la maxi indagine

Vestiti da militari trafficavano droga con i carri funebre: complice anche l'ex procuratore capo dell'Aia

Il garbagnatese D’Onofrio fino a sabato era il procuratore capo dell’Aia, l’Associazione Italiana Arbitri della Federazione Italiana Giuoco Calcio.

Vestiti da militari trafficavano droga con i carri funebre: complice anche l'ex procuratore capo dell'Aia
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Spacciavo droga in lockdown trasportandola con carri funebri o travestendosi da militari: 42 arresti tra cui Rosario D'onofrio di Garbagnate, ex Procuratore capo dell'associazione arbitri.

Vestiti da militari trafficavano droga con i carri funebre

BOLLATE - Come riportano i colleghi di Prima Milano Ovest, nei mesi più duri della pandemia, quelli in cui i cittadini erano chiamati a rispettare i provvedimenti e ad affrontare i problemi dei lockdown, delle zone rosse e degli ospedali bloccati, spacciavano tonnellate di marijuana e hashish in tutta Lombardia nascondendole durante i trasporti nei carri funebri o travestendosi da militari per evitare i controlli.
Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Milano, le cui indagini sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Milano, ha posto fine all’attività criminale con l’esecuzione di 42 misure cautelari, di cui 26 con custodia in carcere, nei confronti di altrettante persone residenti in Italia, Spagna e Albania per traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Il sodalizio criminale trasportava lo stupefacente dalla Spagna all’Italia, e la destinazione finale era la Lombardia. Come verificato nel coso delle lunghe indagini, durante le quali è stata sequestrata mezza tonnellata di droga, il gruppo agiva con grande destrezza: gli inquirenti hanno evidenziato l’utilizzo di vaste, capillari e articolate reti logistiche di approvvigionamento, trasporto, stoccaggio e distribuzione dello stupefacente, realizzate attraverso la costituzione di plurime società di comodo ed il ricorso a numerose spedizioni di copertura.

Il garbagnatese D’Onofrio

La maxi operazione portata a termine dalla Guardia di Finanza coinvolge numerose persone residenti nel nostro territorio e ha generato grande rabbia non solo per le modalità di movimentazione della merce, ma anche per il ruolo ricoperto in particolare da uno degli arrestati. Si tratta di Rosario D’Onofrio, classe 1980, residente in via Vittorio Veneto a Garbagnate. Il garbagnatese D’Onofrio, infatti, fino a sabato era il procuratore capo dell’Aia, l’Associazione Italiana Arbitri della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Il suo ruolo era quello di «magistrato» degli arbitri che vediamo sui campi da calcio della serie A in televisione.

Ex ufficiale dell’Esercito, era stato sospeso per aver dichiarato una falsa laurea in Medicina. D’Onofrio è accusato di aver fatto da corriere per la rete di narcotrafficanti: nel marzo del 2020, periodo di stretto lockdown in tutta la Lombardia, venne intercettato dalle Fiamme Gialle mentre effettuava consegne di stupefacente tra Milano e la Brianza vestito con una divisa dell’esercito che si sarebbe fatto prestare da un ex commilitone. Nelle intercettazioni, D’Onofrio si vantava di essere passato senza problemi davanti a un posto di blocco della Polizia Locale, che proprio in virtù della divisa e del particolare periodo lo aveva lasciato passare augurandogli anche un buon lavoro. In altre intercettazioni, i trafficanti parlano di D’Onofrio (soprannominato Rambo) compiacendosi della sua capacità nel risolvere, anche con violenza, situazioni potenzialmente complesse.

Nel maggio del 2020 D’Onofrio fu poi arrestato una prima volta, trovato in possesso di diversi chili di marijuana. Messo agli arresti domiciliari, questo non aveva impedito che mantenesse il ruolo all’interno della Procura nazionale arbitrale dell’Aia, ovvero dell’ufficio che vigila e giudica l’operato degli arbitri di calcio di Serie A, e anzi a marzo 2021 ne è diventato Procuratore Capo. Pare che in questi mesi avesse tenuto nascosto ai vertici Aia i procedimenti in corso a suo carico, almeno sino a ottobre 2021, quando infine venne sospeso per un’omessa indagine su un caso disciplinare. A luglio, nonostante quanto accaduto, era stato addirittura premiato dall’Aia per essersi distinto nelle sue attività da procuratore dal Comitato nazionale. D’Onofrio si è infine dimesso dalla prestigiosa carica dopo l’ultimo arresto della settimana scorsa e le gravissime accuse a suo carico, lasciando dietro di sé un enorme strascico di accuse e dubbi su quanto accaduto all’interno dell’associazione arbitrale.

Gli altri arrestati

Diverse delle persone che secondo gli inquirenti facevano parte della rete di spaccio risiedono nel territorio e coinvolti a vario titolo nell’indagine. A Garbagnate, oltre a Rosario D’Onofrio, trovano domicilio anche Micheal Barzizza (in carcere) e Rosaria Stefania Marcinnò (ai domiciliari). Risiede a Senago, dove è stato posto agli arresti domiciliari, Matteo Enrico Lopez, mentre ha il domicilio a Cesate Benedetta Laura Colonna, sempre ai domiciliari.
Disposto il carcere invece per Stefano Bigatti, classe 1972 residente a Bareggio, Francesco Cestana, classe ‘77 di Abbiategrasso, Vito Colonna, classe 1975 di Settimo Milanese, Daniele Giannetto, classe ‘82 di Corbetta, Giovanni Tilleni, classe ‘77 di Abbiategrasso.

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