Ciao Mimmo, Arrivederci!
È mancato dopo una non breve malattia, nel pomeriggio di venerdì 8 febbraio.
Ciao Mimmo, Arrivederci!
Ciao Mimmo, Arrivederci!
L’apparente diversità di due culture si può scoprire nel quotidiano, in quella pari dignità che solo in una reale dipendenza da Dio può esserci. Ecco, la storia ci consegna Moustafa Mohamed, un uomo arrivato dall’Egitto, capace di grandi slanci ideali e di profonda solidarietà umana. Il suo paese: l'Egitto. La sua patria: Dio, in ogni luogo. La vocazione: il lavoro e la sua compagnia lavorativa. La sua forza: la famiglia lontana. Ecco una persone che, seppure morta, non morirà mai!
Ciao Mimmo
Moustafa Mohamed, da tutti conosciuti come Mimmo, ha raggiunto la casa di Hallah. Muore dopo una non breve malattia, nel pomerigio di venerdì 8 febbraio, alla presenza del figlio Tajmer arrivato dall’Egitto. Da oltre venticinque anni in Italia, apre nel tempo e, con orgoglio, una sua attività di pulizia e servizi generali. Diventa da subito un grande punto di riferimento delle diverse “immigrazioni” in cerca di casa e lavoro.
Un "immigrato della prima ora"
Una cultura musulmana, quella di Mimmo, semplice e pulita, dove la risposta al bisogno era una questione ideale. Immigrato della prima ora, lascia l’Egitto dei tempi difficili, dopo aver partecipato da graduato alla grande Guerra libico-egiziana, il conflitto che vide contrapposta la Libia di Mu'ammar Gheddafi e l'Egitto di Anwar al-Sadat che auspicava la pace con Israele. Arrivato in Italia in altrettanti tempi non facili, dove preconcetto e pregiudizio consideravano (ancora più di oggi) gli africani “umani di serie b”. Mimmo spiazza tutti e, con la sua semplicità piena di uno sguardo luminoso, testimonia che la diversità culturale, di pelle o di provenienza è un bene prezioso da vivere in ogni luogo.
Un grande lavoratore
Buon “amico” dei suoi fratelli che, come lui, avevano lasciato l’Egitto alla ricerca di un lavoro, aveva della sua “compagnia lavorativa” un rispetto e, a pari dignità, la ricerca di bene comune, non solo materiale. Da sempre al “servizio del suo lavoro”, che considerava tale non per quello che faceva, ma per il motivo per cui lo faceva: portate benessere alla sua famiglia rimasta in Egitto. Sua moglie e i suoi figli ormai con figli: Tamer (3) Walla (3) e Sharif (1). Insomma, il nostro “Nonno Mimmo” possiamo testimoniare fosse un grande uomo.
Le esequie
Tra la commozione di fratelli e amici siamo stati al primo momento di preghiera che si è svolto alla camera mortuaria del “Pio albergo Trivulzio”. Avvolto in un telo bianco, come vuole la tradizione Musulmana, l’Imam (chi guida la preghiera collettiva dei mussulmani) ha fatto pregare e ringraziato in nome di Dio tutti i presenti; a seguire, da parte dei cattolici un padre nostro. Nel pomeriggio, la preghiera nella Moschea Milanese e, mercoledì mattina alle 5, partenza per l’Egitto dove si svolgerà il rito funebre che si terrà giovedi 14. Venerdì e sabato saranno due giorni di saluti per tutti gli ospiti nella casa di Mimmo, come scrive Tamer Abdulmonem nelle pagine di facebook dove centinaia di amici hanno salutato Mimmo.
Ciao Mimmo, e grazie!
Caro Mimmo, grazie a nome di tuti coloro che ben conosci per aver testimoniato che la fede in Dio è dignità, carità, passione ideale e coraggioso affronto della realtà, in ogni circostanza. Ho visto la dignitosa tristezza di Elena e dei suoi figli, di tutti gli amici dell’Antica Posta dove tu sei sempre stato prezioso protagonista. Ho visto il pianto silenzioso dei tuoi fratelli, di tuo figlio Tamer… Ho rivisto il tuo sorriso mai spento e sempre pieno di cuore sincero, pieno di Dio. Ho fatto memoria di tanti momenti di compagnia e nel ricordo mi viene in mente tutte le volte quando, in occasione del nostro Santo Natale, alla vigilia ti consegnavo il “Gesu Bambino” da mettere al mattino presto nel presepe… "Non si preoccupi sig. Renato, lo custodirò con cura, come un fratello prediletto”. Alle prime ore del mattino il presepe era completo… Grazie Mimmo, esempio della presenza di Dio tra noi, una grande festa ti aspetta in paradiso.
Renato Caporale
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