Silvia Romano | Popi Fabrizio dal Kenya ha qualcosa da dire
Gli aggiornamenti sul caso della volontaria rapita anche nelle considerazioni del produttore discografico
Silvia Romano | Popi Fabrizio dal Kenya ha qualcosa da dire
Silvia Romano | Popi Fabrizio dal Kenya ha qualcosa da dire
Le notizie sul rapimento di Silvia Romano arrivano con il contagocce. Poche, non sempre confermate dalle autorità, avvolte da prudenza e cautela. Gli ultimi aggiornamenti dicono che la 23enne cooperante milanese della onlus di Fano Africa Milele sequestrata sei giorni fa, è viva e non sarebbe nelle mani di jihadisti. Le autorità kenyane, attivate subito dopo che il comando armato ha fatto irruzione nell’area di Chakama, 80 chilometri da Malindi, hanno arrestato la moglie e il suocero di uno dei presunti rapitori della ragazza.
Gli aggiornamenti
Secondo la polizia locale, Silvia sarebbe in mano di banditi del posto (di cui sono state diffuse le foto e stabilita una taglia di circa 9mila euro ciascuno), ma è ancora troppo presto per sapere se l’intenzione della banda armata sia quella di cedere la ragazza a integralisti islamici. La polizia kenyana assicura di aver messo in campo tutte le risorse possibili e di essere vicini al luogo dove Silvia è in ostaggio. Un territorio ostile, fatto di vegetazione incolta e strade sterrate. Un luogo dove è difficile riuscire a scovare nascondigli che possono celarsi in ogni angolo.
Il post di Popi Fabrizio
Lo racconta il compositore, paroliere e produttore discografico Salvatore Popi Fabrizio, che sui social ha voluto portare la propria testimonianza, ricordando i suoi dieci anni trascorsi in Africa e l’esperienza vissuta proprio nell’area dove viveva Silvia e dove è stata rapita. “Intanto devo chiarire una cosa importante e cioè che Chakama non è un villaggio ma un'area molto vasta appartenente al distretto di Malindi/Kilifi. Come fosse Piemonte e Lombardia. Non si conosce il numero esatto degli abitanti di quest'area ma la stima è di circa 10mila persone sparse in un territorio abbastanza brullo e arido che si perde a vista d'occhio. Ci sono piante ma il più è formato da sterpaglia inestricabile se non col fuoco o a colpi di machete”. L’artista parla anche della gente del posto: “è povera, vive nelle capanne di fango su legno intrecciato. I bambini frequentano le due scuole del governo ma adesso soprattutto frequentano sempre più numerosi le nostre scuole, Nursery e Kibora Primary. Soprattutto perché le lezioni sono regolari, l'iscrizione è gratuita, hanno l'acqua potabile per bere e lavarsi, quella del comune di Malindi”. La vita si snoda tutta intorno alla fermata dell’autobus che viene da Malindi e si dipana in diversi rioni. La zona è caratterizzata da “un piccolo bar, il barbiere, il negozio per ricaricare i telefonini che sono l'oggetto più importante in assoluto”.
Un progetto partito oltre 10 anni fa
Ricorda la sua esperienza: “Noi ci siamo inseriti con discrezione e chiedendo permesso giusto perché volenterosi di offrire quelle cose di cui loro hanno più bisogno: istruzione, lavoro, sanità, igiene e alimentazione più varia. È un processo ancora lungo ma non abbiamo un termine, solo la costanza nell'impegno preso con loro 10 anni fa quando ci hanno accolto con qualche diffidenza ma con grande voglia di cominciare a stare insieme”. Popi Fabrizio, compositore e paroliere dei più celebri artisti della musica italiana, si chiede il senso di tutto quello che è successo e che ha violato la tranquillità di una zona dove le giornate e la vita stessa viene scandita con senso di pace e lavoro.
La scelta di non affidarsi a volontari
Parla dei volontari che “pensano di essere immuni da tutto e quasi ogni giorno, senza saperlo, rischiano grosso. Sono pericolosi e controproducenti, pur apprezzando il loro grande impegno che riconosco spontaneo e genuino. E succede poi che per troppa confidenza cadono nelle trappole del male. Il male esiste anche a Chakama come in tutto il mondo e basta poco per innescarlo, per innervosirlo. A volte una battuta, un comportamento, una provocazione, tutto può far scattare il peggio. A Chakama sono tutti gentili, disponibili ma anche molto permalosi e vendicativi. Per questo è sempre necessario che questi volontari siano protetti dalla associazione che li porta a fare l'esperienza straordinaria che potrebbero fare, se cautelati”. E chiude con un appello, come se parlasse direttamente alla volontaria rapita: “Il mio presentimento è che Silvia Romano possa presto tornare a casa, la casetta di Africa Milele, perché io so quanto fosse felice di aver fatto quella scelta, ne avevamo parlato. Dai, torna a casa, Silvia, sei stata via già troppo. Fai qualcosa, scappa e torna indietro. Intanto noi preghiamo per te”.
Francesca Grillo
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