Suprematismo, jihadismo e web: blitz della Polizia, coinvolto anche un 16enne dell’hinterland milanese
Fra i 22 minorenni perquisiti in tutta Italia c'è anche un giovane residente in provincia autore di messaggi pubblicati su canali Telegram riconducibili alla destra suprematista e neonazista

Radicalizzazione minorile sul web, la Polizia di Stato ha eseguito in tutta Italia 22 perquisizioni: c'è anche un giovane di 16 anni residente in provincia di Milano attraverso il web, inviano immagini e messaggi di matrice suprematista, accelerazionista, antagonista e jihadista.
Suprematismo, jihadismo e web: blitz della Polizia, coinvolto anche un 16enne dell’hinterland milanese
MILANO - C’è anche un ragazzo di 16 anni residente in provincia di Milano tra i 22 minorenni perquisiti dalla Polizia di Stato in tutta Italia, nell’ambito di un’operazione contro la diffusione sul web di contenuti di matrice suprematista, accelerazionista, antagonista e jihadista.
Le perquisizioni, disposte dalle Procure presso i Tribunali per i Minorenni competenti, hanno riguardato giovani tra i 13 e i 17 anni ed erano coordinate dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione.
Operazione in tutto il Paese
L’operazione è il frutto di un’attività di prevenzione e intelligence condivisa nell’ambito del Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo. Le indagini hanno evidenziato un crescente coinvolgimento di minori in contesti legati alla devianza giovanile, ma anche a forme di estremismo e terrorismo, sia interno che internazionale.
Preoccupa la radicalizzazione dei più giovani
Al riguardo, riveste un ruolo determinante in molti percorsi di radicalizzazione dei più giovani il web, in ragione della facile accessibilità, della velocità e della riservatezza nello scambio di messaggi, che ne fanno un vettore essenziale per la divulgazione di contenuti ai fini dell’indottrinamento, del proselitismo in chiave radicale e dell’addestramento.
Ventidue perquisizioni in tutta Italia
In tale quadro, a completamento dell’attività di prevenzione e contrasto già svolta, in numerose realtà del territorio nazionale, le DIGOS delle Questure interessate nella mattinata odierna, hanno eseguito 22 perquisizioni delegate dalle Procure della Repubblica presso i Tribunali per i Minorenni territorialmente competenti nei confronti di giovani, tra i 13 e i 17 anni, emersi in contesti estremisti di matrice suprematista, accelerazionista, antagonista e jihadista.
Nell’ambito delle attività nei confronti di estremisti di destra, su delega della Procura dei Minori di Cagliari, sono stati perquisiti due minori di anni 15 residenti in provincia di Oristano, un minore di anni 13 residente in provincia di Cosenza, un 17enne residente nella provincia di Messina e un 15enne residente nel padovano.
Indagine partita da un 14enne sardo
I predetti sono emersi dagli sviluppi di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Cagliari a carico di un 14enne già perquisito lo scorso 11 aprile ad Oristano dalla locale Squadra Mobile per aver pubblicato sul suo profilo Facebook fotografie con il volto travisato mentre impugna armi da taglio e da sparo. Nella circostanza, il minore aveva consegnato di sua spontanea volontà, oltre a una bandiera con la croce celtica, un fucile a pompa giocattolo, privo di tappo rosso, con impresse numerose scritte e simboli riconducibili alla galassia suprematista, nonché i nomi dei noti attentatori Anders BREIVIK, Stephans BALLIET, Alexandre BISSONNETTE e Patrik CRUSIUS.
Altri minorenni perquisiti
Inoltre, su delega della Procura dei Minori di Cagliari, è stato perquisito un 17enne residente nella provincia di Sassari, emerso dallo sviluppo investigativo inerente ad un’indagine, avviata nel 2023, coordinata dalla Procura della Repubblica di Cagliari a carico di un 19enne tratto in arresto il 6 settembre 2024 dalla DIGOS di Cagliari per arruolamento con finalità di terrorismo commesso per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale e religioso e propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa.
Su delega delle Procure dei Minorenni di Torino e Brescia, si sono svolte analoghe attività nei confronti di due minori di anni 17, residenti nelle province di Mantova e Cremona, e uno di anni 15 residente a Bergamo e presente per la stagione estiva in provincia di Matera, emersi da un’indagine a carico di un 14enne perquisito il 6 febbraio 2025 dalle DIGOS di Torino e di Alessandria, per propaganda e istigazione a delinquere per aver pubblicato on line contenuti di natura nazista e antisemita.
La Procura dei Minori di Taranto, è stato altresì perquisito un 15enne residente nella provincia tarantina, indagato per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa e per porto illegale di armi in luogo pubblico, il quale nel corso di una convesrazione in chat, con altro minorenne indagato dalla Procura dei Minori di Venezia, aveva affermato di essere stato in passato membro dell’associazione suprematista “The Base” e di dedicarsi alla fabbricazione di ordigni artigianali.
La perquisizione a Milano e provincia: nei guai un 16enne
Alle predette attività si aggiungono la perquisizione svolta in provincia di Milano, su delega della Procura minorile meneghina, nei confronti di un 16enne, autore di messaggi pubblicati su canali Telegram riconducibili alla destra suprematista e neonazista.
Stessa attività nei confronti di due minori di anni 14 e 17, residenti in provincia di Arezzo e di un 15enne residente in provincia di Firenze, emersi all’attenzione delle DIGOS toscane a seguito di approfondimenti svolti su diversi episodi di imbrattamento compiuti lo scorso mese di marzo a San Giovani Valdarno (AR) che hanno permesso di evidenziare condotte dei tre soggetti, connotate dal tenore discriminatorio e antisemita, contro l’ideologia “antifascista” e verso tutti coloro che non si identificano nella razza bianca.
Infine, sempre in ambito di contrasto all’estremismo di destra, su delega della locale Procura dei Minorenni, analoga attività si è svolta a carico di due minori di anni 16, residenti nel capoluogo ligure, emersi dal monitoraggio della locale Digos dei canali social, per aver effettuato attività di propaganda fascista in varie località della provincia allo scopo di raccogliere proseliti per le attività del movimento.
In Emilia Romagna coinvolti due 17enni
Sul fronte del contrasto all’antagonismo di piazza, su delega della Procura dei Minori felsinea, sono stati perquisiti due 17enni, nel capoluogo emiliano, evidenziatisi in occasione di una manifestazione non preavvisata svoltasi a Bologna, lo scorso gennaio, per protestare nei confronti delle forze dell’ordine intervenute nel noto inseguimento conclusosi con il decesso del 19enne Rami Elgaml a Milano. I due giovani, durante l’iniziativa, avevano danneggiato con armi improprie telecamere, vetrine di esercizi commerciali e banche presenti sul percorso del corteo.
La radicalizzazione avviene in poche settimane
Relativamente al fenomeno della devianza minorile, le predette attività hanno confermato il trend emerso dalle indagini già svolte, nei recenti anni, sul territorio nazionale, avviate anche grazie ai contributi d’intelligence hanno dimostrato infatti come in particolare i social network, dove i giovani homegrown consumano propaganda ed intessono rapporti con soggetti di analogo orientamento, si confermano il terreno d’elezione per la radicalizzazione on line.
Proprio per il ruolo rivestito dall’ambiente virtuale si riscontra, più che in passato, una forte inclinazione alla ricerca di contenuti di matrice antisemita e confessionale da parte di individui di giovane età, spesso associata a preoccupanti fascinazioni per ambienti estremisti e terroristici caratterizzati dal comune denominatore dell’esaltazione della violenza quale metodo di lotta e di autoaffermazione.
Interessante, in proposito, l’analisi del fenomeno dalla quale si evince che il processo di radicalizzazione – dalla prima esposizione a materiale terroristico, alla pianificazione ed esecuzione dell’attacco – avviene con tempi notevolmente ridotti. Il tempo medio di radicalizzazione è passato dai 16 mesi del 2002 ai 10 mesi circa del 2015 fino ad un arco temporale attualmente di sole alcune settimane, tanto che tutte le nuove indagini hanno imposto un repentino e mirato intervento di disruption in ragione della riscontrata capacità e volontà di attivazione degli indagati nell’attuazione di azioni controindicate.