Minacce ai giornalisti e guida senza patente: Papalia rischia la casa lavoro
Un comportamento intollerabile secondo il pm Adriana Blasco che ha chiesto una pena più severa.
Minacce ai giornalisti e guida senza patente: Papalia rischia la casa lavoro.
Minacce ai giornalisti e guida senza patente: Papalia rischia la casa lavoro
BUCCINASCO – A Rocco Papalia i giornalisti proprio non piacciono. Era già chiaro alla comunione della nipotina. Saranno stati i 25 anni passati in carcere, e quando è uscito trovarsi di fronte telecamere e microfoni proprio non se l’aspettava. Forse pensava di fare una vita “ritirata, a fare il nonno”, come ha espresso lui. Però, in mezzo alla cronaca ci è finito subito. Già alla comunione, appunto, quando ai giornalisti si era rivolto dicendo tra i denti “cani”.
Troppo fastidio, troppo clamore
“Lasciateci in pace”, continuano a dire i famigliari in questi mesi. La figlia, infastidita anche lei da tutta quell’attenzione sul padre. La moglie Adriana, che vorrebbe “solo poter usare il mio cortile”, dice. Si riferisce alla porzione non confiscata della villetta di via Nearco. “Le carte mi danno ragione. Il cortile è mio”, afferma, accusando il sindaco di “abuso di potere. Pagherà in tribunale, perché gli avvocati andranno avanti”: Ma il sindaco Rino Pruiti replica secco: “Decideranno i giudici, noi continueremo a opporci a una richiesta che è solo una sfida allo Stato".
La Giunta in via Nearco
"In quel cortile ci sono i minorenni profughi, non è accessibile alle parti non confiscate dove vivono i coniugi. La richiesta è solo una provocazione a cui non vogliamo cedere”. Papalia era andato su tutte le furie, un’altra volta, quando la Giunta si era riunita nella taverna confiscata, fuori, a un metro di distanza, Papalia ha accusato i giornalisti: “Siete voi la ‘ndrangheta”. Un comportamento intollerabile secondo il pm Adriana Blasco che ha chiesto una misura più severa per Papalia, sottoposto ora al provvedimento di libertà vigilata.
I suoi avvocati erano riusciti a fargli togliere la sorveglianza speciale e si erano appellati anche per la libertà vigilata, ma ora le cose rischiano di cambiare. Sarà il Tribunale di Sorveglianza di Milano a decidere se la richiesta del pm è legittima, visionando anche video e audio registrati il 21 marzo, quando Papalia ha rivolto insulti e minacce ai giornalisti presenti nel momento in cui la Giunta si stava svolgendo dall’altro lato della casa.
Gli anni di carcere
Il nome della famiglia riporta alla mente le pagine brutte della storia di Buccinasco, quelle scritte dalla ‘ndrangheta emigrata dalla Calabria alle porte di Milano. Quelle fatte di traffici di droga, sequestri di persona, omicidi, affari e collusioni con imprenditori e amministratori. Rocco Papalia è uscito dal carcere di Secondigliano quasi un anno fa, ed è tornato a casa dopo 25 anni di carcere.
Era stato accusato di ricettazione, traffico di armi, resistenza a pubblico ufficiale, traffico di droga, sequestri di persona nel 1977 (a Cesano Boscone e Trezzano sul Naviglio), un rapimento nel 1978 (sempre a Cesano Boscone), un altro l’anno successivo (a Milano) e l’omicidio del 1976 di Giuseppe De Rosa. È uscito dal carcere per un ricalcolo della pena, era stato dichiarato socialmente pericoloso e ora il pm vuole inasprire il provvedimento, mandando Papalia in una casa lavoro. Una formula che i giudici avevano già bocciato, soprattutto per le sue "condizioni imperfette" di salute, obbligando il 67enne a trovarsi un lavoro.
L'aggravante della guida senza patente
Due le nuove condizioni che potrebbero peggiorare la situazione di Papalia: la prima, appunto, relativa al comportamento del 21 marzo fuori dalla sua villetta. La seconda: aver violato la legge. Un paio di settimane fa Papalia ha preso la Panda della moglie, pur avendo la patente revocata. Ma i carabinieri di Buccinasco guidati dal maresciallo Vincenzo Vullo, attenti agli spostamenti del boss, lo hanno fermato. «Mi servivano medicine», si è giustificato Papalia. Ma in realtà lo avevano beccato davanti a un negozio cinese di casalinghi.
Francesca Grillo