Da covo della mafia a posto sicuro per donne maltrattate: si chiamava villa Annabella, ma l'intenzione del Comune è di intitolarla a Lea Garofalo

La sontuosa casa è stata confiscata al clan Valle e messa a disposizione del Comune dopo un tortuoso iter

Da covo della mafia a posto sicuro per donne maltrattate: si chiamava villa Annabella, ma l'intenzione del Comune è di intitolarla a Lea Garofalo
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Da covo della mafia a posto sicuro per donne maltrattate: si chiamava villa Annabella, ma l'intenzione del Comune è di intitolarla a Lea Garofalo

Da covo della mafia a posto sicuro per donne maltrattate: si chiamava villa Annabella, ma l'intenzione del Comune è di intitolarla a Lea Garofalo

NOVIGLIO – Una vicenda lunga, tortuosa. “Non è stato facile”, ripete il sindaco Nadia Verduci che con determinazione, insieme alla squadra comunale, è riuscita a ottenere l’assegnazione della villa confiscata di via Valè al civico 38.

La vicenda

Una casa sontuosa che apparteneva alla famiglia Valle, storica ‘ndrina che dalla Calabria ha portato gli affari sporchi nella provincia milanese. Già noti per avere punti di “riparo”, veri e propri bunker dove nascondersi e imbastire i traffici illeciti, i Valle sono finiti nelle carte delle inchieste per la penetrazione mafiosa sul territorio. “Finalmente – tira un sospiro di sollievo Verduci – si sta concludendo l'iter per l'assegnazione al nostro Comune della villa confiscata dall'autorità giudiziaria, come richiesto dalla  Amministrazione Comunale. È stato approvato il progetto della "Fondazione Padri Somaschi Onlus" per l'assegnazione in concessione d'uso dell'immobile da destinarsi a casa di accoglienza temporanea per donne maltrattate, sole o con figli, che non si trovino in condizioni di emergenza”.

Villa Annabella

Insomma, da covo del clan a posto sicuro per donne che hanno subito violenza: si chiamerà Villa Annabella. “Un forte  segnale  dato alla criminalità organizzata e alle mafie togliendo loro i beni del malaffare per poi utilizzarli  per scopi sociali – ancora il sindaco –. Vorrei ringraziare gli assessori, in primis Ana Laborda, i consiglieri, i tecnici e i funzionari comunali che hanno creduto in questa possibilità  e nel progetto e che mi hanno supportato dalle  ipotesi iniziali  e nel lungo iter procedurale.

Il supporto

Un grazie anche alla A.N.B.S.C. (Agenzia Nazionale per l'amministrazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alle criminalità organizzate) per aver valutato positivamente  le nostre  richieste e il progetto proposto. Grazie anche al comandante della Polizia Unione I Fontanili per avermi affiancato già nei primi colloqui con l'Agenzia Nazionale e la Commissione Regionale Antimafia, in particolare rappresentata dalla sua presidente Monica Forte e del suo collaboratore che ringrazio per la disponibilità e il sostegno dimostrato nei confronti del nostro progetto”.

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