Riso straniero in Italia, boom di arrivi dall’estero

Crescita record del +68% delle importazioni nel primo semestre 2019

Riso straniero in Italia, boom di arrivi dall’estero
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Con una crescita record del +68% delle importazioni in volume è boom per il riso straniero in Italia. E’ quanto emerge da un’elaborazione di Coldiretti su dati Istat relativi al primo semestre del 2019 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno in occasione del Forum europeo di Bruxelles dedicato al cereale più consumato al mondo con l’Italia che è il primo produttore della Ue. Contro la minaccia di un’invasione incontrollata di riso dall’estero – spiega Coldiretti – è necessario potenziare la clausola di salvaguardia a tutti gli accordi commerciali di libero scambio siglati dalla Ue. Prevedendo un’attivazione automatica dei dazi in caso di aumento troppo rapido delle importazioni con danno sia alle imprese agricole che all’industria di trasformazione.

Riso straniero in Italia

Una clausola di salvaguardia – aggiunge la Coldiretti – da estendere anche al tema dell’ambiente e dei diritti umani come già avvenuto per la Cambogia e il Myanmar. Il riso Indica prodotto in Cambogia e Myanmar (ex Birmania) arrivava infatti sul mercato della Ue in volumi e livelli di prezzo tali da determinare serie difficoltà agli agricoltori europei. Mentre, oltre a fare concorrenza sleale ai produttori italiani, sulla ex Birmania pesa l’accusa di violazione dei diritti umani. Ed addirittura di “genocidio intenzionale” peri i crimini commessi contro la minoranza musulmana dei Rohingya.

Dal Myanmar, ossia la ex Birmania

Viste le gravi condizioni sociali e ambientali è necessario attivare al più presto la sospensione del regime EBA (tutto tranne le armi) per la Cambogia. Ed aprire immediatamente le procedure anche per il Myanmar, per violazione dei diritti umani. Attivando al tempo stesso un monitoraggio quotidiano e coordinato a livello europeo delle importazioni di riso Japonica dal Myanmar. Queste sono cresciute in modo sospetto forse nel tentativo di aggirare la clausola di salvaguardia attiva solo sul riso Indica. Infatti nei primi sei mesi del 2019 gli arrivi di riso dall’ex Birmania sono aumentati di ben 12 volte in volume rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

La sicurezza dei consumatori

Nell’ambito dei negoziati internazionali per gli accordi di libero scambio il riso deve essere considerato un prodotto “sensibile” dalla Commissione Ue. Evitando nuove concessioni all’import. E rendendo obbligatoria a livello europeo in etichetta l’indicazione del Paese di origine. In modo da indirizzare gli investimenti dei fondi comunitari per la promozione solo verso il riso coltivato nell’Unione. Per la sicurezza dei consumatori è poi necessario eliminare le soglie di tolleranza per le sostanze vietate all’interno dell’UE con il divieto all’importazione di prodotti agricoli contenenti sostanze attive non approvate nell’UE con reciprocità nelle regole sull’uso degli agrofarmaci tra i produttori Ue. E tra questi e quelli dei paesi terzi. Su un’area di 220mila ettari 4mila aziende agricole italiane raccolgono 1,40 milioni di tonnellate di riso all’anno. Pari a circa il 50 % dell’intera produzione Ue con una gamma varietale del tutto unica.

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