Ma se è un maratoneta, perché il 38enne di Codogno, il "paziente uno", è ancora in così gravi condizioni?

Ce lo spiega Attilio Parisi, rettore dell’Università dello sport di Roma Foro Italico.

Ma se è un maratoneta, perché il 38enne di Codogno, il "paziente uno", è ancora in così gravi condizioni?
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Ma se è un maratoneta, perché il 38enne di Codogno, il "paziente uno", è ancora in così gravi condizioni?

Ma se è un maratoneta, perché il 38enne di Codogno, il "paziente uno", è ancora in così gravi condizioni?

Continuano a tenere tutti in apprensione a livello nazionale le condizioni di Mattia, il 38enne di Castiglione d’Adda che per primo è stato ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Codogno prima di essere trasferito al San Matteo di Pavia. Ormai da giorni il “paziente 1” sembrano lentamente migliorare. Ma perché un uomo relativamente giovane e sano – addirittura un maratoneta, un “ironman”,  è stato così duramente colpito dalla malattia?

Task force al lavoro per assisterlo

Nonostante i leggeri miglioramenti degli ultimi giorni, le condizioni del 38enne sono ancora critiche. Ma Mattia è ormai diventato il simbolo del Coronavirus e della lotta di medici e personale sanitario per arginarlo. Quotidianamente il giovane di Castiglione d’Adda, vigilato da una task force di medici e infermieri, assume diversi farmaci frutto dell’esperienza cinese e sudcoreana contro questa silenziosa infezione.

A Mattia viene somministrato un cocktail di farmaci usati per l’Hiv, per l’epatite C e per l’ebola, esperimenti in vitro hanno infatti dimostrato che questo mix inibisce la crescita del virus, in aggiunta agli antibiotici che tutti i positivi al Corona ricoverati in terapia intensiva devono assumere per evitare altre infezioni.

Perché un 38enne sano è in così gravi condizioni?

Il fatto che il “paziente 1”, atletico e giovane, sia in così gravi situazioni cliniche per un virus che – almeno fin’ora – ha messo in ginocchio solo anziani e/o con precedenti patologie in circolo, lascia naturalmente sconcertati. Mattia il 2 e il 9 febbraio 2020 aveva corso due mezze maratone e due giorni dopo, l’11 febbraio, si era dilettato in una partita di calcio a 11. Visto la sua invidiabile forma fisica, com’è possibile che si sia ammalato così?

Attilio Parisirettore dell’Università dello sport di Roma Foro Italico, ha spiegato che un allenamento molto intenso può causare nell’immediato un abbassamento delle difese immunitarie. Parisi si riferisce a sforzi importanti che portano il corpo allo stremo delle forze (come due mezze maratone in pochi giorni), non di normale pratica sportiva. Essendo già stato contagiato al momento delle gare (anche se non presentava sintomi), il 38enne rientrerebbe in questa sfortunata casistica. Secondo alcuni studi inglesi effettuati su vari atleti professionisti subito dopo forzi molto intensi, le difese si abbasserebbero generando una temporanea depressione del sistema immunitario e causando un rischio leggermente più alto di infezioni alle vie aree superiori, proprio i punti attaccati dal Coronavirus.

Le condizioni della moglie incinta

Dopo aver scoperto la positività del marito, anche la moglie di Mattia, incinta all’ottavo mese, si era sottoposta ai test risultato anch’ella positiva al Coronavirus ma senza alcun sintomo. Al momento sta bene e la gravidanza sta procedendo senza complicazioni.

Da Prima Lodi

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