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Il Ministro Piantedosi a Milano per il tema sicurezza: "i dati non parlano di emergenza"

Il Ministro ha discusso il confronto dei dati sui reati tra il 2019 ed oggi

Il Ministro Piantedosi a Milano per il tema sicurezza: "i dati non parlano di emergenza"
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Questa mattina in Prefettura a Milano si è tenuto il Comitato per l'ordine e la sicurezza, in presenza anche del Ministro Piantedosi.

Il Ministro Piantedosi a Milano per il tema sicurezza

MILANO - Come riporta Prima Milano, il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi oggi è stato a Milano per discutere del problema sicurezza in città.

"Ho inteso dare un segnale di presenza qui a Milano per l'importanza dei temi della sicurezza nell'area metropolitana e più dello specifico temi accaduti nell'area della Stazione Centrale di Milano.

Ho voluto dare un segno tangibile della responsabilità che mi compete in un momento acuto di attenzione per dare anche giusta lettura dei fenomeni".

I dati a confronto

"Abbiamo fatto una verifica di questo primo quadrimestre dell'anno nella zona della stazione. Confrontato dei dati e prendendo come parametro il 2019", ultimo anno statistico ordinario, prima degli anni della pandemia. In ogni caso, ha precisato poi il ministro, al di là delle statistiche "tutto ciò che genera preoccupazione è un problema che ci occupa e ci preoccupa e di cui di cui dobbiamo farci carico".

Calo del 39%

"Nel quadrante della Stazione Centrale i reati tipici come furti, rapine e violenze sessuali, sono calati del 39% rispetto al 2019. Se dessimo importanza esclusiva al dato statistico dovremmo dire che c'è proficua valenza dei servizi che stiamo facendo. Poi esiste problema di percezione e chiaramente di importanza dei singoli reati, come i reati di violenza sessuale": Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi al termine del Comitato per l'ordine e la sicurezza in Prefettura. Il ministro ha sottolineato poi che "l'obiettivo è sempre orientato ad annullare la possibilità che questi fatti possano accadere".

Emergenza sicurezza, sì o no?

A chi gli chiedeva se si possa parlare di emergenza sicurezza, il ministro ha poi risposto:

"Se parliamo di emergenza anche riferiti al dato oggettivo dico di no, ma sto ben attento a non sottovalutare la richiesta crescente di sicurezza, non è che il dato ci rassicura e ci rinchiudiamo nelle nostre stanze, lavoreremo sempre per avere un dato migliore e una percezione migliore".

La promessa di pareggiare le forze in campo

"A fronte del nostro più 500" degli agenti di polizia locale "c'è la promessa di pareggiare sostanzialmente" le forze di polizie incrementali. "Ho avuto la soddisfazione di sentire la mia richiesta considerata e credo che il Ministro e tutti quelli che lavorano con lui faranno il possibile per avere un occhio di considerazione per Milano".

Il ministro ha poi confermato che

"Tra Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza si tratta di 430 persone" ovvero "430 nuove immissioni" che vanno a compensare anche le uscite" e che per ruolo ed età saranno "per lo più negli scenari operativi".

Immigrazione: "dare accoglienza non basta"

"Credo che vada sfatato il discorso che basta dare accoglienza per prevenire dei reati. Il tema è molto complesso, sicuramente ci sono le condizioni di marginalità sociale che alimentano il circuito dell'insicurezza sia per quanto riguarda le commissione di reati sia per quanto riguarda la sensazione che i cittadini hanno, e le soluzioni non sono univoche ma certamente essere tentati di dire 'ti do un permesso di soggiorno, prevedo soluzioni di accoglienza e ho risolto il problema', in realtà non è così".

Un fattore incisivo

Sempre in merito all'immigrazione, il ministro ha anche spiegato:

"Il dato statistico sembrerebbe dare l'indicazione che l'immigrazione, controllata ed incontrollata, alimenti un po' di più" i reati".

L'immigrazione tende ad essere fattore di alimentazione delle sacche di emarginazione. E' soprattutto composta di fasce di età giovanili che statisticamente, da sempre a prescindere dall'immigrazione, concorrono alla commissione di reati, quindi sicuramente l'immigrazione incide in maniera importante ma senza che questo sia letto come uno stigma sull'immigrato in quanto tale, a una sua naturale propensione al reato che noi italiani non abbiamo".

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