I soldi della 'ndrangheta per comprare bar e locali: l'indagine di Brescia tocca Buccinasco

L'imprenditore bresciano Francesco Mura accusato di aver investito i soldi ricevuti da Giuseppe Pangallo, genero di Rocco Papalia.

I soldi della 'ndrangheta per comprare bar e locali: l'indagine di Brescia tocca Buccinasco
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I soldi della 'ndrangheta per comprare bar e locali: l'indagine di Brescia tocca Buccinasco

BUCCINASCO – Hanno toccato anche Buccinasco le indagini dell’operazione Scarface condotta dai carabinieri di Brescia. Oltre 20 indagati, maxi sequestri per un valore di quasi 25 milioni di euro, tra appartamenti, auto, ville e conti.

I protagonisti del giro di riciclaggio

Associazione a delinquere, finalizzata al trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro dalla provenienza illecita, con l’aggravante di aver favorito le cosche mafiose. Soldi che arrivavano da trasmissioni su piccole emittenti specializzate nella previsione dei numeri del lotto. Al centro dell’inchiesta, l’imprenditore  Francesco Mura, 41 anni, di Asti ma residente nella provincia bresciana. È lui il promotore e organizzatore del giro di riciclaggio, realizzato sfruttando il rapporto “di amicizia e di reciproci interessi economici consolidati nel tempo con Giuseppe Pangallo”, si legge sulle carte dell’inchiesta.

I soldi “provenienti dalle attività illecite della ‘ndrina”

Pangallo, che non risulta neanche indagato in Scarface, è il marito di Rosanna Papalia, secondogenita di Rocco Papalia, il boss di Buccinasco uscito dal carcere dopo 26 anni di reclusione per omicidio, sequestri e droga e altri due anni di casa lavoro in Abruzzo. È proprio l’aver agevolato la ‘ndrina dei Papalia che ha aggravato la posizione dell’imprenditore bresciano. Secondo gli inquirenti, Pangallo forniva i soldi, “provenienti dalle attività illecite della ‘ndrina”, oltre 250mila euro, e gli arrestati impiegavano le somme per acquistare rami d’azienda di bar e tabaccherie (come il Cigno Nero, a Rovato, Brescia). Un giro di soldi “ripuliti” (anche con fittizie vincite al lotto) che coinvolgeva anche forze dell’ordine (tra gli indagati anche l’ex comandante della Polstrada di Chiari e il maresciallo dei carabinieri, accusati di corruzione e accesso abusivo ai sistemi informatici), comprati con telefoni e biglietti per vedere le partite allo stadio. Mura conosceva bene Pangallo, finiti insieme nelle carte delle inchieste (Marine, 2002).

Intercettazioni, pedinamenti e indagini patrimoniali sui flussi di denaro

Pangallo, accusato di associazione, fu poi scarcerato perché non si rilevarono rapporti tra i due e gli altri arrestati. Secondo gli inquirenti, il silenzio “serbato al momento giusto, consentirà a Mura di entrare nelle grazie di Pangallo, grazie al quale, a partire dal 2008, l’imprenditore astigiano partirà per la sua corsa verso l’accumulo di ricchezze frutto di articolate condotte illecite”. Un blocco di intercettazioni, pedinamenti e indagini patrimoniali sui flussi di denaro hanno dimostrato che “Pangallo aveva fornito a Mura la provvista per acquisire la proprietà di un bar, e la ‘ndrangheta di cui è esponente ha finanziato le attività illecite imprenditoriali di Mura, permettengogli attività di riciclaggio”, ancora dalle carte dell’indagine.

Un rapporto d’affari e un legame quasi famigliare

Un rapporto, tra Pangallo e Mura che durava da tempo: l’imprenditore era pienamente consapevole di avere davanti un componente “della più grossa famiglia di ‘ndranghetisti che c’è storicamente in Lombardia”, dice intercettato. E parlando della condanna a sei anni di Pangallo, dice all’amico che “se li deve scontare tutti, mica gli danno l’indulto, non hanno diritto a nulla loro, sono una famiglia così, malvista”. E perché non se n’è andato via dall’Italia allora? Gli chiede l’amico. “Ma lui è già fuori dall’Italia – riferedosi al trasferimento di Pangallo prima in Svizzera e poi in Francia –, dice: ho sti sei anni e mezzo, me li tolgo così poi non mi rompono”. Un rapporto d’affari e un legame quasi famigliare: Mura, sempre intercettato, parla della possibilità di andare a trovare il suocero di Pangallo, Rocco Papalia (completamente estraneo all’indagine Scarface), ma lo reputa inopportuno, perché “c’avrà gli appostamenti quello lì, hanno i carabinieri h 24 intorno. Ai tempi faceva di tutto, sequestri, racket, droga. Quello lì, è uno pesante".

FG

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