La malattia invisibile della coraggiosa ragazza bresciana

Marta Zamboni, 43 anni, dall’età dello sviluppo soffre di una patologia subdola e invalidante

La malattia invisibile della coraggiosa ragazza bresciana
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La malattia invisibile della coraggiosa ragazza bresciana.

La malattia invisibile della coraggiosa ragazza bresciana

Ha 43 anni Marta Zamboni, e dall’età dello sviluppo soffre di endometriosi, una malattia subdola, invalidante e, purtroppo, sottovalutata, che solo in Italia colpisce oltre 3 milioni di donne e 176 milioni nel mondo. Cresciuta a Montichiari, la sua, raccontata a BresciaSettegiorni.it, è una storia emblematica.

Una malattia invisibile e sottovalutata

Una patologia infiammatoria cronica, progressiva, spesso recidivante, invisibile dall’esterno e caratterizzata dalla presenza anomala di tessuto simile all’endometrio, la mucosa che riveste l’utero, al di fuori di questo, che stravolge la vita delle donne a 360 gradi a livello lavorativo, personale e relazionale. La presenza di tessuto laddove non dovrebbe esserci, infatti, genera lesioni, aderenze, noduli colpendo non solo gli organi pelvici, quali tube ed ovaie, ma pure intestino, ureteri, legamenti utero sacrali, nervi, polmoni, fegato, diaframma, in una escalation della malattia che è ancora poco conosciuta.

Worldwide EndoMarch

Proprio per questi motivi Marta Zamboni ha deciso di dare voce, attraverso la sua storia, a quelle donne che soffrono in silenzio, sostenendo il gruppo Team Italy della «Worldwide EndoMarch» che ogni anno organizza a Roma una marcia contro l’endometriosi.

La storia di Marta

“I primi sintomi li ho avuti subito dopo lo sviluppo – racconta – inizialmente il problema era limitato alle mestruazioni molto dolorose e abbondanti ma poi si è diffuso anche agli organi circostanti. Solo alla fine degli anni Novanta una ginecologa ipotizzò come causa dei miei disturbi l’endometriosi. Sembra assurdo ma allora non c’erano ancora strumenti che potessero informare noi pazienti e renderci consapevoli di cosa stessimo vivendo. La cosa peggiore è non venire credute, sentirsi dire che siamo esagerate, che il dolore è solo nella nostra testa, sentire che la frustrazione mentale e il dolore fisico si ripercuotono anche psicologicamente su di noi”.

Una patologia invalidante

Si stima che passino dai 5 ai 7 anni prima di ricevere una diagnosi esatta e in questo lunghissimo lasso di tempo la malattia progredisce indisturbata, compromettendo la funzionalità degli organi e rendendo un inferno la vita quotidiana.

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