Abusi su minore dal prete di Rozzano, la Cassazione annulla la condanna
Ci sarebbero perplessità sul “tardivo disvelamento” degli abusi raccontati dopo tre anni dal giovane.
La Cassazione annulla la condanna del sacerdote della parrocchia di Rozzano don Mauro Galli già condannato in primo e secondo grado a 5 anni e mezzo per violenza sessuale.
Condanna annullata per il prete di Rozzano
ROZZANO – Si torna a parlare della condanna di don Mauro Galli, sacerdote della parrocchia di Sant’Ambrogio a Rozzano, accusato di violenza sessuale nei confronti di un ragazzo di 15 anni.
La Cassazione riapre il caso
Il caso risale a dicembre del 2011: il prete, padre spirituale ed educatore del giovane, era stato condannato in primo e secondo grado a 5 anni e mezzo. La Cassazione riapre ora il caso, come racconta oggi il Corsera. Ci sarebbero perplessità sul “tardivo disvelamento” degli abusi raccontati dopo tre anni dal giovane che impone una “rilettura” del percorso, affidandolo a un nuovo processo.
I fatti del 2011
La storia era stata raccontata dal 15enne, parzialmente confermata anche dal don. Il sacerdote aveva ospitato a casa sua il giovane, in accordo con i genitori. I due avevano condiviso lo stesso letto. Proprio nella notte trascorsa insieme, il ragazzo ha raccontato di aver subito gli abusi sessuali. Il don aveva ammesso di aver dormito con il ragazzo ma respinto le accuse di abusi.
La Cassazione annulla la condanna
Il vicario di Rozzano lo aveva trasferito a Legnano e, poi, l’arcivescovo Delpini lo aveva assegnato a incarichi lontani da minori, per poi sospenderlo dopo il successivo racconto, più dettagliato, del 15enne.
Il silenzio del ragazzo per tre anni era stato giudicato durante le prime due sentenze come un blocco psicologico, ma la Cassazione non ha ritenuto lo stesso, sottolineando addirittura la personalità “narcisistica del giovane e di isolamento personale, con ricoveri ospedalieri e simulate possessioni demoniache, turbamenti che avevano indotto i genitori già prima dei fatti ad affidarsi a una specialista”. Il ragazzo, dall’altra parte, in questi anni con la famiglia, ha sempre lottato per raccontare la sua verità.