Covid in Lombardia, è iniziata la discesa ma si attende il picco per gli ospedali
La curva della Lombardia è molto simile a quella del Regno Unito. Vediamo perchè.
Covid in Lombardia, è iniziata la discesa ma si attende il picco per gli ospedali.
Covid in Lombardia, è iniziata la discesa ma si attende il picco per gli ospedali
MILANO - Finalmente una buona notizia sul fronte dei contagi nella nostra regione: i nuovi casi sono in discesa rispetto alla settimana precedente. Lo stesso non si può dire al momento per le occupazioni ospedaliere ma sappiamo bene che quei numeri sono sempre in ritardo rispetto a quelli relativi ai contagi.
Perchè il ritardo tra la curva dei nuovi casi e quella dei ricoveri?
Sembra un concetto semplicissimo, specie per chi, volente o nolente, da due anni a questa parte si trova a scrivere su questo argomento, cercando di entrare nel merito delle cose senza "copia-incollare" passivamente ciò che lanciano angenzie ed Enti vari. La spiegazione è di facile comprensione, ma meglio fare un riepilogo: il Covid non è (per fare un esempio) un infarto. Non colpisce subito al massimo della sua "potenza di fuoco", come avviene per certe emergenze mediche come posso essere ictus, infarto appunto o altro malore improvviso. Il covid spesso "cucina l'ammalato a fuoco lento".
Prima un po' di tosse (o raffreddore, guardando alla recente variante Omicron), febbre, dolori vari. Solo dopo qualche tempo (non sempre fortunatamente e quasi mai per chi è vaccinato senza altre patologie) arrivano i problemi di saturazione (la quantità di ossigeno nel sangue), difficoltà respiratoria. E' allora a quel punto che è necessario ricorrere al Pronto Soccorso. Una volta ricoverati, se non è estremamente critica la situazione, si cerca di trattare la malattia con forza ma senza ricorrere immediatamente alle terapie intensive. L'estrema ratio, il ricovero in rianimazione, avviene eventualmente qualche giorno dopo, quando il paziente non risponde alle cure standard o sub-intensive. È quindi facile intuire che, dal giorno zero della positività a quello in cui si finisce in ospedale e in seguito in terapia intensiva, passano spesso giorni, settimane: i famosi 14-21 giorni di "ritardo" tra il picco dei casi e quello dei ricoveri.
La curva della Lombardia simile a quella del Regno Unito
La fiammata nella nostra regione è iniziata a metà dicembre, per trovare un'accelerazione impressionante tra i giorni di Natale e quelli a ridosso dell'Epifania. Abbiamo visto tutti, tra un panettone e un brindisi (per molti mancato) le code ai tamponi, il sistema di Ats per prenotarli in affanno, amici e parenti intorno a noi ammalarsi sempre con maggior frequenza.
Un aumento esponenziale molto simile a quello a cui abbiamo assistito nel Regno Unito, con una curva che si impennata improvvisamente e altrettanto velocemente ha virato verso il basso. Una curva giunta prima in UK, dove il sequenziamento funziona egregiamente, che è dovuto dalla variante Omicron, uno dei virus più contagiosi di sempre (fortunatamente con esiti clinici più favorevoli).
In Lombardia, come nel resto d'Italia, si brancola un po' nel buio in quanto a sequenziamento, ma la curva lombarda "puzza" tantissimo di Omicron (al 40% già il 23 dicembre, ma sappiamo che ha un tempo di raddoppio di 2-3 giorni). Solo l'ottimo tasso di vaccinazione raggiunto dalla nostra regione ha permesso di non tradurre tutto ciò in un'ecatombe di ricoveri e decessi. Che comunque sono in aumento, ancora oggi.
Covid, discesa in Lombardia: finalmente il segno "meno"
La crescita dei contagi si è ora arrestata e, anzi, mostra un timido segno negativo. Analizzando come sempre gli ottimi dati forniti quotidianamente dal dott. Spada per Pillole di Ottimismo, dopo aver raggiunto tassi di crescita settimanale quasi del +200%, ora la Lombardia, con i dati aggiornati al 12 gennaio, segna un -3,4% di incidenza (casi ogni 100mila abitanti) rispetto alla settimana precedente. Dato incoraggiante, considerando che settimana scorsa abbiamo avuto un giorno festivo in più; quindi il calo potrebbe essere ancor più vistoso (ma nel frattempo hanno riaperto le scuole, quindi serve la massima cautela). Ancora meglio per quel che riguarda la Città Metropolitana di Milano, dove il calo si assesta al -12%.
Lo stesso ottimo segnale arriva dal dato (non preciso come l'incidenza, ma anch'esso indicativo sulla tendenza) della percentuale di tamponi positivi rispetto al totale: dopo aver raggiunto la cifra "monstre" del 25% (1 tampone su 4 risultava positivo solo una settimana fa), negli ultimi giorni il tasso segna un dato intorno al 16-18%. Ancora molto alto (era al 2-3% a novembre, per intenderci) ma è la discesa che conta.
In attesa del picco degli ospedali
Come dicevamo, il picco dei ricoveri non è ancora arrivato. Anche se già qualche primo indizio di frenata (comunque in un contesto di crescita) sembra scorgersi.
Per quanto riguardo i ricoveri nei reparti ordinari, i numeri sono ormai consolidati da zona arancione: l'ultimo bollettino, datato 12 gennaio, ci mostra un'occupazione in Lombardia al 33%, in crescita del 37% rispetto alla settimana precedente.
Leggermente meglio la situazione per quanto riguarda le terapie intensive: sempre con i dati al 12 gennaio, la Lombardia ha un'occupazione al 16,8%, con un incremento però più modesto: +12% (la soglia per la zona arancione, ancora rimandata almeno di una settimana, o per sempre, è fissata al 20%, lo ricordiamo).
Come abbiamo anticipato nei giorni scorsi e confermato dal direttore generale del Welfare Giovanni Pavesi, da oggi i pazienti che necessitano di rianimazione potranno essere inviati anche all’ospedale in Fiera. I pazienti qui arriveranno secondo le indicazioni della Direzione Welfare: quando si crea un nuovo bisogno, un nuovo paziente che necessita di essere intubato, la Dg Welfare può decidere di mandarlo all'ospedale della Fiera Milano, dove sono stati riattivati i primi due moduli di terapia intensiva da 15 posti letto ciascuno.
Il focus sull'incidenza nella provincia di Milano:
Andrea Demarchi