I versi del poeta misterioso che scaldano il cuore a Rozzano
La biblioteca, il centro, le pensiline del tram 15, i pali vicino al cinema Fellini, raccolgono quei sonetti, quei fogli che non sono, per una volta, gli spot dei politici e le vetrine dei ristoranti.
I versi del poeta misterioso che scaldano il cuore a Rozzano.
I versi del poeta misterioso che scaldano il cuore a Rozzano
ROZZANO – “E vado a dirlo in giro della tua bellezza. Appendo manifesti dei tuoi occhi. Bagno strade col tuo profumo. Smetterò quando tornerai”. Forse, con quella frase, i “manifesti dei tuoi occhi” che appende, il poeta misterioso di Rozzano intende proprio i fogli che da giorni sono apparsi per le strade. Ed è strano vedere queste poesie urbane che si affacciano e prendono posto, sgomitano, tra i cartelloni elettorali ormai vecchi e bagnati, come opere senza valore di Mimmo Rotella, tra le pubblicità sgualcite.
Fogli in cerca d'autore
Tra gli adesivi dei partiti e delle lavanderie a secco appiccicati ai pali senza chiedere permesso. Fogli bianchi che riempiono il grigio. Sono bianchi, ma per quello che provocano sembrano colorati con tutto l’arcobaleno, capaci di “scaldare il cuore”, come ha detto qualcuno su Facebook, dove è iniziato a girare l’appello per trovare l’autore di quei pezzi di carta. C’è tutto l’amore del mondo e tutta la sofferenza che solo chi ha amato e perso può comprendere. “La rincorsi. Abbracciandola poi urlai rabbia e amore”. E le parole diventano raggi di sole caldi, anche in una Rozzano sempre di corsa, che per un attimo, per un istante appena, si ferma, immobile, davanti alla bellezza delle parole.
La curiosità corre sui social
Le teste si alzano dagli schermi dei telefoni, le schiene tornano dritte, gli occhi si stringono, quasi come a riabituarsi a leggere qualcosa per strada, ormai assuefatti da slogan e sporche scritte sui muri. Telefono in tasca, silenzio. Poi nasce un sorriso. Ognuno si ritrova nelle parole che legge. “E che i tuoi passi possano in un giorno di pioggia leggera, a cinque minuti dal tramonto, con le strade vuote, le finestre illuminate e lo sfarfallio dei lampioni, magari, portarti da me”. Gli occhi scorrono sulle parole, poi si alzano, e ritorna in mente almeno un momento nella vita di ognuno che fa ripensare a quell’amore che vorresti indietro.
Chissà quando li attacca, questi pensieri di amore (e dolore). Se lo fa di notte, per non essere visto. Se ci impiega un attimo, nel freddo, e passa inosservato. Se la biblioteca, il centro, le pensiline del tram 15, i pali vicino al cinema Fellini, raccolgono quei sonetti, quei fogli che non sono, per una volta, gli spot dei politici e le vetrine dei ristoranti. Se anche gli alberi, i tronchi, pronti a fiorire per la primavera, non abbiano in qualche modo il piacere di vedersi appiccicati addosso (con il nastro di carta che non fa male) parole belle come i loro fiori.
Si firma #Ventuno.
Nessuno sa chi sia, nessuno lo ha visto, nessuno lo conosce. Regala gesti di gentilezza a casaccio, senza prendersi neanche il grazie. Vuole riconquistare la donna che ha perso, vuole dimostrarle il suo amore eterno, come un vecchio poeta decadente ubriaco di assenzio? Chissà. Vent’anni fa in Messico i poeti urbani si erano messi a scrivere sui muri frasi d’amore. Poche parole, ma belle. “Te regalo la eternidad que habita en mi corazon”. “Quiero vivir en tu sonrisa”. “Cambiaste con tu amor mi vida entera”. Si facevano chiamare Accion Poetica. E la gente che camminava per le strade si fermava per un attimo a leggere, a pensare, a ricordare. Il ricordo che non consola, come cantava Battisti, ma che riempie.
A Rozzano succede la stessa cosa e la gente ringrazia il suo poeta sconosciuto. Che con la sua sofferenza bisbigliata e il suo amore urlato, quell’amore che nasce dal dolore, per un attimo, un singolo istante, una manciata di secondi, è riuscito a ricordarci che forse è la bellezza delle piccole cose che ci salva la vita.
Francesca Grillo