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Chi era davvero Massimiliano Pozzi, l'avvocato dal gesto estremo al Tribunale di Milano

Veniva chiamato "Massi", un papà amorevole e un appassionato di baseball.

Chi era davvero Massimiliano Pozzi, l'avvocato dal gesto estremo al Tribunale di Milano
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Chi era davvero Massimiliano Pozzi, l'avvocato dal gesto estremo al Tribunale di Milano. Veniva chiamato "Massi", un papà amorevole e un appassionato di baseball.

Massimiliano Pozzi, al di là del gesto estremo

Ci ha lasciato improvvisamente nella giornata di mercoledì, Massimiliano Pozzi. Aveva 49 anni ed era avvocato: un gesto estremo pare alla base del volo dal settimo piano del Tribunale a Milano. "Massi" come veniva chiamato, abitava con la famiglia a Mombello, una frazione di Limbiate (Brianza) e lascia una moglie e un figlio di 13 anni. E’ proprio grazie a lui che Pozzi aveva scoperto nel baseball una grande passione.

Appassionato di baseball

Come riportano i colleghi di Prima Milano Ovest, frequentava la città, infatti, perché suo figlio si è allenato, fino a poco tempo fa, con il Baseball Senago.

E’ proprio a bordo dei diamanti milanesi che Massimiliano si è fatto conoscere come un uomo sempre disponibile e attento ai bisogni del figlio: "Era una persona fantastica - ha affermato un suo caro amico - Un uomo intelligente, colto. Più volte ho portato mio figlio a fare i compiti col suo perché li aiutava nelle difficoltà". Non faceva più parte dell’albo degli avvocati dal 2014 e in questi tempi si occupava di amministrare condomini. La domenica, invece, tutte le sue attenzioni erano per il figlio e per l’amatissimo Senago Baseball: "I ragazzi del baseball stravedevano per lui. Lo seguivano in tutto e lui non si tirava mai indietro per dare una mano - ha continuato l’amico - Infatti, ora siamo tutti sconvolti da ciò che è successo".

"Un papà ultras"

Chi era vicino a lui non accetta che Massimiliano venga ricordato solo per alcuni suoi problemi o debolezze.

"Noi non conoscevamo Massimiliano per quello che è stato scritto - ha continuato - Abbiamo passato diverso tempo insieme, vacanze e pomeriggi all’insegna dello sport. Vogliamo ricordarci di Massimo come l’uomo col quale potevamo portare i ragazzi alle partite alla domenica e mentre si allenavano, andavamo al primo supermercato per farci il panino col salame e berci una birra a bordo campo. Un papà ultras, una figura modello per suo figlio. E’ da quel giorno che mi chiedo come sia stato possibile".

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