La vicenda dei ladri demolitori arrestati: come e dove agivano
I carabinieri con video, intercettazioni e foto, gli sono stati addosso per settimane, sequestrando beni, conti, cassette di sicurezza per 3 milioni di euro
ASSAGO - L’operazione è di quelle che fanno la storia del territorio, perché riuscire a fermare in un paio di mesi una banda che agiva con una precisa organizzazione e divisione dei compiti, non è per niente semplice. Anzi. I carabinieri della Compagnia di Corsico capitanati da Pasquale Puca e dal tenente Armando Laviola hanno lavorato senza sosta, giorno e notte, per arrestare 14 persone (4 ai domiciliari), accusate di associazione, furto d’auto e riciclaggio. Ribattezzati i ladri demolitori. Tutti delle zone del corsichese, qualcuno del pavese.
Ma come facevano a rubare tre auto al giorno?
La tattica era semplice, soprattutto se a disposizione avevano decine di centraline pronte a sostituire quelle originali dell’auto scelta. I posti preferiti dai ladri erano parcheggi delle aziende e centri commerciali. Tenevano d’occhio le vetture più ambite: Fiat, soprattutto 500, Ford e Lancia. Macchine piccole, «di quelle che uno compra perché gli serve. Non erano di grossa cilindrata, né mezzi da ricchi. Auto che servono in una famiglia», ricorda uno dei lavoratori “castigati” dalla banda.
Le vittime erano soprattutto donne, seguite fino ai parcheggi. Poi, i ladri, solitamente due (G. P. U. e F. M., ma anche C. N. e A. V.), alzavano il cofano, smontavano la centralina, attaccavano quella in loro possesso, giravano la chiave e andavano via in pochi minuti con il mezzo. Lo parcheggiavano poi in zona Buccinasco verso Aldo Moro e Guido Rossa, per confonderlo con le altre auto e farlo “decantare”, come raccontano gli atti dell’indagine. Poi, dritti al capannone di via Volta dove ad attenderli c’erano C. D. B. e lo zio Michele (di Buccinasco, è nella sua officina che nel 1988 si demolisce la Lancia Delta usata per il sequestro di Cesare Casella).
Erano loro al vertice dell’organizzazione. Qui le macchine venivano velocemente smontate e portate a demolire in via Tre Castelli a Milano, nel demolitore di proprietà sempre della famiglia D.B. A trasportare i pezzi e tenere il cassetto dei soldi, ci pensavano le donne: C. D.B. (zia di Cosimino) e F. B. Cosimino si avvaleva del prezioso contributo logistico di altri assaghesi come lui: I. B. e O. E. Anche due rozzanesi tra i coinvolti: F. B. e R. D.C. Tutti si incontravano ad Assago per progettare furti e rivendite di pezzi.
Le indagini e il retroscena sui ladri demolitori
I carabinieri con video, intercettazioni e foto, gli sono stati addosso per settimane, sequestrando beni, conti, cassette di sicurezza per 3 milioni di euro. Chi è di Assago si ricorderà un episodio che ha coinvolto la famiglia D. B., finita ora nel vortice degli arresti. Agosto 2007, via Matteotti. Due ragazzi iniziano una rissa, volano parole. Uno dei due fa la guardia giurata. È D. M., ha 21 anni. L’altro è A. D.B., fratello di Cosimino, 19 anni. Una lite, forse per il controllo del territorio, forse una storia di donne. M, estrae la pistola, gliela punta. «Spara se hai coraggio», aveva detto Antonio. E l’assassino sparò.
Francesca Grillo
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