Traffico illecito di rifiuti: i dettagli dell'operazione VIDEO

Il traffico prevedeva lo stoccaggio e l'abbandono in capannoni dismessi in provincia di Brescia, Milano, Lodi e Mantova.

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Traffico illecito di rifiuti: i dettagli dell'operazione.

Traffico illecito di rifiuti: i dettagli dell'operazione

MILANO – Dodici persone in carcere e otto ai domiciliari: i carabinieri del NOE di Milano hanno eseguito questa mattina un’ordinanza di misura cautelare emessa dal gip Giuseppina Barbara del Tribunale di Milano su richiesta della Dda (procuratore aggiunto Alessandra Dolci e sostituto procuratore Donata Patricia Costa).

I numeri dell'operazione

Un’imponente operazione che ha coinvolto circa 200 militari: gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti in concorso, realizzazione di discariche abusive e intestazione fittizia di beni. Contestualmente sono state sottoposte a sequestro 2 aziende operanti nel campo del trattamento dei rifiuti e 4 società di trasporto, situate nelle province di Pavia, Belluno, Verona, Bergamo, Caserta e Monza Brianza, oltre a vari automezzi utilizzati nelle attività criminali, per un importo complessivo di circa 3 milioni di euro. In totale, sono 24 le persone indagate.

Abbandono rifiuti speciali in capannoni industriali dismessi

Le attività investigative, condotte dal Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Milano e coordinate dalla DDA, hanno consentito di individuare l’esistenza di un gruppo criminale operante nel campo del trattamento e trasporto dei rifiuti, dedito alla gestione e smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, costituiti da rifiuti indifferenziati urbani provenienti prevalentemente - su diversi canali - dalla Campania e da varie Regioni del Nord Italia, attraverso lo stoccaggio e il successivo abbandono in capannoni industriali dismessi . In pratica, venivano create discariche abusive che sono state sequestrate a Pontevico e Torbole Casaglia (Brescia), Gessate e Cornaredo (Milano), Meleti (Lodi) e Tabellano (Mantova).

Un'articolata rete criminale

Le indagini sono partite da un monitoraggio condotto sul fenomeno degli incendi ai danni di alcuni impianti formalmente autorizzati alla gestione dei rifiuti e di diversi capannoni industriali, adibiti a discariche abusive. Un controllo attento che ha consentito di individuare l’articolata rete criminale. Le indagini sono state condotte dal Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e dal  Gruppo CCTA di Milano, responsabile del coordinamento dei dieci Nuclei Operativi Ecologici del Nord Italia: le forze dell’ordine hanno fatto luce sull'organizzazione criminale che coinvolgeva persone collegate direttamente o indirettamente a imprese che operano nel settore dei rifiuti. Ma non solo: altri soggetti finiti nell’inchiesta non avevano alcun titolo o autorizzazione per lavorare nello specifico settore.

Gli attori e ruoli nell'organizzazione

Il dominus dell’organizzazione era la Winsystem di Cornaredo, da cui partivano le ramificazioni del gruppo: ognuno aveva il proprio ruolo e lavoro. Alla base c’erano i produttori dei rifiuti o i primi ricettori: persone solitamente in regola con le autorizzazioni e interessati al conferimento di grossi quantitativi di rifiuti verso imprese autorizzate, almeno formalmente, a riceverli. Società che gli inquirenti definiscono “solide”, sia dal punto di vista patrimoniale che economico, con diversi contatti e rapporti contrattuali. Tutto in regola, insomma, almeno all'apparenza. Secondo tassello dell’organizzazione: gli imprenditori titolari di una formale autorizzazione al trattamento dei rifiuti (anche se quasi sempre inutile per l’assenza delle garanzie fideiussorie obbligatorie). I produttori o primi ricettori dei rifiuti utilizzavano questi imprenditori per il conferimento dell’immondizia, per poi destinarla a capannoni adibiti a discariche abusive gestite da prestanome e destinate ad avere una durata breve nel tempo. Poi, c’erano i trasportatori, titolari di regolare autorizzazione al trasporto di rifiuti, che si prestavano a caricare i camion e a portare i sacchi verso siti non autorizzati, con documentazione di trasporto falsa o irregolare. Un ruolo fondamentale all’interno dell’organizzazione era ricoperto da chi si occupava di reperire i capannoni da adibire a discariche abusive, proponendo le strutture ai produttori (o intermediari) e agli imprenditori. L’operazione ha avuto esiti importanti: nel complesso, è stato quantificato dai militari un illecito di smaltimento di circa 10mila tonnellate di rifiuti, per un profitto di circa 2 milioni di euro.

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