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Vita da freelance? Tutto quello che bisogna sapere sulla Partita Iva

Aumentano in Italia le partite IVA, soprattutto grazie alle agevolazioni di cui gode chi aderisce al regime forfettario

Vita da freelance? Tutto quello che bisogna sapere sulla Partita Iva
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Vita da freelance? Tutto quello che bisogna sapere sulla Partita Iva

Vita da freelance? Tutto quello che bisogna sapere sulla Partita Iva

Ormai il lavoro sembra essere sempre più smart working e freelance, lavorare in qualsiasi spazio che non sia un canonico ufficio, comporta una serie di vantaggi ma, esattamente come per il lavoro in sede, ci sono una serie di norme da conoscere, soprattutto se questo tipo di attività non è regolata dalle leggi italiane ma la si svolge in un altro paese.

Freelance all’estero

La Partita Iva in Italia è più che sufficiente per intrattenere rapporti lavorativi nell’ambito della situazione nazionale. Invece, quando si lavora con aziende residenti all’Estero le cose cambiano un po’, perché si hanno rapporti con ditte che utilizzano un sistema di riconoscimento numerico, simile all’Iva, ma che si chiama diversamente, nazione per nazione. Come si evince dall’articolo sulla Partita Iva all’estero sul sito di iCRIBIS bisognerà sapere che, per far dialogare la propria Partita IVA col sistema tributario delle altre Nazioni, bisogna iscriversi al VIES, che è il Registro delle Partite IVA Comunitarie. Iscriversi al VIES, come per l’IVA, non ha un costo diretto e lo si può fare in autonomia tramite il proprio Cassetto Tributario dell’Agenzia Entrate. L’iscrizione al VIES, comunque, è solo il primo passo per avviare una procedura corretta di scambio commerciale con un’altra azienda residente in Europa.  Infatti, qualche problema potrebbe sorgere, almeno per coloro che sono alla prima esperienza, quando si tratterà di emettere le fatture. La fatturazione verso le aziende estere infatti, soprattutto per alcuni regimi IVA, deve ricorrere al sistema di Reverse Charge, che regola altrimenti il versamento dell’imposta.

Crescita in Italia

Aumentano in Italia le partite IVA, soprattutto grazie alle agevolazioni di cui gode chi aderisce al regime forfettario. Si tratta di 545.700 nuove posizioni, che sono state aperte solo nel 2019, con un incremento rispetto al 2018 del +6,4%. Secondo i dati comunicati dal MEF, il 72,9% di queste nuove adesioni sono state registrate da persone fisiche. Delle rimanenti, la maggior parte sono state attivate da Società di Capitali, il 21,4% e il resto viene diviso tra Società di Persone, il 3,6%, non residenti, l’1,8% e lo 0,3% dalle altre forme giuridiche. Per quello che riguarda la normativa, le più interessanti sono certamente le forfetarie, che hanno consentito alle persone fisiche di aderire ad un sistema erariale molto più conveniente di quello societario, sia per la tassazione, che rimane fissa al 15% dei redditi, che per la gestione contabile, che elimina l’incasso e il versamento della partita di giro e non contempla l’obbligo della fatturazione elettronica. Tra l’altro, dal 2018 il tetto massimo raggiungibile di introiti è stato elevato a 65.000 euro, dando la possibilità anche a chi lavora in maniera costante, e non solo a chi fa dei lavori saltuari, di poterne approfittare. Però la nuova Legge di Bilancio, attiva dal 2020, ha posto dei paletti che costringeranno almeno 300.000 forfetari a rinunziare al regime agevolato o a ridimensionarsi. Le nuove norme, infatti, riducono a 30.000 euro l’anno l’importo dei redditi extra partita Iva, che potrebbero provenire da una pensione o da uno stipendio da dipendente e a 20.000 le spese affrontate per pagare eventuali collaboratori e dipendenti.

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