Blitz dei carabinieri contro la 'ndrangheta, 11 arresti vicini alla ‘ndrina di Legnano e Lonate Pozzolo
Infiltrazione nella pubblica amministrazione ed estorsione violenta all’estero tra i reati contestati.
Blitz dei carabinieri contro la 'ndrangheta, 11 arresti vicini alla ‘ndrina di Legnano e Lonate Pozzolo.
Blitz dei carabinieri contro la 'ndrangheta, 11 arresti vicini alla ‘ndrina di Legnano e Lonate Pozzolo
Maxi blitz all'alba di questa mattina, giovedì 3 settembre, nelle Province di Milano, Varese, Pavia e Reggio Calabria, dove i militari del Comando Provinciale e del Reparto Anticrimine di Milano dei carabinieri, con il supporto di unità speciali, cinofile ed elicotteri, hanno eseguito un'ordinanza cautelare in carcere nei confronti di 11 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di corruzione, estorsione, rapina, spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi da fuoco clandestine ed alterate, tra cui un potente esplosivo, incendio doloso, minaccia aggravata, favoreggiamento personale. Condotte tutte aggravate dal “metodo mafioso” perché commesse al fine di agevolare le attività consortili della locale di ‘ndrangheta di Legnano – Lonate Pozzolo.
Operazione collegata all'operazione “KriMIsa” avviata nell’aprile 2017
L’attività, coordinata dalla DDA di Milano, è la naturale prosecuzione dell’operazione “KriMIsa”, avviata nell’aprile 2017 e culminata con l’esecuzione di 34 arresti eseguiti il 4 luglio 2019, nell’ambito della quale era stato cristallizzato l’avvio del processo di ridefinizione degli assetti organizzativi delle famiglie di ‘ndrangheta componenti la locale di Legnano-Lonate Pozzolo, collegata alla cosca FARAO-MARINCOLA egemone in Cirò Marina (KR) e la ricostituzione della locale stessa, nonché la ramificata infiltrazione negli apparati istituzionali locali ed il condizionamento delle ultime elezioni amministrative nel comune di Lonate Pozzolo. In quel contesto era peraltro stato arrestato un Consigliere del comune di Ferno, intraneo alla cosca. Erano altresì emersi rapporti diretti tra esponenti di spicco della consorteria mafiosa e vari funzionari amministrativi locali.
Il contributo all'indagine di due collaboratori di giustizia
Importante è stato il contributo alle indagini delle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia che hanno consentito non solo di confermare l’assoluta pervasività dell’associazione mafiosa negli apparati pubblici e nelle amministrazioni locali ma hanno permesso di documentare il potere delle cosche di ‘Ndrangheta anche in territorio estero confermandone ancora una volta la vocazione transnazionale.
In manette anche un consulente della procura di Busto Arsizio
Ricostruita l’attività di favoreggiamento in favore dell’associazione mafiosa commessa da un consulente esterno della Procura della Repubblica di Busto Arsizio (Va), già colpito da provvedimento cautelare il 4 luglio 2019 per altri reati. L’indagato, in qualità di titolare di un’Agenzia Investigativa attraverso la quale fungeva anche da consulente tecnico dell’ufficio giudiziario varesino, effettuava più “bonifiche” a favore di un autorevole esponente della locale di “Legnano-Lonate Pozzolo” finalizzate al rintraccio di microspie, gps e telecamere installate dalla P.G.. Forniva, inoltre, periodicamente informazioni su indagini in corso ed indicazioni tecniche e cautele da adottare per eludere le attività investigative.
Indagato anche un funzionario Anas e due ufficiali della polizia locale dei comuni di Ferno e Lonate Pozzolo
Indagato per associazione mafiosa anche un funzionario ANAS. Quest’ultimo infatti, intervenuto sul cantiere dell’impresa riconducibile ad uno dei sodali della citata locale di ‘ndrangheta, pur accertando l’assenza dei permessi necessari all’occupazione della carreggiata della SS 341 del Comune di Vanzaghello, dapprima elevava verbali di accertamento e poi, in seguito all’intervento dell’affiliato, annullava gli stessi verbali redatti. Il geometra dell’ANAS, inoltre, non solo attestava una falsa giustificazione lecita al cantiere privo di permessi ma si poneva a completa disposizione per garantire con la propria presenza il completamento dei lavori.
Rapporti e condotte illecite anche per due Ufficiali della Polizia Locale dell’Unione dei Comuni di Ferno e Lonate Pozzolo (indagati ma non destinatari di provvedimenti coercitivi), che favorivano un esponente dell’associazione mafiosa attraverso l’illecita rivelazione di controlli ispettivi ai cantieri. A fronte della propria condotta corruttiva, il funzionario avrebbe anche accettato dall'appartenente alla cosca la promessa della donazione di un escavatore.
La violenta estorsione a Malta
L'intensa attività d'indagine ha portato anche a ricostruire una violenta estorsione a Malta nel gennaio 2020 da parte di un gruppo di indagati diretta espressione della famiglia di Vincenzo Rispoli quest’ultimo storico capo della locale di “Legnano – Lonate Pozzolo”, spiegano i carabinieri. In particolare emergeva che gli indagati avevano svolto un’attività lavorativa “in nero” in alcuni cantieri edili siti in varie località della Repubblica di Malta a favore di un imprenditore italiano. Tuttavia, il mancato pagamento degli emolumenti concordati determinava una vera e propria “spedizione punitiva” in territorio maltese attraverso la quale l’imprenditore veniva individuato e picchiato selvaggiamente costringendolo a versare quanto preteso sia in contanti che tramite bonifici bancari.
"La 'ndrangheta non è morta"
L’estrema violenza consumata dagli indagati in territorio maltese serviva non soltanto a punire l’imprenditore inadempiente ma a confermare, anche in territorio straniero, che “la ‘ndrangheta non è morta”, come uno degli stessi indagati ribadiva nel corso di una conversazione intercettata. Le numerose risultanze raccolte in fase investigativa non lasciavano alcun dubbio sulla piena riconducibilità della condotta estorsiva nell’interesse della ‘ndrangheta lonatese e cirotana consentendo di confermare, ancora una volta, la piena ed attuale operatività della Locale “Legnano-Lonate Pozzolo”.
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