Denunciati per invasione di terreni gli attivisti di Greenpeace in protesta in Fiera
Non è finita bene per i manifestanti della Ong, che sono stati portati via con la forza dalla Fiera e adesso dovranno rispondere alle accuse...
MILANO - Sono stati fermati da un blitz delle forze dell'ordine e poi denunciati gli attivisti di Greenpeace che hanno attuato una protesta alla Fiera di Rho in occasione dell'inaugurazione della 50esima edizione di Gastech, il più importante incontro mondiale delle aziende del gas, del Gnl e dell'idrogeno, del 5 settembre 2022.
Video dalla pagina Instagram Welcome To Favelas
Denunciati gli attivisti di Greenpeace
Come riportano i colleghi di Prima Milano, alcuni membri della Ong hanno anche hanno affisso in metropolitana decine di manifesti contro l'industria del gas e del petrolio. Attimi di tensione, dunque, davanti i padiglioni di Gastech, dove alcuni manifestanti sono stati presi di peso dalle forze dell'ordine e allontanati. E' stata inoltre sequestrata la mongolfiera che gli attivisti volevano far volare come simbolo della protesta.
In totale sono state identificate 46 persone, 12 italiani e 34 di altre origini europee, che dovranno difendersi dall'accusa di invasione di terreni.
Le motivazioni della protesta: parlano gli attivisti
"Abbiamo portato la nostra protesta pacifica a questo evento perché da 50 anni riunisce le aziende maggiormente responsabili della crisi climatica, i cui effetti, dalla siccità alla tragedia della Marmolada, sono ormai sotto gli occhi di tutti anche in Italia. Nel frattempo, assistiamo a una campagna elettorale in cui i principali partiti presentano programmi con obiettivi climatici inconsistenti e false soluzioni come i rigassificatori, che rischiano di aumentare la nostra dipendenza dal gas fossile, gravando anche sulle nostre bollette. Ma c’è qualcosa che possiamo fare per mettere un freno all’influenza delle aziende inquinanti e all’inazione della politica: firmare l’iniziativa dei cittadini Europei (Ice) per vietare le pubblicità e le sponsorizzazioni delle aziende legate ai combustibili fossili, che minacciano il diritto all’informazione e la salute delle persone e del pianeta"- ha spiegato Federico Spadini.
"Per anni, le compagnie dei combustibili fossili hanno negato l’esistenza della crisi climatica e le loro stesse responsabilità. Quando negare è diventato impossibile, la pubblicità è diventata un mezzo per fare greenwashing e distrarre l’opinione pubblica dal fatto che, al di là delle belle promesse, il loro business principale rimane uno solo: estrarre e bruciare combustibili fossili. Ora più che mai, nel mezzo di una crisi energetica che colpisce milioni di persone, è fondamentale vietare queste pubblicità tossiche che non fanno altro che fuorviare i consumatori e contribuire ad arricchire queste multinazionali. Senza questo megafono pubblicitario, sarà subito chiaro che le bugie hanno le gambe corte", ha aggiunto Silvia Pastorelli.
La petizione
"Stop alla pubblicità delle aziende inquinanti" è la petizione portata avanti da Greenpeace. Se entro ottobre raggiungere il milione di firme, la commissione europea sarà costretta a discutere una proposta di legge per fermare la propaganda ingannevole delle aziende inquinanti che incidono sulla crisi climatica.