confidenziale: l'intervista

Tra la vita e la morte c'è il miracolo

Ho intervistato un "pianto di lacrime" di serena letizia. Ci vuole davvero tanto per vivere così... In compagnia di Vincenzo Mele.

Tra la vita e la morte c'è il miracolo
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Tra la vita e la morte c'è il miracolo.

Tra la vita e la morte c'è il miracolo

CORSICO - Ogni giorno vivo una dura lotta per non cadere, nella mischia umana del qualunquismo, vittimismo, lamento, pregiudizio, mormorazione o del ben noto chiacchiericcio, dove sempre più si trasferiscono ragionamenti a danno di Tizio Caio o Sempronio. Combatto tutto questo con l'orgoglio ideale della fede che domanda amore all'opera e di cui, troppo spesso, sono consapevole disertore. Osservando tutto questo e sorrido alle circostanze della vita. Chi la dura la vince. Vince? Ops, è questa parola quasi magica che mi rende memoria di un Vince o meglio di un Vincenzo la cui battaglia è certamente più cruda della mia. Mi farò aiutare da lui.

Eccomi al telefono con Vince

Eccomi al telefono con lui. “Ciao Vince come stai? Ho saputo di Rocco! In quella sua vita piena di solitaria e umana compagnia ha raggiunto il Padre Eterno”. Mi racconta di lui, dei suoi desideri che oggi solo il Padre Eterno potrà soddisfare in quell’abbraccio pieno che rivela la felicità. Si chiacchiera con qualche aneddoto della vita, della morte, della malattia. Già, della malattia di cui Vince è certamente diventato un grande combattente. La sua parola è decisa,
sorridente e curiosamente serena, senza finzione. Sembra, anzi è certo, fortemente schierato nella lotta contro ogni forma di vittimismo, lamento e orgogliosamente fedele nella ricerca del senso ultimo del “suo tutto”.

“Grazie Vincenzo, davvero Grazie!”

Stop alla telefonata: “Vince, mi devi aiutare. Questa conversazione è per me una ricchezza, ci dobbiamo vedere,  posso?” Certo che sì! “Ci vediamo domani mattina? Facciamo pomeriggio, domani in mattinata riprendo la chemio.
“Grazie Vince, aggiudicato”. E' già il giorno dopo, sono circa le 15,30 e concordiamo di vederci verso le 17. Abbiamo un’ora a disposizione. Si continua da dove eravamo rimasti. Sono emozionato la nostra lunga amicizia mi rende libero di fare domande ma non la domanda su una malattia che lentamente ti toglie la vita. Non credo sia ancora stata inventata tale domanda. Vince possiamo dire prima di iniziare una preghiera insieme? Perchè io sia capace di
ascoltare il tuo cuore? Intenso il Gloria al Padre, che termina con un mio “Grazie Vincenzo, davvero Grazie!”

L'intervista

Così la domanda è posta. "Sai Renato, questa malattia è una compagnia devastante, sono partito con un tumore avanzato al retto, grosso 17 cm e con 7 metastasi al fegato. Il Chirurgo al tempo mi ha detto ‘Se fosse successo dieci anni saresti già partito’. Mi è venuto da sorridere, sono davvero fortunato che mi sia successo dieci anni dopo, a 57 anni. Dopo il fegato sono stati coinvolti altri organi, dal polmone sinistro al destro e poi, nell’ultima tac, altra botta: linfonodi al torace, e questo è molto aggressivo. Ho iniziato a farmi delle domande tante domande, ci penso continuamente e non posso, non voglio fare finta di niente...

In questo mistero che resta la mia vita in vita, vivo ogni giorno, consapevole che domani forse non ci sarà. La cosa buona è che riesco a stare in piedi e con tutti i limiti a fare il mio lavoro, quello che facevo prima (un piccola e significativa azienda familiare per il trattamento di pavimenti speciali). - Una pausa piena della drammaticità compresa e vissuta, come quel riprendere fiato dopo una maratona in cui lotti per la vittoria - Sai Renà, la malattia mi ha reso più sensibile, molte cose mi emozionano, sai, ho scoperto il pianto, un pianto di lacrime. Mi succedeva raramente: mi piace, è liberatorio; in quelle lacrime c'è fatica, desiderio, speranza... un abbandono totale.

Il tuo rapporto con Dio, con la preghiera?
“Sai, non prego mai per me, per me c’è tanta gente, davvero tanta, che lo fa e poi mi sono detto: ‘Cosa chiedo a fare la guarigione, domandare la guarigione, quando il Signore decide lui cosa fare?’ Pensa, Renato, per quanti nostri amici abbiamo pregato e alla fine sono morti lo stesso (come sempre diretto e senza girarci intorno, ascolto attentamente, so che mi sta per dire qualcosa di non banale). Poi un giorno mi è venuto in mente un pezzo del Vangelo, dove tutti domandavano al Signore la guarigione del corpo e ho capito che devo domandare la guarigione della mia anima, davvero Renato!

A questo punto lo interrompo per dire: Dai Vince, diciamo che non ci farebbe schifo guarire…
(Una risatina alla Vincenzo, come sempre goduriosa) Diciamo di no! Vince ti senti solo? Solo? Ma per carità, a volte mi piacerebbe restarci un pochino, magari con mia moglie, ma non riesco proprio.

Hei, Vince, non è stai pensando all'ottavo figlio?
Eh, ormai è finito il tempo, adesso mi godo quelli che ci sono con mia moglie che non mi perde mai di vista, così come la mia grande e numerosa famiglia.

Come si chiamano i tuoi figli?

Sono Giovanni, Francesca, Giulia, Valentina, Riccardo, Marco e Maria. Questi sono i miei figli.

Come la vivono questa tua, come l’hai chiamata all’inizio, "devastante compagnia con la malattia"?
Beh, all’inizio una gran botta per tutti. Poi i miei figli sono stati capaci di vivere con me una normalità (forse fingere una normalità) e ci sono, per come sono, e Dio solo sa quanto sono lieto che ci siano; io, da parte mia, cerco di non fare l’ammalato e poi, quando sono in giro con loro, mi salutano tutti e mi fanno i complimenti: “Ma come sei bello…” Io mi metto a ridere mentre in realtà mi sento una mer..a, nel frattempo  ringrazio il cielo di non avere la faccia da malato.

Prima parlavamo di solitudine e di molta compagnia, di preghiera. Per me la preghiera non si stacca mai dal mio corpo, dal mio cuore offro quello che sono: è una comunione, una cosa sola, in ogni azione. Sì, hai ragione quando dici che senza la compagnia è impossibile. La preghiera non è un fatto esterno a te, non si stacca e giudica la realtà, altrimenti è dottrina da moralistici discorsetti. Non mi è mai interessata... no grazie!

Cos'è la compagnia senza la quale non c'è vita?
La compagnia di cui parlo è fatta da persone che sono innamorate del tuo destino, dentro il quotidiano e il tuo destino è l'incontro con il Padre Eterno che però inizia ora, in qualunque circostanza. Queste persone sono oggi la mia forza, la mia resistenza. La mia malattia ha, come nel suo mistero, il volto di questi amici, sono il tramite con qualcosa di più grande da cui intravedere il volto...

Un mese fa circa mi ha chiamato Padre Claudio della Cascinazza (convento di Frati Benedettini in frazione Gudo Gambaredo di Buccinasco) e mi ha detto di pregare per loro. La cosa mi ha sbalordito… Mi ha detto prega per noi, tu per noi sei prezioso. Sono rimasto senza parole. Io che sono prezioso per un altro... Non può che nascere dalla volontà di un Altro ancora.

La chiacchierata va avanti si parla ancora molto…

Vincenzo è come sempre pieno di stupore e travolgente. È lieto, miracolosamente lieto nonostante la “devastante compagnia con la sua malattia” non sia finita.

Vince, si può dire che "tra la vita e la morte c’è di mezzo il miracolo"?
Sì, mi piace, mi piace molto. Ecco, in tempo di "grandi chiusure da Covid", una grande apertura alla vita da seguire e da cui imparare oltre ogni lamento, oltre ogni chiacchiericcio, oltre e ancora oltre il quotidiano che non vive alla giornata, ma giorno per giorno con gratitudine.

renato.comunicazione@gmail.com

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