Email choc dell'azienda ai fornitori: "Niente corrieri di colore"

Mail razzista di un'azienda di Lumezzane in provincia di Brescia, ai fornitori.

Email choc dell'azienda ai fornitori: "Niente corrieri di colore"
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Email choc dell'azienda ai fornitori: "Niente corrieri di colore".

Email choc dell'azienda ai fornitori: "Niente corrieri di colore"

BRESCIA – “Chiediamo tassativamente, pena interruzione di rapporto di fornitura con la vostra Società, che non vengano più effettuate consegne utilizzando trasportatori di colore e/o pakistani, indiani o simili”. Scrive così l’azienda che si occupa di lavorazione dei metalli, la Chino Color di Lumezzane in provincia di Brescia, in una email inviata ai fornitori.

Trasportatori solo italiani o tutt'al più dell'est Europa

Secondo la comunicazione riportata dal Giornale di Brescia, l’azienda avrebbe inoltre specificato che “gli unici di nazionalità estera che saranno accettati saranno quelli dei paesi dell’est, gli altri non saranno fatti entrare nella nostra azienda né tantomeno saranno scaricati”.

La reazioni alla mail razzista

Tanta indignazione, anche da parte dei Sentinelli di Milano: “Una specie di politica aziendale che ricalca le leggi razziali, discriminando un’intera categoria di lavoratori sulla base del colore della loro pelle o della loro nazionalità. Un danno economico per l’azienda fornitrice che, pena la risoluzione del contratto, cosa dovrebbe fare? Licenziare tutti i suoi lavoratori che hanno la pelle nera? Le avvocate di WildSide Cathy La Torre segnaleranno l’episodio all’Unar - Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni”.

Il sindaco leghista Facchini: lo sfogo di un momento

Sulla questione ci ha tenuto a dire la sua anche il sindaco Josehf Facchini in quota Lega: “Non bisogna strumentalizzare la nostra terra d’imprenditori generosi – ha scritto su Facebook –. Conosco la realtà lavorativa della mia terra e pure la famiglia Becchetti di Chino Color è nota, a mio modesto parere si tratta di una tempesta in un bicchiere d’acqua che si sta ingigantendo solo perché se ne parla senza cognizione del contesto territoriale. Non ho ancora avuto modo di sentire Federico Becchetti ma mi sento di dire che sposo la tesi dei dipendenti, che parlano di uno sfogo dovuto a reiterate incomprensioni con alcuni corrieri. Chi conosce Lumezzane sa che è la patria della casa-officina, dove l’imprenditore è il primo a stare in fabbrica e l’ultimo ad andare via perché ama ciò che fa ed è una persona che si dà da fare con impegno – prosegue il primo cittadino –. È chiaro che condanno ogni episodio di razzismo e discriminazione ma francamente non capisco come possa far passare per razzista un imprenditore che, a quanto so io, dà lavoro indistintamente ad italiani e stranieri. Mi auguro che il caos mediatico a livello nazionale non finisca per strumentalizzare una realtà produttiva e positiva come quella lumezzanese. Siamo un territorio conosciuto da tutti per il nostro modo di intendere il lavoro e proprio grazie ad esso diverse comunità di stranieri si sono integrate alla perfezione”.

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