Villetta confiscata, ma il figlio del boss la affitta per anni
Fondamentale per l'avvio delle indagini il lavoro della polizia locale, ha commentato il sindaco.
Villetta confiscata, ma il figlio del boss la affitta per anni.
Villetta confiscata, ma il figlio del boss la affitta per anni
BUCCINASCO – Il soprannome di boss se lo era guadagnato per il timore che suscitava, per il predominio assoluto nel narcotraffico internazionale degli anni Ottanta e Novanta a Milano. Enzino il siciliano, lo chiamavano, per le sue origini di Pietraperzia, Enna.
Le origini
Lì era nato nel 1947 e già negli anni Sessanta, quando ancora era minorenne, aveva cominciato la lunga carriera criminale. All’inizio qualche furto, rapina, denunce per armi, pistole di piccolo calibro e fucili da caccia. Negli anni Settanta Enzino si metteva nei guai per il gioco d’azzardo, le scommesse sui cavalli e con i dadi, nelle bische di piazza Tirana.
Il traffico internazionale
Ma il salto tra i potenti arriva presto e insieme a una banda ben organizzata dà vita al più grande traffico internazionale di droga. Importanti per il lavoro, ma anche per ottenere rispetto e timore, i suoi contatti in Sudamerica e in Spagna, dove viveva un’altra vita. Quella a Milano era fatta di lusso, girava in Porsche, poi negli hotel all’estero pagava con soldi falsi.
La villetta confiscata di via Tobagi a Buccinasco
Vincenzo Ippolito conosceva bene gli ambienti criminali e come riciclare i soldi della coca: edicole, comprate e intestate a moglie e parenti, schedine vincenti del Totocalcio, appartamenti e villette. Come quelle di via Tobagi, a Buccinasco, formalmente intestate alle sorelle di Enzino.
La confisca nel 2013
Nel 2013, dopo il sequestro, arriva la confisca. Due villette, un appartamento ad Assago e un’edicola, sempre ad Assago. Dovrebbero quindi rimanere chiuse, al limite affidate al Comune per farci progetti sociali, come succede di solito. Ma invece in una delle due villette di via Tobagi ci viveva una coppia che regolarmente staccava un assegno da 900 euro al figlio di Ippolito che con la stessa regolarità incassava quei soldi, non dovuti.
Villetta confiscata ma in affitto
Facendo un paio di conti, sono circa 80mila euro che il figlio ha preso dal 2013 a pochi giorni fa, quando a destare il sospetto di qualcosa di losco sono stati i condomini che, giustamente, chiedevano il pagamento di 20mila euro di spese condominiali che il figlio di Ippolito non aveva mai versato.
Il sindaco Pruiti
«Ci siamo attivati appena ricevuta la segnalazione dai cittadini – spiega il sindaco Rino Pruiti –. Fondamentale per l'avvio delle indagini il lavoro della polizia locale guidata dal comandante Matteo Lai» che ha fatto tutti i controlli e ha scoperto che lì la coppia non poteva starci ma soprattutto che era stata truffata dal figlio del boss, convinto di poter continuare ad affittare il patrimonio famigliare nonostante la confisca dell’Agenzia del Demanio, titolare delle villette (e responsabile dei beni, tanto da dover essere lei, l’Agenzia, a corrispondere le spese condominiali in questi anni).
Indagini ancora in corso
È scattata la denuncia e le indagini, delicate, sono ancora in corso e sotto stretto riserbo per fare luce sulla vicenda. “Ringrazio le forze dell’ordine per l’impegno e il supporto non solo ai residenti di via Tobagi, ma all’intera comunità, perché i beni confiscati costituiscono un patrimonio che ve ben al di là del solo valore economico: sono il segno evidente della vittoria dello Stato – commenta il sindaco Rino Pruiti –. Ci auguriamo che si faccia presto chiarezza su questa vicenda, noi come sempre siamo pronti a fare la nostra parte”.
Francesca Grillo
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