"Ho fatto un caXXata... a Rozzano": l'assassino di Manuel Mastrapasqua si costituisce ad Alessandria
Il giovane, che in passato era stato denunciato per furto e tentata rapina, ha dichiarato che non pensava di aver ucciso Mastrapasqua
Esclama ai poliziotti dopo un controllo: "Ho fatto un caXXata... a Rozzano", e l'assassino si costituisce ad Alessandria.
"Ho fatto un caXXata... a Rozzano": l'assassino di Manuel si costituisce
ROZZANO - Alessandria, sabato mattina, stazione ferroviaria, ore 12.20. D. R., 19 anni, è appena stato fermato per un normale controllo dagli agenti della Polizia Ferroviaria. Arrivato da Milano, stazione di Pieve Emanuele per la precisione, i poliziotti gli chiedono i documenti, inseriscono i suoi dati nel sistema, e glieli restituiscono. Tutto sembra tranquillo, ma poi accade l'inaspettato. Il ragazzo si allontana di qualche passo, torna indietro e confessa: "Ho un peso addosso. Ho fatto una caXXata... a Rozzano, ho ucciso una persona".
La stessa versione, poche ore dopo, verrà confermata negli uffici della Procura di Milano, di fronte al pubblico ministero Letizia Mocciaro e ai carabinieri del Nucleo investigativo. D. R. ammette di essere l'assassino di Manuel Mastrapasqua, 31 anni, ucciso la notte di venerdì a Rozzano per un bottino di soli 15 euro: "L’ho fatto per rubargli le cuffie", racconta il giovane, riferendosi a un paio di cuffie dal valore di meno di 15 euro, ritrovati dai carabinieri in un cestino della spazzatura vicino a viale Romagna, il luogo dell’omicidio.
Una rapina culminata in tragedia
Manuel Mastrapasqua, di ritorno dal suo turno di lavoro dopo mezzanotte in un supermercato di via Farini, a Milano, si stava incamminando verso casa e si stava messaggiando con la fidanzata. Messaggi vocali, ma uno di questi non verrà mai terminato. Alle 2.54, le telecamere di sorveglianza lo riprendono per l’ultima volta, vivo, mentre cammina verso la sua abitazione. Nel frattempo, scambia messaggi con la sua fidanzata, che vive in Liguria. La conversazione si interrompe improvvisamente alle 2.55, quando sul suo telefono appare il messaggio: "...sta registrando...". È l’ultimo segnale di vita.
In quello stesso momento, secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti e anche grazie alla confessione, D. R. lo aggredisce con un coltello, intimandogli di consegnargli qualcosa. Ne segue una breve colluttazione, durante la quale l'aggressore strappa le cuffie a Mastrapasqua, che cerca di resistere e recuperarle. La violenza dell’aggressione culmina con una coltellata fatale al costato destro. Il corpo senza vita di Manuel viene trovato poco dopo, alle 2.58, da una pattuglia dei carabinieri di Rozzano in servizio notturno.
Un assassino solo
Le indagini, condotte dalla squadra Omicidi, diretta da Antonio Coppola e Fabio Rufino, confermano che D. R. era solo al momento dell’omicidio. Le telecamere della zona lo riprendono mentre si muove, vestito in tuta nera e con un cappellino bianco, da viale Campania, dove risiede, fino al luogo del delitto. Un dettaglio inquietante emerge dai filmati: prima dell’aggressione, si nota già il riflesso del coltello infilato nella cintura del ragazzo.
Sebbene inizialmente si fosse ipotizzata la presenza di complici, gli investigatori hanno chiarito che Rezza avrebbe agito da solo. Alcuni passanti potrebbero aver assistito all’aggressione, ma nessuno si è fatto avanti per testimoniare. Forse persone poco raccomandabili, secondo gli inquirenti.
La fuga in mattinata e poi la confessione
Dopo l’omicidio, il 19enne è tornato a casa e al mattino ha confessato il crimine ai suoi genitori, che però non gli hanno creduto. Il padre lo ha accompagnato alla stazione di Pieve Emanuele, dove il giovane ha preso un treno per Alessandria, con l’intenzione di fuggire in Francia. Tuttavia, il peso della colpa lo ha spinto a confessare agli agenti della Polfer.
Il giovane, che in passato era stato denunciato per furto e tentata rapina, ha dichiarato che non pensava di aver ucciso Mastrapasqua, nonostante la violenza dell’aggressione. Un'aggressione per una cuffia da 15 euro...