  e sulla superficialità della società moderna (La parodie). Molti i temi caldi dell’attualità:  l’immigrazione (Italià con l’accento sulla a), l’ambiente (Per noi) e l’amore, quello ricco di atmosfere soul vintage (Broken bones), quello struggente ed orchestrale (Vai via) quello romantico e l’amore per la vita.  Un disco vertiginoso.

Paola Gallo

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