Incendio a Pieve, un 23enne salva una famiglia. Il racconto

“Non sono un eroe, ho solo fatto quello che il buonsenso ma anche un po’ di incoscienza mi hanno suggerito”, così Simone Cerverizzo.

Incendio a Pieve, un 23enne salva una famiglia. Il racconto
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Incendio a Pieve, un 23enne salva una famiglia. Il racconto

PIEVE EMANUELE – “Non sono un eroe, ho solo fatto quello che il buonsenso ma anche un po’ di incoscienza mi hanno suggerito”. Simone Cerverizzo ha 23 anni, di professione fa l’educatore sociale nella cooperativa Il Balzo e si occupa di disabilità e situazioni critiche tutti i giorni. Sarà stata quella sensibilità che lo accompagna nel suo lavoro, che è dentro il suo dna, come dice lui, ad averlo spinto nelle fiamme dell’inferno di domenica pomeriggio.

L'episodio

Un appartamento devastato da un incendio scoppiato intorno alle 16.30, al settimo piano di via dei Pini, civico 7, scala A. Le prime ricostruzioni delle forze dell’ordine hanno parlato di un barbecue lasciato acceso, escludendo, almeno dai primi rilievi, ipotesi di corto circuito. L’incendio dovrebbe essere partito dal balcone, chiuso all’esterno, come altri terrazzi del palazzo,  da coperture. Forse un gioco finito male, sicuramente un incidente che ha provocato la devastazione dell’appartamento. Per fortuna, ed è quello che conta, nessuna vittima, solo tanto spavento e qualcuno rimasto ferito, ma senza gravi conseguenze.

Tra questi, c’è Simone che è finito in ospedale, all’Humanitas di Rozzano, con una ferita alla mano  che si è procurato tentando di attivare gli allarmi antincendio, altre lesioni dovute alle ustioni e vie respiratorie da tenere sotto controllo, per verificare quanto fumo ha inalato. Dieci giorni di prognosi, riposo, aerosol e visite fissate tra qualche giorno per precauzione. Tanti controlli, perché Simone tra quelle fiamme non doveva proprio andarci per problemi di salute che lo accompagnano da anni.

A Pieve ormai lo chiamano eroe

È stato lui a salvare la mamma e i due bambini coinvolti nell’incendio. Ma il termine eroe non gli sta comodo: “Non lo sono affatto, ho solo agito come vorrei che qualcuno si comportasse se un mio famigliare dovesse trovarsi nella stessa situazione”, racconta. “Stavo andando a prendere un gelato a Milano 3 con la mia ragazza – ricorda Simone –. Alla rotonda abbiamo visto il fumo e le fiamme dall’appartamento: ho girato subito la macchina per andare a vedere. Appena arrivato, ho visto che tutti avevano il telefono in mano per girare video e scattare foto: non ci ho pensato due volte e ho provato a prendere a spallate il portone d’ingresso, dopo aver chiamato i vigili del fuoco.

Il racconto di Simone

Simone CerverizzoPoi è arrivato un ragazzo che aveva le chiavi e ha aperto la porta: ho provato ad avvisare gli abitanti, ma i citofoni non funzionavano. Con la mia ragazza ho bussato porta per porta, mi sono fatto sette piani a piedi di corsa, a ogni piano mi veniva da vomitare per il fumo ma nella mia testa avevo solo un pensiero: arrivare a quell’appartamento per controllare che non ci fosse nessuno”. Simone ha incontrato sulle scale i due bambini e li ha portati giù di peso. “Erano confusi, continuavano a fare su e giù per le scale, dicevano che dovevano aspettare la mamma, che non potevano scendere senza di lei – prosegue Simone –, allora li ho presi di peso e li ho mandati giù dalla mia ragazza che stava tenendo la porta aperta e urlava a tutti di uscire di corsa.

Poi ho visto la mamma davanti all’appartamento: era sconvolta, distrutta, confusa. Non riusciva a ragionare, diceva che doveva spegnere le fiamme, era sotto choc. Ho preso anche lei di peso e l’ho trascinata giù, prima che potesse rientrare in quell’inferno. Le ho urlato: dobbiamo scappare, adesso”. Poi Simone è corso giù dalle scale. Neanche un minuto, fatto tutto in apnea. “Ho iniziato a respirare quando ho visto la luce, fuori dal portone. Aria fresca”.

Poi, è crollato al suolo, distrutto, esausto.

“Negli ultimi piani mi sono trascinato, non reggevo più fisicamente, continuavo a sbattere sulle scale. Appena sono uscito ho visto che la madre stava collassando, l’ho fatta appoggiare e l’ho coperta con una maglietta. Poi le ho dato dell’acqua per sciacquarsi la bocca dal fumo. Appena sono arrivati i soccorritori mi sono sentito libero di mollare e lasciarmi andare: sono crollato”.

L’animo di aiutare gli altri Simone lo aveva già mostrato un paio di settimane fa, quando per proteggere una ragazza aggredita dal compagno in strada è finito in ospedale. “Allo stesso modo, non ci ho pensato due volte. Domenica mi sono buttato in quelle fiamme senza riflettere. Adesso, con lucidità, posso dire di essere stato avventato, ho fatto preoccupare mia madre e anche la mia ragazza ha vissuto attimi di panico. Aveva paura che non scendessi più da quelle scale”. Lo rifaresti? Gli chiedo. “Sì, senza dubbi”.

Francesca Grillo

 

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