Sfrattata mamma di due bambine maltrattata dal marito: la protesta delle associazioni

In questa storia dove ognuno rivendica le proprie ragioni, quelle che contano di più sono quelle delle due bambine.

Sfrattata mamma di due bambine maltrattata dal marito: la protesta delle associazioni
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Sfrattata mamma di due bambine maltrattata dal marito: la protesta delle associazioni

Sfrattata mamma di due bambine maltrattata dal marito: la protesta delle associazioni

CORSICO – La bambina più grande ha 13 anni, esce dal cancello con uno zaino rosa carico di libri. Sono quelli di tre anni di scuola che si chiuderanno in questi giorni con gli esami di fine anno. Quella più piccola stringe la mano a una volontaria dei centri anti violenza. Le hanno dovuto spiegare che sono lì perché devono cambiare casa: non ci possono più stare in quell'appartamento di via IV Novembre.

sfratto mamma

Le parole della proprietaria di casa

Nel racconto di questo sfratto c’è anche la proprietaria dell’immobile. Una 46enne che ha iniziato a lavorare giovane, che quando è morto il papà le ha lasciato in eredità la casa che ha deciso di affittare. “Ero contenta, mi sembrava una famiglia per bene. Li ho aiutati tanto, dilazionando le rate, comprando mobili che gli servivano. Sono sempre stata disponibile”, racconta. Quando vede le volontarie delle associazioni che tutelano i diritti delle donne e tendono la mano a quelle che vivono situazioni di disagio (e a volte di pericolo), le scatta la rabbia. Anche lei, la proprietaria, ha le sue ragioni. Perché quell’appartamento è suo, ci paga le tasse, e non riceve l’affitto da mesi. “Non navigo nell’oro – alza le spalle –, ho bisogno di quei soldi. Non discuto la necessità della signora e mi dispiace se è in difficoltà, anche se onestamente avrebbe potuto comportarsi meglio con noi e cercare almeno un dialogo. Non esiste nessuna tutela per i proprietari che devono subire queste situazioni. Le istituzioni devono intervenire, per tutelare noi e loro”.

Una situazione grave e preoccupante

Arrivano i carabinieri, il fabbro cambia la serratura. La mamma esce e trascina un trolley pesantissimo. Le bambine hanno le cartelle e una borsetta. Le donne dei centri antiviolenza e di Ventunesimo Donna le aspettano fuori, sul marciapiede.

sfratto mammaCon cartelli silenziosi: “Ci dispiace”, c’è scritto. Perché capiscono la situazione ma pensano a dove finirà quella famiglia. La mamma ha fatto allontanare l’ex marito, l’ha denunciato due volte per maltrattamenti. Ora è fuori dal carcere. “Bisogna tutelare questa famiglia – dicono le volontarie –, una situazione grave e preoccupante, non si possono abbandonare così, senza un tetto, senza una soluzione”. Se la prendono anche con il Comune, che non ha mandato “un’assistente sociale, non ha cercato soluzioni alternative”.

La posizione del Comune

Il Comune ci tiene a spiegare le sue ragioni: “La signora si è presentata ai servizi sociali nel 2017 – dichiara l’assessore alle politiche sociali Fabio Raimondo – solo per chiedere un intervento sulla morosità delle rette scolastiche. Nonostante varie formali convocazioni, la signora si è presentata solo di recente dopo le sollecitazioni dell'assistente sociale del Comune. Solo nel mese di marzo 2018 la signora ha comunicato ai servizi sociali di avere una procedura di sfratto in corso e l'assistente sociale l’ha incontrata altre volte fino a lunedì scorso, quando la signora ha confermato di aver concordato, autonomamente, con l’ufficiale giudiziario la proroga dello sfratto per questo lunedì 11 giugno - per questo non si è reso necessario l'intervento di un'assistente sociale -.

I servizi sociali

I servizi sociali si sono ulteriormente attivati e hanno chiesto all’avvocato della proprietà una proroga a fine luglio, per consentire a una delle figlie di sostenere l'esame di terza media, ma la risposta è stata negativa. Oggi, dirigente, funzionario e assistente sociale l’hanno incontrata nuovamente e, visto che per il Cadmi sussiste tuttora un rischio di violenza, è stato attivato l'intervento della rete con compartecipazione della spesa da parte del Comune”. Finiranno in comunità e, si spera, nella situazione così drammatica, che le figlie non verranno portate via dalla madre. Perché è anche questo che preoccupa le volontarie.

Ventunesimo Donnasfratto mamma

Alcune donne di Ventunesimo aspettano su un muretto che la famiglia e le responsabili del Centro anti violenza e del CadMi escano dagli uffici del Comune. Aspettano ore, solo per potergli dire: “Avete bisogno di qualcosa? Perché noi ci siamo”. La mamma non smette di ringraziare, la bambina piccola mangia una merendina presa alle macchinette dalle volontarie. La grande pensa agli esami di terza e quale sarà il tavolo dove poter studiare per le prove. Le ragazze del Centro trascinano il pesantissimo trolley rosa con dentro le ultime cose raccattate in casa. Vanno dal panettiere a prendere un pezzo di focaccia. Poi si sale sulla macchina che le porterà altrove. Le “Ventunesime” mandano baci alle bimbe, poi si girano e si lanciano un’occhiata complice, che vuol dire “non lasciamole sole”. Perché in questa storia dove ognuno rivendica le proprie ragioni (e ce le ha), quelle che contano di più sono quelle delle due bambine.

Francesca Grillo

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