La morte di un uomo e la sua vita… in compagnia di Pino
Le cronache di questi giorni a Sud di Milano raccontano di un incidente in cui ha trovato la morte Giuseppe Galbiati, di anni ventinove, residente a Buccinasco.
La morte di un uomo e la sua vita… in compagnia di Pino
La morte di un uomo e la sua vita… in compagnia di Pino
BUCCINASCO - Le cronache di questi giorni a Sud di Milano raccontano di un incidente in cui ha trovato la morte Giuseppe Galbiati, di anni ventinove, residente a Buccinasco. Ecco, questa è la notizia: la morte di un uomo e la sua vita. Non sarò certo io a rispondere alle curiosità delle migliaia e migliaia di lettori che forse aspirano a conoscere i particolari dell’incidente.
Di certo non lo sapranno da questa mia rubrica che porta con sé i tratti della confidenzialità sussurrata a chi sa ascoltare, a chi si lascia ancora commuovere dalla tenerezza di una madre e di un padre che in cuor loro domandano “dov’è Dio?”, di un’amata che sognava, sperava, desiderava. Di un amico sprofondato in una solitudine che mai si sarebbe immaginato di vivere, e poi di una sorella e di un’altra sorella ancora e ancora oltre, oltre ancora.
Daniela
Mi scrive Daniela: “Io e mio fratello avevamo un rapporto speciale, eravamo una cosa sola. Quando io avevo bisogno lui c’era e quando lui aveva bisogno di me io c’ero sempre e comunque. Ci capivamo stando in silenzio, solo con lo sguardo, con me e la mia famiglia. Mio marito gli voleva bene come un fratello [...] i suoi nipotini erano tutto per lui. Non sarà facile andare avanti senza di lui”.
Rimane talvolta solo il silenzio
“Rimane talvolta solo il silenzio, rimane soltanto un grande vuoto e non puoi fare altro che pregare e chiedere a Lui, che ti ha dato tutto, la forza di continuare…"
Questo “silenzio”, preso in prestito dalle parole cantate da Claudio Chieffo, è quello che provo in questi giorni nel raccontare, qui e ora, la morte di un uomo, del suo volto umano, di chi l’ha vissuto e di chi l'ha concepito, ascoltandolo nella gioia del suo primo respiro ma non in quell’ ultimo, vissuto con straziante dolore. “AdDio” Pino, arrivederci, ciao figlio mio, fratello, amico e amore della mia vita.
Nel viaggio verso il Mistero, è certo, non lascerà niente a casa
Giuseppe Galbiati muore a ventinove anni in una tragedia chiamata incidente stradale. Pino, nel viaggio verso il Mistero, è certo, non lascerà niente a casa, porterà con sé il tutto. Nell’ascoltare la voce e il pianto mi sembra di ascoltare il sussurrare di una voce che lontana non è: “Ciao mamma, ciao papà, nulla di voi è perso, nulla sarà perduto. Ciao Daniela, ciao Antonella, sorelle mie, porto con me ogni istante del nostro vissuto, ogni sorriso, ogni abbraccio, ogni nostro giocare; siete carne della mia carne e sempre lo sarete in terra come in cielo. Le vostre lacrime e il vostro dolore mi appartengono e li porto con me con la tristezza di essere per ciascuno di voi, causa di tanto sconforto. Sappiate che sarà il vostro sorriso a rendermi fiero e orgoglioso di voi…
Sappiate che non ho portato con me nessun rancore, nessuna incomprensione di nessuno, in questo luogo c’è pace e voi tutto siete il mio ristoro, nel bello e nel buono della mia vita passata, presente e anche futura vita in cui continueremo a esserci. Questo è un giorno strano, mia dolce Martina, “baby sita” del mio quotidiano sin dal primo risveglio. Oggi cantiamo insieme con Niko Pandetta “voglio a te, voglio a te…” Tutto non è un ricordo, tutto è compreso nel mio viaggio dove il mio desiderio più profondo resta quello di non perdervi mai di vista, guardandovi dall'alto ma camminando giorno per giorno con ciascuno di voi. Alio, pensa che belle cose abbiamo vissuto insieme, una lunga amicizia piena. È stato un dono da non disperdere, da vivere con serena contentezza. Per tutto questo, stai lieto così come in mille vicende abbiamo sperimentato”.
Dov’è Dio nel momento di dolore?
Nascosta o urlata, ecco la domanda che in ogni dramma si rinnova… Continuiamo a raccontare, tra un silenzio e l’altro, della ricerca di senso che senso (apparentemente) non c’è l’ha. E’ un faccia a faccia con Martina, la sua amata, Antonella, la sua sorellina, Alessio, il suo grande e migliore amico; e poi con altri ancora, che abbiamo ascoltato nel silenzio del Santo Rosario in una chiesa strapiena a Romano Banco, Buccinasco, domenica 23 alle ore 19.00.
La nostra conversazione di sabato portava con sé angoscia, incazzatura ma, più forte ancora, il desiderio di non cadere nella banalità della “conoscenza dei fatti”, il cui dettaglio al momento non ci interessa o poco importa. Ho ascoltato, trattenuto ogni sguardo pieno di fierezza per averlo vissuto e amato; compreso il silenzio e lo sguardo perso, quasi spaurito, della sua sorellina Antonella in cerca di risposte.
Martina
Inizia a raccontare Martina, che spezza a conforto una poderosa lancia: “Oggi è dolore ma domani ci sarà più luce, sono certa” racconta e si racconta. Mi chiamava baby, eravamo tanto amici, quando mi ha visto per la prima volta, mi ha detto: “Te devi essere la mia donna. Adoravo i suoi occhi, parlavano per lui. Eravamo insieme da quattro anni, avevamo trovato casa. Voleva un figlio, tutte le mattine me lo diceva e io a oggi mi incolpo. Ma eravamo giovani, eravamo piccoli ancora. Buono e generoso anche con chi non lo meritava… Al bisogno, se aveva 100 dava 100 e piuttosto rimaneva lui senza. Nella stanza è forte e chiara l’emozione del momento…
Alessio
Strepita, incalza e quasi urla all’ingiustizia Alessio, "Alio" per Giuseppe è il suo grande e decennale amico. “Lui era più grande di me di due anni… Pensa che sono arrivato a Buccinasco nel 1999 e abitavo a Cesano Boscone e non sono uscito per un annetto. Nel 2000 ci siamo incontrati al parchetto sotto casa e lui da li mi ha fatto conoscere la gente qua a Buccinasco. Mi ha fatto iniziare a crescere poi, in un certo periodo, aveva vissuto una certa ansia e non voleva fare niente. Lo capivo e andavo sotto casa, lo chiamavo per fumarci una sigaretta insieme. Il giorno del mio matrimonio, la sera prima, si è addormentato con me nel letto aspettando fino alle 6:30 del mattino. Si è alzato, era agitato più di me, e siamo andati a prendere insieme l’auto nel lavaggio e poi a sposarmi. La nostra amicizia era di grande complicità e di bene in ogni cosa, impossibile da descrivere… mi sento solo”.
Antonietta
Antonietta vorrebbe sparire, non ha voce non desidera dire nulla: “Mi sentivo voluta bene, mi controllava in ogni cosa, voleva sapere tutto di me e domandava a Martina. Mi riempiva di caramelle e spesso mi faceva arrivare i bomboloni anche a mezzanotte. Che buoni… Antonella si ferma in un tremito che raggiunge tutti”.
Continua Alessio:
“Lui pensava che, oltre alla sua famiglia, gli altri non gli volessero bene… Per questo stava per conto suo, questo per quest'idea che nessuno non lo apprezzasse, credimi Renato, non sai quante persone gli volessero bene, in quanti mi hanno chiamato per farmi le condoglianze, era voluto bene”.
Ti credo Alessio, vi credo… la vostra umanità parla per voi.
Martina, Antonella, Alessio, ecco una domanda per ciascuno di voi, un’ultima domanda riguardo il “caro Pino, non ti dimenticherò mai”.
Nel cuore resta l’impotenza nel dare una risposta a quella domanda così impegnativa: “Dov’è Dio nel momento del dolore?” Penso e trattengo la domanda, vissuta nello sguardo perso di Maria, sua madre e Biagio, suo padre. Ma chi sono io per dare una risposta? Sono certo che ci penserà Lui direttamente a rispondere, magari lo farà con il respiro di Pino che soffierà nel cuore dei suoi amati. A noi tocca essere pronti ad ascoltare, con il cuore disponibile e le orecchie tese nel sapere cogliere la Sua risposta. Verrà, verrà!
renato.comunicazione@gmail.com