Antonio Albanese con il suo "Cento Domeniche" al Cristallo di Cesano: la proiezione e il dibattito
Alla proiezione seguirà il dibattito con il regista, don Massimo Mapelli e monsignor Davide Milani
Antonio Albanese sarà presente al Cinema Teatro Cristallo di Cesano Boscone nella serata di lunedì 6 maggio con il suo "Cento Domeniche": alla proiezione seguirà il dibattito con don Massimo Mapelli e monsignor Davide Milani.
Antonio Albanese con il suo "Cento Domeniche" al Cristallo di Cesano
CESANO BOSCONE - Si parlerà di precariato, impoverimento e indebitamento. Queste sono le tematiche principali al centro del film “Cento Domeniche”, di e con Antonio Albanese, una splendida opera che tratta proprio di ciò. Il popolare artista originario di Olginate (Lecco) sarà al Cinema teatro Cristallo di Cesano Boscone (in via monsignor Domenico Pogliani 7a) lunedì 6 maggio, alle ore 21.
Dopo la proiezione della pellicola Albanese verrà intervistato da don Massimo Mapelli, presidente dell’associazione Una casa anche per te e da monsignor Davide Milani, presidente della fondazione Ente dello spettacolo. All’iniziativa interverranno anche don Luigi Caldera, decano di Cesano Boscone e Luciano Gualzetti, direttore di Caritas ambrosiana.
Le parole di don Massimo Mapelli
“Abbiamo scelto di proporre questo film - spiega don Mapelli - perché racconta storie che si legano molto alla quotidianità dei nostri centri di ascolto e all’attività del nostro sportello antimafia. Sono vicende umane che segnano anche un territorio difficile come quello del sudovest milanese e a cui tentiamo di dare risposta utilizzando a volte i beni confiscati. Il linguaggio cinematografico ci permette di parlare a un pubblico più ampio e di condividere maggiormente queste problematiche”.
La serata è stata organizzata dall'associazione Una casa anche per te (Ucapte) per ricordare due anniversari e due persone particolarmente significative.
Due anniversari importanti
Il primo anniversario è l'inaugurazione, un anno fa, di "Casa Pio La Torre”, a Trezzano sul Naviglio. Si tratta di un bene confiscato gestito dalle parrocchie del decanato insieme a Ucapte. Nella struttura trovano spazio un appartamento per l'ospitalità di uomini adulti e un servizio di docce e prima accoglienza per chi vive in strada. Nei primi dodici mesi di attività "Casa Pio La Torre" ha dato risposta complessivamente a dieci uomini accomunati dal bisogno temporaneo di un'abitazione. Diversi tra loro sono già usciti seguendo appositi percorsi predisposti da Ucapte in collaborazione con Caritas ambrosiana e i servizi sociali di riferimento.
Il secondo anniversario è un anno dall’apertura dello Sportello solidale antimafia di Corsico, gestito con il Piano di zona del corsichese. Le attività dello Sportello hanno riguardato la promozione di iniziative volte a farlo conoscere e dare così la possibilità a chi è vittima della criminalità, di usura o di problemi legati al gioco d'azzardo, di sapere che c'è un luogo su cui può fare affidamento. Sono finora sei le persone prese in carico e accompagnate.
E due figure importanti per il sud ovest Milano
I due anniversari si legano alla memoria di due personalità che hanno contribuito alla vita di impegno civico e sociale del territorio del sudovest Milano. La prima è Renato Gelli, responsabile per tanti anni della Caritas del decanato di Cesano Boscone. “Un uomo - racconta don Mapelli - che con instancabile dedizione ha seminato tantissimo in questi comuni, sia nella capacità di costruire reti e legami per dare risposte ai bisogni delle persone in difficoltà, sia per essere spina nel fianco tanto della Chiesa quanto delle istituzioni nel ricordare a tutti che dobbiamo ripartire sempre dai poveri e, in particolare, che la Chiesa deve prediligere i poveri”.
La seconda figura che Ucapte vuole ricordare è Davide Salluzzo, importante esponente dell’antimafia lombarda, cui è anche intitolato lo Sportello solidale antimafia di Corsico. “Davide - prosegue don Mapelli - era referente regionale di Libera e volle che la sede dell'associazione non fosse aperta in centro a Milano, ma a Trezzano sul Naviglio perché riteneva che fosse meglio abitare e presidiare un territorio carico di complessità e così tanto attraversato dalla presenza della criminalità organizzata. A lui dobbiamo questo sguardo e anche la caparbietà di creare risposte concrete utilizzando i beni confiscati e restituire giustizia”.